Sanità, tempi di attesa inaccettabili! E poi i pilomat in centro, e il bando periferie… [Le pagelle di GZL]

Il Servizio Sanitario Nazionale è ancora sostenibile, e come? Il sistema salute al centro di un dibattito alessandrino CorriereAl 1di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Sanità e nuovi Direttori: “Sanità, i direttori si parlano e ‘integrazione’ è la parola d’ordine. Ecco come potrebbero cambiare l’ospedale di Alessandria e l’Asl Al, dove la squadra è già completa”. Che i nuovi Direttori generali si parlino è già un buon principio di partenza, che collaborino ancora meglio per il buon funzionamento della sanità provinciale alessandrina. Per iniziare toccherò un punto essenziale: i lunghi tempi di attesa. La frase pronunciata dal nuovo Direttore ASL Antonio Brambilla: “Sul fronte dell’integrazione dei servizi, fra gli obiettivi prioritari c’è la riduzione delle liste di attesa (“che comunque sono migliorate nei primi quattro mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017”) anche attraverso altri interventi: “Uniformeremo il sistema di prenotazione centralizzato”. Deve essere una percezione il miglioramento, perché nella realtà i lunghi tempi di attesa sono sempre gli stessi ed inaccettabili. Faccio un esempio: chi deve operarsi di cataratta in provincia deve attendere minimo 24 mesi oppure andare a pagamento (magari dagli stessi medici?) in qualche clinica privata: a quel punto è sufficiente una settimana di attesa. Per chi ha già 70 “primavere” dover attendere due anni e oltre per una cataratta significa disagio quotidiano, costo in colliri e il rischio di perdere la vista. Parlo di un mio familiare a cui lo scorso gennaio fu prospettato l’intervento per gennaio 2020. Il prossimo 9 novembre (su prenotazione del 13 giugno) sarà operato fuori dagli Enti ASO e ASL/AL. non a pagamento. E poi si lamentano della migrazione nel privato, oppure fuori Regione. La cataratta è un esempio, ma le attese sono in ogni settore sanitario e per combatterle occorrono più medici e personale. Altra criticità: il Poliambulatorio Patria. Per non dilungarmi cito questo articolo, da cui il Direttore Antonio Brambilla potrà se vuole prendere spunto: “La mia piccola Odissea sanitaria alessandrina: bene il Pronto Soccorso, ma al Poliambulatorio Patria…”. Il Patria come struttura oggi non è più idoneo, potrebbe essere utilizzato per gli uffici burocratici di gestione sanitaria, destinando gli ampi spazi di via Venezia e via Santa Caterina ad uso operativo.
Voto: 6

 

2) All’impostazione esagerata in quantità e spazio dei paletti fissi di fronte a Palazzo Rosso: brutti anche esteticamente! Di fronte alle critiche che in parte condivido, la spiegazione del vicesindaco Buzzi Langhi avrebbe un fondamento vista l’inciviltà degli automobilisti: “Soprattutto Forza Italia ha insistito per riaprire la circolazione in piazza della Libertà ma volevamo evitare la sosta selvaggia delle auto davanti al Comune, come accadeva qualche anno fa e questo era l’unico modo per farlo”. Ma non c’era altro modo meno invasivo in impatto ambientale? Va bene che una parte politica della maggioranza comunale ha fortemente voluto riaprire la circolazione alle macchine, sarebbe però stato opportuno, nell’approvare il progetto o suggerimento presentato dai preposti alla viabilità, valutarne oltre la funzionalità anche l’estetica: non sempre è oro colato ciò che viene proposto dagli uffici tecnici. Ai paletti fissi si aggiunge un pilomat. Questa barriera che evita l’ingresso ai mezzi (che siano auto o furgoni di scarico merce senza autorizzazione) viene utilizzata in molte città da nord al sud. Qui da noi l’utilizzo è cominciato con l’amministrazione Rossa all’inizio dell’anno 2017. A differenza dei paletti fissi, il vantaggio dei pilomat sta nel farli sparire in caso di bisogno. Importante però che funzionino sempre, che siano controllati, e che sia fatta manutenzione, perché è successo anche questo: “Guasto al dissuasore mobile, due ambulanze non riescono ad accedere alla Ztl di Loano” e anche: “Pilomat, è caos: sull’acropoli sono tutti fuori uso e mancano i soldi per ripararli”. Segnalo queste due news per dire “state all’erta” per evitare guai seri. Ogni bene pubblico, fosse anche una panchina, necessita di manutenzione e in questa città molte cose sono state lasciate andare a ramengo: una di queste è l‘imperdonabile delitto di lasciare morire quelle stupende rose moldave che davano colore, allegria e un po’ di bellezza alla città. Avere cura su ogni bene pubblico è un dovere e quelle stupende rose che piacesse o no erano un bene della città.
Voto: 5

 

Copia di Progetto Marengo Hub da periferia a comunità: alcune riflessioni critiche sul fronte energia 13) Marengo Hub: “Bando periferie per la presentazione di progetti per la predisposizione del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”. 18 milioni garantiti ad Alessandria dal Bando Periferie. Per una città da tempo marginale e ininfluente ricevere fondi per una delle sue periferie è un buon risultato. Alessandria è formata da un centro contornato da otto quartieri, a cui si aggiungono quattordici sobborghi per un totale alla data 30 aprile 2018 di 94.143 abitanti su una superficie di 203,950 Kmq (dati ISTAT). Spinetta Marengo è uno dei quattordici sobborghi della città, ed è beneficiaria del bando. Si spera che nel prossimo futuro, se ci saranno ulteriori bandi periferie, si cerchi di formulare progetti anche per alcuni sobborghi a cui mancano ancora le fogne nella zona nord di Alessandria. E che si risolva la questione Casalbagliano, in emergenza ad ogni pioggia.Ecco comunque il bando del progetto per Spinetta Marengo. Sono due le scelte che boccio: 1) ancora denaro utilizzato per quel ‘pozzo senza fondo’ dell’area dedicata a Napoleone. 2) la pista ciclabile: Spinetta Marengo necessita di un secondo ponte, la pista ciclabile, spiegandola alla Fantozzi, la ritengo una “cagata pazzesca”. A tal merito condivido in toto le critiche del Consigliere comunale Michelangelo Serra espresse in questo articolo, a cui aggiungo che certi progetti andrebbero condivisi con la popolazione: lo prevedono le leggi e si chiama democrazia, vale a dire “partecipazione dei cittadini alle questioni e scelte che li riguardano”, e non ‘una scelta politica, come pure sostenne un’ex assessora. In ultimo: nel tanto entusiasmo di questa “manna” si auspica che ogni intervento sia completato in modo corretto, e non come molte situazioni del fondo PISU. Ma questa ormai è una partita andata, “non s’ha da parlarne più”.
Voto: 3