“Mio fratello ed io siamo stati i primi dipendenti dell’azienda del mitico Giacomo Bologna (il vignaiolo che rese nobile la barbera, ndr), a Rocchetta Tanaro. Arrivo da lì, anche se ormai sono fubinese da trent’anni, e innamorato del mio paese”. Attenzione, il 2018 per Lino Pettazzi è un anno speciale, uno di quelli che non si dimenticano: a marzo, a 51 anni, è diventato parlamentare della Repubblica (Lega), e poco dopo i suoi concittadini lo hanno rieletto, con ampio consenso, sindaco di Fubine (lo era già stato dal 2008 al 2013). Anzi, di Fubine Monferrato, recuperando l’antica denominazione, più che mai adatta per questa che è autentica ‘porta’ d’ingresso, per noi alessandrini, appunto al Monferrato. Prime colline ‘importanti’ anche se ancora ‘dolci’, aziende vitivinicole di livello, e i bellissimi Infernot recentemente riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità. “Un territorio splendido, dalle potenzialità enormi”, sospira Pettazzi, che continua:”stavolta davvero non dobbiamo perdere il treno, e l’occasione di promuoverlo davvero, al di là delle diatribe sulle Atl. Finita la nostra chiacchierata ho un incontro con Donato Lanati: un ‘mostro sacro’, talento assoluto dell’enologia. Come me innamorato del nostro Monferrato”.
E’ una bella storia di vita, quella di Lino Pettazzi: “sono nato povero, non mi vergogno a dirlo. Mio fratello ed io lavoravamo già da giovanissimi, per mantenerci agli studi. L’esperienza con Giacomo Bologna fu faticosissima, ma molto formativa, un vero maestro di vita per me: e a 22 anni già mi mettevo in proprio, con quella che oggi è mia moglie: sono 29 anni che lavoriamo insieme, nell’azienda che fu dei suoi genitori”. La fierezza dell’artigiano diventato piccolo imprenditore (“sempre tra mille difficoltà, solo chi lo prova sa cosa vuol dire”), l’orgoglio del militante leghista di lungo corso (“elettore da sempre, attivista dal 1996: anche qui con un incontro personale prezioso, quello con Gianni Baucia”), e oggi il doppio ruolo, anzi triplo: imprenditore, sindaco, deputato della Repubblica. Come si fa? “Lavorando sempre, 7 giorni su 7: e naturalmente sfruttando le nuove tecnologie di rete, grazie alle quali ormai le distanze sono ormai relative”.
Onorevole Pettazzi, partiamo dal suo percorso di artigiano imprenditore, che viene prima della politica, almeno temporalmente….
Comincio a lavorare giovanissimo, nel settore dell’enologia appunto. Ma a 22 anni già, insieme alla mia fidanzata dell’epoca, oggi mia moglie, mi ritrovo a mettermi in proprio. Settore astucci per l’oreficeria, in cui già operavano i miei suoceri. Ci abbiamo sempre creduto, stringendo i denti. Anzi, negli anni più bui della crisi, nel 2011, abbiamo addirittura rilanciato, con un investimento importante, e una nuova sede a Quargnento. Investimento di cui ancora dobbiamo rientrare: ma con noi lavorano 10 persone, siamo una squadra. Chi fa impresa sa cosa significa, e lo sa anche qualsiasi artigiano.
Nel corso degli anni, però, arriva la ‘fulminazione’ della politica: da quando è iscritto alla Lega?
Anche questo è un percorso condiviso con mia moglie. Elettori praticamente da sempre, ma nel 1996, insieme al nostro amico Gianni Baucia, veterinario di Fubine, decidiamo di partecipare alla prima manifestazione sul Po. Ci colpì quell’entusiasmo spontaneo, tante persone che come noi, senza conoscersi direttamente, avevano voglia di cambiamento, e di partecipazione. Rientrati a Fubine, ci iscriviamo alla Lega, e apriamo la sezione in paese.
Non un paese qualunque: la patria di Luigi Longo, storico segretario nazionale del Pci…
(sorride, ndr) E’ così, e da allora parte in effetti una contrapposizione davvero molto forte fra le due ‘anime’ politiche di Fubine: noi, e ‘loro’, i compagni. Dialettica sempre civile, sia chiaro: ma i momento di scontro non sono mancati, in questi anni. Nel 1999 già meditavamo una lista civica di ‘orientamento’ leghista, ma preferimmo essere prudenti. Nel 2004, però, fu un trionfo: Gianni Baucia fu eletto sindaco, io consigliere comunale. Purtroppo, due anni dopo, Gianni mi chiamò e mi disse: sto male, non ne avrò per molto, ti nomino vice sindaco. Per me la sua scomparsa fu un trauma: un amico vero, un fratello. Mi rimboccai le maniche, e fui ‘reggente’ fino alla scadenza naturale del mandato, nel 2008. Quell’anno fui eletto sindaco, e con una percentuale superiore al 50%, con tre diversi candidati in campo. I miei concittadini premiarono i miei sforzi, reali, di quel periodo.
Oggi, dopo una parentesi di 5 anni all’opposizione, la Lega amministra di nuovo Fubine: fare il sindaco nel 2018 è più complicato che nel 2004 o 2008?
Sicuramente sì, per una questione di risorse scarse, ma soprattutto di vincoli normativi stringenti, come il patto di stabilità. Fubine per fortuna è un comune sano, anche se arriviamo da 5 anni, quelli di gestione del centro sinistra, in cui di progetti ne sono stati realizzati davvero pochi, come i miei concittadini ben sanno. Ora cercheremo di rimediare, e rimetterci in cammino.
Fubine nel frattempo ha acquisito il ‘cognome’, si chiama Monferrato: cosa significa, sul piano turistico?
Fubine è davvero la ‘porta’ del Monferrato, ed è un territorio ricco di potenzialità da valorizzare, a partire dai nostri infernot. Occorre fare squadra, e cercamente le recenti vicende legate alle Atl regionali, e all’emarginazione dell’alessandrino, non sono segnali positivi. Ma risorse e competenze qui non mancano di certo: cito Donato Lanati, che tanto ha fatto, e ancora sta facendo, per il Monferrato. I sindaci hanno la responsabilità e il dovere di lavorare insieme, di costruire un progetto comune. Ci stiamo confrontando anche con Alessandria, in particolare con l’assessore Roggero, e speriamo di ottenere presto risultati concreti.
Com’è la politica romana, on. Pettazzi? Lei è nelle commissioni Attività Produttive e Difesa: due ambiti delicati..
Nei giorni scorsi ho fatto il mio primo intervento in aula, alla Camera. Ed è stato un intervento dedicato proprio alle imprese, soprattutto quelle piccole: che sono strangolate dalla burocrazia da un lato, dalle tasse dall’altro. Sono queste le due leve su cui dobbiamo intervenire, e occorre farlo rapidamente. Per il Governo l’autunno sarà caldo davvero: dalla riforma della Fornero alle aliquote fiscali, dobbiamo dare al nostro popolo segnali concreti. Dopo le promesse, i fatti. Al contrario di quello che hanno sempre fatto gli altri.
E la sicurezza, on. Pettazzi? E’ davvero solo una questione di ‘percezione’, come alcuni amano dire?
La situazione nel paese è ‘a macchia di leopardo’: un conto è il nostro Monferrato, altra questione le periferie di città come Roma, Milano o Torino. Ma l’insicurezza spesso è reale, così come reale è la situazione di forte disagio, e scarso coordinamento, in cui sono costrette ad operare le nostre forze dell’ordine. D’altra parte la questione va inquadrata con una prospettiva più ampia: occorre affrontare, a livello di Unione Europea, la questione dell’Esercito Unico, e da lì procedere con una riorganizzazione complessiva del ‘sistema’ difesa e sicurezza.
Tema che potrete porre sul tavolo con maggior peso dopo le prossime elezioni Europee, considerato che Matteo Salvini pare intenzionato a giocare un ruolo centrale anche a livello continentale. Lei lo ha conosciuto bene in questi anni: quanto è spontaneo, e quanto c’è di ‘costruito’ nel vostro ‘Capitano’.
Salvini è assolutamente così come lo si vede: un uomo spontaneo, sincero, diretto. Crede in quello che dice, e cerca sempre di mantenere le promesse. Questo la gente lo ha capito, cogliendo la differenza tra lui e un politico ‘tradizionale’, diciamo così. Sì, ho la fortuna di conoscere bene Matteo: è stato tre anni di fila alla nostra Festa a Fubine, che ormai ha 18 anni di storia: insieme Capriata è uno degli appuntamenti più importanti del Piemonte, e Salvini da noi ormai è di casa. Speriamo di riaverlo qui anche l’anno prossimo: ma prima di allora ci attendono sfide importanti per il paese, se vogliamo davvero provare a rimetterlo ‘in carreggiata’, da Roma al Monferrato.