Scrissi e pubblicai quest’articolo nel novembre 2011. Oggi il pezzo, senza modifica alcuna da parte mia, risuona ben più sinistro di allora… Per questo lo ripropongo.
All’inizio di quell’anno, durante una cena con amici, una ragazza di Poirino mi colpì con una frase, all’apparenza sibillina, ovvero: «L’acqua è molto incazzata e si sta ribellando». Ovviamente non si specificava dove si ubicava la location della rivolta, ma, trattandosi di un riferimento indirizzato al pianeta Terra in generale – la nota “ipotesi Gaia” di James Lovelock sulla Terra come organismo vivente, formato da quegli elementi vitali che sono aria, roccia, organismi vegetali e animali e, appunto, acqua -, l’implicita localizzazione geografica intendeva: «Dappertutto».
Occorre prima presentare, per certi versi, l’amica in questione. Di lei ci serve solo sapere che ha una quarantina d’anni e che una di quelle donne – ne conosco diverse – che si potrebbero definire “emissarie di Gaia”. Soffrono della cosiddetta “sindrome da terremoto” (lo avvertono, fisicamente standoci male, ore prima che avvenga, non importa a quanti chilometri di distanza), vedono i voladores di Castaneda svolazzare sulle nostre teste e manifestano spesso un collegamento più che intuitivo con le energie della Terra. Sibille o sciamane occulte, creature del genere se ne stanno disperse o sublimate in mezzo a noi, comuni mortali, spesso ponendo il loro potere al servizio di mestieri come la medicina, la veterinaria e l’infermieristica. Un tempo avrebbero dovuto forse dovuto lottare per non finire bruciate vive sui roghi medioevali.
Inquadrato così il soggetto, vi garantisco che le ho studiate tutte per farmi dire di più. L’amica mi ha raccontato antiche leggende delle zone in cui vive e lavora (e nelle quali compaiono per inciso bellissimi cerchi nel grano), giusto per indirizzarmi sulla strada di un esoterico e archetipico principio: l’acqua è – anche e soprattutto – un organismo vivente e pensante non tanto perché banalmente è il 99% di tutte le molecole, ma in quanto Grande Madre dell’oceano primordiale dal quale si sono sviluppate tutte le forme di vita. Tra simbolo e biologia, l’acqua contiene la matrice del pensiero universale ed è quindi in grado di pensare e di autopensarsi. La memoria dell’acqua è un dato dimostrato che qui non possiamo approfondire. Ma l’acqua è in grado di adirarsi. Dalle sue parti, mi raccontò l’amica, sino a non molto tempo fa, potevi scorgere persone a cui mancavano mani o dita. «Un po’ troppe rispetto alla media percettiva. Quelle erano persone che non avevano rispettato il tabù dell’acqua, ovvero avevano messo le mani in zone lacustri che non dovevano essere violate».
Mai fare l’errore di chiedere a una sciamana, per quanto metropolitana, di essere più esauriente. Si chiude a riccio. Mai fare la domanda: «Ma come? A Poirino ci sono molte persone senza una mano?» perché la risposta suona: «Certo, non si fanno vedere, ma esiste chi le può vedere». Ma questo dei monchi in provincia di Torino suonò quella sera come un preludio di nessuna importanza rispetto alla rivelazione di cui sopra, cioè: «L’acqua è molto incazzata e si sta ribellando».
Perché, poi, alla fine, in un sillogismo più che ingenuo, l’acqua siamo noi. E, se l’acqua si ribella – qualsiasi cosa voglia dire, anche sui piani sottili e simbolici – mi sa che siamo fottuti.
Lo spaventoso Tsunami giapponese ancora doveva accadere. Poi accadde e le immagini diffuse a trattamento Ludovico dalle TV di tutto il mondo offuscarono in potenza e brutalità naturale quelle già notevoli dello tsunami tailandese di vari anni prima. Da allora un’escalation, ovunque nel mondo. Ma le tragedie più vicine a noi con acqua debordante e mortale hanno colpito alla rinfusa Liguria, Sicilia, Toscana, Romagna, Sardegna, Roma. E morti. Ogni volta che piove un po’ di più, galleggiano anche i morti.
Certo, il degrado ambientale, la terra che non riceve più, tutto quello che volete. Ma è innegabile anche un altro fatto, e l’amica di Poirino lo esprimerebbe così: «Siamo all’inizio. E’ un ciclo che non si può contrastare. Pensa al terrorismo ambientale messo in atto dappertutto nel mondo, dalle guerre e dall’ingordigia umana di profitto. Pensa alle migliaia che muoiono perché non c’è acqua da bere e pensa a chi muore sepolto dalla medesima in un androne, come a Genova. Gli equilibri sono saltati. L’acqua è impazzita, furiosa e inarrestabile.»
Sì, l’ho immaginata questa risposta. Ma, se l’accosto alle tristi constatazioni dei climatologi, ovvero che le mutazioni climatiche e i fenomeni estremi – che nessuno più è in grado di negare – hanno geneticamente mutato la pioggia, concentrandone in pochi minuti e in zone ristrette i rovesci calcolati in migliaia di tonnellate (le cosiddette bombe d’acqua), è impossibile negare al simbolo e alla metafora una loro spaventosa concretezza.