Alessandria, il commercio, gli eventi e i tavoli. Una storia che si ripete uguale a se stessa, mentre il capoluogo è ancora una volta al centro di business finanziari (altrui) [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

Gli stessi che organizzano gli eventi, si lamentano dei troppi eventi. E scoprono che il mercato di Alessandria è troppo piccolo per dare soddisfazione agli operatori che hanno investito nella organizzazione di manifestazioni che sono andate in scena, tutte insieme, in un unico fine settimana. Quanto accaduto nei giorni scorsi nel capoluogo ha però partorito una idea rivoluzionaria: creare, all’inizio del 2019, un tavolo per coordinare le proposte turistiche e commerciali del prossimo anno.

Ma che bella pensata. Il “coordinamento delle iniziative” è un tema che per decenni ha riempito convegni, seminari, programmi elettorali, promesse istituzionali. Ma quando si è trattato di dire a qualcuno “questo fine settimana non ci sei tu perché tocca a quell’altro”, apriti cielo. Nessuno vuole rinunciare. Alla faccia del coordinamento.

“Bisogna organizzare pochi eventi di valore, basta iniziative spot, sono necessari progetti condivisi per ottimizzare l’uso delle risorse”. Alessandria ripete come un mantra una stanca litania che non si è mai tradotta in atti concreti. Forse anche per altri due motivi: la qualità stessa non è un elemento sempre dominante, degli appuntamenti in calendario non si parla oltre il confine municipale. Ad Alessandria non è difficile trovare manifesti e pubblicità di manifestazioni in programma a Pavia o ad Asti. Ma è sicuro che se vai ad Asti o a Pavia, di quello che è stato organizzato ad Alessandria non trovi traccia. “La pubblicità è l’anima del commercio”. Nel capoluogo, quasi mai.

Intanto, anche il nuovo, ennesimo, parco commerciale sta intercettando una discreta quota di visitatori, suddivisa in una proporzione ancora da decifrare fra semplici curiosi e consumatori convinti. Ma quella dei retail park è una politica diversa rispetto al commercio tradizionale al dettaglio. Richiama altri modelli di vendita, solletica l’interesse attraverso meccanismi di persuasione al consumo. E risponde a un business molto spesso di natura finanziaria che ha ben poco a che vedere con il territorio. Alessandria Retail Park è il tipico esempio. Frutto della progettualità della società ‘Alessandria 2000’, al cui vertice c’è il conte Federico Radice Fossati (storica famiglia milanese), e della realizzazione curata dalla Techbau (sede a Verbania), è una operazione immobiliare che rientra in un’azione di sviluppo e prossima riorganizzazione delle società controllate dalla famiglia Radice Fossati, che negli anni recenti ha investito in agricoltura. Aziende e terreni partono da Mezzana Bigli, paese della provincia di Pavia, per arrivare fino all’Alessandrino. E a Mezzana Bigli hanno sede le due società immobiliari prossime alla fusione: Alessandria 2000 Srl e Rafomag Srl. L’inserto ‘Affari & Finanza’ di Repubblica ha raccontato bene, sull’ultima edizione, il progetto di fusione inversa per incorporazione di Rafomag in Alessandria 2000. Radice Fossati parla della necessità di sinergia nella gestione finanziaria, contabile e amministrativa, oltre che della eliminazione di strutture societarie che rappresentano una duplicazione per spese e gestione. Alessandria 2000 ha chiuso il 2017 con una perdita di 1,4 milioni di euro. Il forte valore (quasi trenta milioni) rappresentato dai terreni alessandrini e dalle partecipazioni è stato fortemente penalizzato da 28 milioni di debiti. Rafomag ha chiuso l’anno scorso con 34,7 milioni di attivo, con crediti per sedici milioni e partecipazioni per diciotto milioni che fanno quasi interamente capo ad Alessandria 2000 che è controllata al cento per cento.

Modelli di business, progetti di sviluppo e gestione finanziaria da un lato, mentre dall’altro c’è una città che parla e discetta di programmazioni che non sono mai state fatte e si trincera dietro a un localismo fuori dal tempo.