“Il Piano Cronicità presentato dalla Giunta Chiamparino é oggettivamente inemendabile e invotabile. Non lo comprendono i familiari dei malati, non lo capiscono i pazienti, non lo condividono gli operatori del settore e quindi non solo non lo voteremo ma usciremo dall’Aula per non renderci complici del centrosinistra anche solo in maniera indiretta”. Ad affermarlo il vicecapogruppo di Forza Italia Andrea Tronzano e il consigliere regionale Luca Rossi.
Tronzano ha posto nove domande all’assessore alla Sanità: “E’ necessario operare una scelta preliminare tra malato cronico autosufficiente e malato cronico non autosufficiente? Per i non autosufficienti basterà la previsione di tre posti letto in RSA ogni cento pazienti over 65? Per i non autosufficienti è soddisfacente la previsione di un posto letto nei NAT ogni cento over 65 anni? Questi standard derivano da una valutazione delle risorse a disposizione oppure sono la conseguenza di una attenta analisi del fabbisogno reale della popolazione piemontese? Per i disabili e i soggetti psichiatrici sono sufficienti gli standard previsti dalla normativa regionale nelle varie tipologie assistenziali? Perché nel piano non é quantificato il reale fabbisogno piemontese di assistenza domiciliare per i malati cronici e il numero di figure professionali necessario per rispondere alla domanda? Quale ruolo ha l’ospedale per garantire la continuità assistenziale ospedale-territorio in Piemonte? I malati cronici piemontesi hanno diritto ad una corsia preferenziale per accedere ai servizi sanitari socio-sanitari e socio-assistenziali? Quante e quali tecnologie rende disponibile la Regione Piemonte per i malati cronici affetti da disabilità? A nessuna di queste domande è stata data risposta. Impossibile essere presenti al voto su un piano inadeguato e senza risposte concrete per famiglie e malati”.
Rossi ha spiegato: “Questo Piano Criticità presenta alcuni grandi equivoci di fondo: il collegamento in modo automatico della cronicità all’invecchiamento; la confusione del ‘contratto per la salute’ quale strumento terapeutico invece che strumento di organizzazione delle risorse; la mancanza di investimenti per acquistare strumenti di diagnosi e di cura; la gerarchizzazione elefantiaca del lavoro del collettivo centralizzandolo sul medico come gestore di rete, un percorso già intrapreso e che ha registrato solo fallimenti. Questo Piano è un vero mostro normativo come lo è già stato la riforma delle IPAB che ha messo in crisi molte realtà che operavano, in maniera positiva, in favore dei soggetti deboli e fragili”.
Concludono Tronzano e Rossi: “Non stiamo dando risposte al problema della cronicità e questa situazione sta portando a separazioni tra marito e moglie o criticità economiche insormontabili all’interno degli stessi nuclei familiari. Siamo fortemente preoccupati per il modello sanitario che lascerà in eredità questa Giunta. Un modello assolutamente negativo che dovrà essere riformato nel più breve tempo possibile”.