È una questione di calcoli.
Occorre solo sommare per ottenere un risultato.
L’addizione tra l’altro è la prima operazione che impari a cinque sei anni.
Gli ultimi quarant’anni hanno visto crescere in maniera esponenziale il tasso di globalizzazione.
Nell’arco di cinquant’anni la popolazione mondiale è triplicata, oggi siamo 7,5 miliardi; l’aspettativa di vita è passata da 48 a 72 anni e siamo tutti più ricchi.
Tutto bene, dunque.
È più facile non vedere.
Ci avevano insegnato, a sei anni, che non è possibile sommare le mele con le banane.
Se proviamo a sovvertire le regole però, la somma di addendi differenti applicata all’oggi traccia un declino probabilmente inarrestabile.
Ancora qualche generazione – tre forse quattro – e il genere umano sarà destinato a scomparire?
Riflettiamoci: non ci è andata così male; molto aldilà delle previsioni di scrittori e registi di fantascienza perché la realtà supera sempre la finzione.
Ci siamo sempre voltati dalla parte opposta facendo finta di non vedere uomini che cadevano, inginocchiati dagli eventi personali, schiacciati dalle bombe, distrutti dal sistema economico e dagli interessi. Milioni di uomini che era impossibile non vedere, vicini a noi e lontani da noi.
Poi, un giorno, in un qualsiasi giorno d’estate, un ponte crolla. Sotto casa, dentro casa.
Spazza via trenta quaranta forse cinquanta vite ed il rumore è assordante.
A questo punto la cortina che ci accecava si squaglia, friabile come cemento armato dopo mezzo secolo.
Non possiamo più non vedere.
Perché quando cade un uomo fingiamo il nulla ma quando cade un ponte…
Tutto bene, dunque. La direzione è quella giusta.
Continuiamo a non vedere.
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni?”
(da Novecento di Alessandro Baricco)