Ho un affettuoso e struggente ricordo della costruzione immortalata in questa cartolina. Ogni mattina attraversavo la piazza San Martino (su cui si affacciava il Foro Boario) per recarmi alla scuola Carducci; e ogni mattina guardavo l’antico manufatto con una sorta di curiosità e anche con un certo rispetto, dovuto certamente alla sua forma insolita, all’orologio con caratteristico cappello.
Senza saperlo ero già attratto/incuriosito… ammaliato, dall’anima metafisica dell’Alessandria ottocentesca.
Piazza San Martino. Un nome, un mistero.
Da piccolo – siamo negli anni ’50 – sentivo mio padre che spesso nominava questo luogo dicendo proprio così: piazza San Martino. “Vai in piazza San Martino a fare questo…”… Vai in piazza San Martino a comperare la tal cosa”… Per chi comprende il dialetto nostrano… “piasa san Marten”.
Perché San Martino se le targhe toponomastiche indicavano (e indicano) quella piazza con il nome di Carducci? Solo da adulto ho scoperto che erano passati già almeno cinquant’anni da quando il Municipio le aveva mutato dedica.
Al posto del Foro Boario (la costruzione che si vede nella immagine), esisteva un tempo la chiesa dedicata a San Martino. Su quel sedime l’architetto Leopoldo Valizone (1792 – 1874) aveva progettato di costruire questa strana costruzione a pianta circolare (innovativa per l’epoca). Era l’anno 1835.
In anni successivi, nei cortili dell’edificio, venne ospitata la Fiera di San Giorgio, di cui pubblicheremo una interessante immagine esplicativa. So che in tempi più recenti il fabbricato era stato utilizzato come deposito di vari materiali dal Comune, che ne era proprietario.
Personalmente, avendo frequentato anche la scuola materna alla Carducci, nell’isolato adiacente, ricordo che dal cortiletto vedevo un muro dell’antico edificio e avevo scoperto che lì si trovavano cumuli di legna da ardere. Quella necessaria per le scuole e per gli uffici municipali.
Un aneddoto interessante. L’amico poeta Sandro Locardi mi diceva che una di quelle finestre visibili nella cartolina, apparteneva alla sua aula scolastica durante uno o più anni del ciclo elementare.
Il suo maestro era stato addirittura il famoso sindaco Basile. Il più amato sindaco del dopoguerra che la città abbia avuto. Nicola Basile. [Una colpa però anche lui ce l’ha: il desiderio, durato una vita intera, di abbattere l’arco trionfale di piazza Genova, senza (per fortuna) riuscirci mai… e di questo parleremo in una nuova puntata della rubrica].
L’oggetto postale di cui si tratta è stato spedito nel 1918 ma il suo battesimo in tipografia avvenne certamente oltre un decennio prima. Possiamo affermare con certezza che quest’angolo di città è stato immortalato oltre un secolo fa.
L’episodio di cronaca nera che scopriamo nell’articolo d’epoca a corredo di queste note, si svolse in questa piazza, esattamente di fronte alla costruzione di cui si osserva l’immagine nella cartolina.
L’uccisione di un mutilato di guerra – Un reato che ha vivamente commossa la opinione pubblica fu l’assassinio compiuto del mutilato di guerra Ponzano Pierino nella notte dal sabato alla domenica.
Appunto nelle prime ore di domenica dagli agenti della forza pubblica fu rinvenuto in piazza S. Martino all’angolo di Via Arnaldo da Brescia un cadavere, che fu subito identificato per quello del mutilato Ponzano.
Era crivellato di ferite di arma da taglio e giaceva in una pozza di sangue.
Il mistero della sua uccisione fu presto svelato. Il Ponzano insieme ad altri amici si era recato dopo la mezzanotte alla sede del Sindacato Ferrovieri dove si teneva una festa da ballo e con violenza aveva preteso di entrare.
Si è accesa una violenta disputa degenerata presto in rissa dato lo stato alticcio di tutti i presenti.
Pare che numerosi siano stati i feriti, tutti però leggermente all’infuori del Ponzano che colpito da parecchie coltellate è stramazzato a terra.
Risulterebbe che il Ponzano fosse uno di quelli più calmi e che avesse cercato di metter pace: purtroppo gli è toccato la sorte del paciere.
Dopo, le versioni sono due. C’è chi dice che deliberatamente il ferito sia stato portato fuori dal locale, e c’è chi, e noi amiamo credere che così sia, afferma che alcuni abbiano pietosamente cercato di recarlo all’ospedale, ma essendosi accorti che ormai era cadavere abbiano temuto di caricarsi di soverchia responsabilità e lo abbiano perciò abbandonato.
Numerosi sono stati gli arresti: vorremmo affermare che sono stati troppo numerosi: certo fra essi sono parecchi che conosciamo per perfetti galantuomini, incapaci di menare il coltello.
Speriamo che l’istruttoria sia pronta rapida e siano ridati alle famiglie ed alle loro funzioni onesti padri colpevoli solo di essersi trovato presenti al luttuoso episodio.
I funerali del povero Ponzano sono riusciti imponentissimi.
Episodio macabro è la scomparsa del portafoglio dell’ucciso contenente oltre quattromila lire.
Fra gli uomini quante iene!…
Ci uniamo anche noi alla nobile invocazione del Circolo Scacciapensieri: giù le armi, abbasso la violenza, si insegni di nuovo agli uomini non a odiarsi ma ad amarsi.
Noi troppo odiammo e sofferimmo.
Amate, è bello il mondo
e santo è l’avvenire.
LA FIAMMA Settimanale Socialista – Organo della « Cesare Battisti » Anno IV – N. 1 – Alessandria, 13 Gennaio 1922