Ben trovati amici lettori!
Questa volta vi porto a fare un giro fuori porta, oltre le mura della città. Naturalmente trattasi di mura metaforiche in quanto quelle vere, quelle reali, furono eliminate verso la fine dell’800 e gli ultimi rimasugli furono rimossi pian piano, fino verso il 1960 e poco più.
Siamo al Cristo. Ciò è evidente dalla didascalia stampata sulla cartolina.
Questo luogo ora è ormai parte integrante della città e non viene più considerato un sobborgo.
Adesso chi abita o chi si trova al Cristo non dice più “andiamo ad Alessandria”, come era consuetudine affermare in quei tempi, quando il Cristo era un vero e proprio paese, con una sua precisa identità. Case con giardini, negozi di ogni genere e per ogni necessità, cascine con orti, qualche modesta fabbrichetta, la chiesa, la scuola elementare, l’asilo; un vero paese in piena regola insomma, come i tanti sobborghi che circondano la città. Il Cristo ogni anno, ad ottobre, ha ancora la sua festa. Certamente diversa e meno sentita, rispetto a quella che si viveva al tempo della cartolina e ancor prima, ma pur sempre una festa in piena regola, nel rispetto della tradizione.
Molti lettori si chiederanno, ormai stanchi di leggere queste ciarle: “insomma, che luogo è ritratto nella cartolina proposta?”
Volutamente l’ho taciuto fino ad ora, per non togliere il divertimento ed il gusto di risolvere l’indovinello.
Una cascina sul fondo, due pioppi davanti ad essa, folta vegetazione e file di alberi che si perdono oltre, verso l’orizzonte che non si vede; persone vestite alla buona e ambiente che evocano il mondo ormai lontano nel tempo de L’albero degli zoccoli.
Un piccolo ponte con parapetti in mattoni scavalca un fossato e… non chiedetemi quale sindaco abbia tirato giù questo manufatto perché non sono proprio in grado di rispondere e la cosa non dovrebbe avere molta rilevanza. Di certo non sono stati gli ultimi quattro o cinque primi cittadini. In questo caso possiamo affermare che tutti i cambiamenti siano avvenuti in nome del progresso e delle reali necessità alle quali questa zona ha dovuto far fronte e non per basse e volgarissime speculazioni economiche. Il ponticello attraversava il canale Carlo Alberto, il vecchio Betale.
In anni successivi, cioè quando lo scorrere delle acque del canale non servì più a fornire energia a mulini e fabbriche, fu deviato verso il Tanaro, poco prima della Scuola di Polizia.
Dunque, tornando alla cascina, vi comunico che attualmente è perfettamente integra. Forse rimaneggiata e intonacata all’uso cittadino ma, seppure quasi irriconoscibile, ancora esistente. In questo edificio aveva sede una taverna: La Benpensata, di cui ancora oggi possiamo vedere la bella insegna in terracotta non smaltata, di gusto Liberty, apposta proprio sull’angolo rivolto verso l’osservatore. Siamo in via Maggioli e l’incrocio è ora tutelato da un semaforo. L’edificio che si vede sulla destra in cartolina appartiene a Via Scazzola e poco oltre vi si trovano ora l’inizio di Corso Acqui, dove ha termine Viale Tivoli.
Cosa dire ancora? Beh, si potrebbero ancora osservare mille cose che la vecchia cartolina ci racconta, se si ha la gioia, la voglia e la pazienza di osservare.
Quindi io mi taccio, e lascio a voi lettori il gusto di continuare l’osservazione.
E ora il consueto servizio d’epoca.
INAUGURAZIONE DEL GAGLIARDETTO FEMMINILE. – Domenica, con un affollato comizio al Municipale – dove hanno parlato applauditi gli onorevoli Torre e Lupi – e con un corteo imponente di fascisti si è inaugurato il gagliardetto della sezione femminile del locale Fascio di combattimento.
Il fatto non uscirebbe dalla consueta cronaca cittadina, la quale si è ormai abituata ad assistere allo schieramento di forze fasciste con relativo squagliamento dei rivoluzionari di cartapesta, se non si dovesse deplorare delle vere esagerazioni, per non definirle altrimenti, della questura.
Nella giornata di sabato, furono arrestati numerosi anarchici e tenuti al fresco sino a manifestazione compiuta.
Domenica si doveva tenere al Cristo un congresso comunista, indetto prima della festa fascista, ma il congresso fu proibito per motivi di ordine pubblico.
Ma noi siamo troppo amanti della libertà di tutti e per tutti per non protestare contro questa offesa alla libertà.
E con noi, anzi prima di noi dovrebbero protestare i fascisti, i quali, sorti in difesa della libertà, dovrebbero sentirsi umiliati nel vedere che in loro nome la questura commette arbitrari arresti ed illegali proibizioni.
LA FIAMMA Settimanale Socialista – Organo della « Cesare Battisti » Anno IV – N. 3 – Alessandria, 27 Gennaio 1922