Alessandria e i rifiuti dalle troppe domande senza risposta. Il direttore tecnico di Aral: “L’unica soluzione è realizzare la nuova vasca”

di Enrico Sozzetti

 

 

Ironia della sorte. A poche ore dall’apertura dei lavori della Commissione Sicurezza e Ambiente del Comune di Alessandria, convocata per le 9 di martedì, scattava nuovamente l’allarme nella discarica di Castelceriolo per il fumo che fuoriusciva dalla massa dei rifiuti andata a fuoco nei giorni scorsi. Vigili del fuoco al lavoro per qualche ora, poi le parole del direttore tecnico dell’Aral, Giuseppe Biolatti, che ha parlato di una uscita di “vapore legato all’umidità sviluppata all’interno della massa già andata a fuoco, un fenomeno dovuto alla brusca variazione di temperatura”.

Il fuoco cova sempre sotto la cenere? Beh, a Castelceriolo qualcosa di simile continua decisamente ad accadere. Ma senza che, almeno per ora, si arrivi a un dunque.

La Commissione consiliare presieduta da Gian Paolo Lumi aveva all’ordine del giorno un solo punto: “Aggiornamento situazione Aral”. Non che sia andato in scena, però, un particolare aggiornamento. Alessandro Giacchetti, amministratore unico dell’Azienda rifiuti alessandrina, il direttore tecnico, Giuseppe Biolatti, Alberto Maffiotti, responsabile del Dipartimento di Alessandria e Asti dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), Paolo Borasio, assessore comunale, hanno ripercorso le storie degli incendi di agosto (il 17 e il 21), le problematiche ambientali, gli interventi.

Novità? Giacchetti ha detto che “dopo gli incendi è stato richiesto un presidio notturno fisso a una società privata di vigilanza”. Già, perché in una discarica come quella di Castelceriolo, al centro anche dell’inchiesta della magistratura bresciana dello scorso anno per smaltimento di rifiuti provenienti dal sud, la vigilanza era assicurata di giorno, mentre quella notturna era affidata solo “alle telecamere puntate sui punti sensibili” (parole dell’amministratore unico).
Rispetto alla stima di danni, “non sono ancora stati quantificati”. Sulla presenza, da mesi, di rifiuti in quantità enormemente superiore a quella massima consentita (si stimano alcune migliaia di tonnellate), la spiegazione è sempre stata una sola: dopo la chiusura della discarica di Solero non c’è stato modo di smaltire i rifiuti diversamente, inviando solo una certa quantità agli impianti di Tortona e Novi di Srt (Società per il recupero e il trattamento dei rifiuti).

Ma che la situazione sia particolarmente grave lo confermano le parole, inattese, di Biolatti, che di fronte ai consiglieri comunali dice di “avere pensato a un certo punto di dare le dimissioni. Ho cercato tutte le soluzioni possibili, ho verificato la disponibilità di diverse discariche e impianti di altre regioni, ho chiesto a intermediari. Ma niente da fare. L’unica soluzione è realizzare la nuova vasca”.

Però con l’Aral in concordato preventivo, ogni mossa è difficile e complessa. Basta guardare alla guida della società. I termini per il nuovo consiglio di amministrazione sono scaduti, ma di nomine non si parla. Mentre Borasio accenna a “molti curricula pervenuti, alcuni che hanno sollevato dubbi e sono quindi da verificare, insieme alle referenze del nuovo direttore, indicato dal gruppo Koster, che ci sono state trasmesse lunedì”.

Finita così? No. I consiglieri di opposizione Enrico Mazzoni e Marica Barrera chiedono ripetutamente che la Commissione acquisisca i verbali dell’Arpa e dei Vigili del fuoco per favorire “un confronto chiaro”.

Certo che a distanza di alcune settimane dagli incendi, viene da pensare, alcune documentazioni avrebbero dovuto già essere a disposizione dei consiglieri. Comunque, la richiesta è stata fatta ufficialmente. Intanto pesa un passaggio di Borasio: “C’è il sospetto che l’incendio sia doloso. Attendiamo con ansia le conclusioni del tribunale”. Che non siano episodi di autocombustione appare chiaro. Che all’interno di cumuli di rifiuti in cui è finito davvero di tutto si possano creare le condizioni per alimentare le fiamme, potrebbe essere possibile. Ipotesi che stridono però con i tempi in cui si sono sviluppati gli incendi (sempre di sera) e le modalità di diffusione. Se fosse un caso, sarebbe più unico che raro.

Se invece c’è la mano dell’uomo, allora potrebbe essere accaduto qualcosa all’interno dell’impianto, magari durante la lavorazione dei rifiuti. A chi giova? Altra domanda per ora senza risposta.