Vendemmia, quel rito antico di vita, lavoro e comunità. Tutti i numeri del Piemonte [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

”E mentre andavo rimuginavo che non c’è niente di più bello di una vigna ben zappata, ben legata, con le foglie giuste e quell’odore della terra cotta dal sole d’agosto. Una vigna ben lavorata è come un fisico sano, un corpo che vive, che ha il suo respiro e il suo sudore”.

Così Cesare Pavese decriveva la vendemmia, un’attività economica, ma anche un rito che ogni anno in questo periodo si ripete. Le foglie delle viti il cui colore si confonde con il cielo al tramonto, i grappoli rigogliosi, il via vai dei trattori tra i filari che si inerpicano costituiscono una parte integrante del paesaggio collinare di questi territori. Certo, come tutte le attività, anche la vendemmia negli ultimi anni è cambiata: alle voci chiassose e allegre di amici e parenti che nei fine settimana di settembre accorrevano dalle città alle campagne a dare una mano si sono sostituiti mezzi meccanici (le vendemmiatrici) e personale reclutato ad hoc.

E nostalgie a parte sta mutando il modo di concepire il settore agricolo: se l’agricoltura intensiva, dedita alla produzione di cereali su larga scala, sta mostrando segni di difficoltà a causa della concorrenza internazionale e dell’andamento dei prezzi, al contrario si sta diffondendo una nuova modalità di concepire il settore, con una maggiore attenzione agli impatti ambientali, alla salvaguardia della biodiversità e alla qualità dei prodotti, tesa a valorizzare il radicamento territoriale insieme all’innovazione, puntando su un modello più terziarizzato in cui sono richieste competenze complesse, in particolare nelle zone di collina e di montagna, con un aumento delle imprese guidate da giovani.

Oggi il settore vitivinicolo riveste un ruolo importante nell’economia piemontese, con 44.200 ettari di vigneto (circa il 7% della quota nazionale), comprendenti i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, con una produzione di vino, nel 2017, pari a poco più di 2 milioni di ettolitri (-19,8% rispetto al 2016). Le imprese industriali produttrici di vini sono circa 280, con 3.300 addetti, le cantine cooperative 54 con circa 12.000 soci (rappresentano circa 1/3 della produzione vitivinicola regionale).

Come accade per tutte le eccellenze produttive, il Piemonte esporta circa il 60% delle sue produzioni vinicole, sia nell’ambito UE per il 70% che extra UE per il restante 30%.

Il valore dell’export nel 2017 è stato poco meno di un miliardo di euro (il 18% dell’export nazionale), grazie soprattutto ai vini rossi. L’alta qualità del prodotto ha permesso, poi, alle aziende vitivinicole minori di specializzarsi anche in attività turistiche ed enogastronomiche, in parte per il ruolo dei Distretti dei Vini e delle Strade del Vino, percorsi segnalati e pubblicizzati di cui fanno parte soggetti pubblici e privati, quali aziende vitivinicole, cantine sociali, agriturismi e ristoranti.

Sempre parafrasando il celebre scrittore langarolo, ci auguriamo che anche quest’anno valgano le sue parole “Sono i giorni più belli dell’anno. Vendemmiare sfogliare, torchiare non sono neanche lavori; caldo non fa più, freddo non ancora; c’è qualche nuvola chiara, si mangia il coniglio con la polenta e si va per funghi”.