“Sarà forse che non ho figli, o che alla mia età l’ambizione personale ti sembra poca cosa. Quel che mi interessa oggi è riuscire ad offrire ad Alessandria, la mia città, una prospettiva di futuro, che può nascere solo dalla forte consapevolezza della nostra identità: capire ciò che siamo stati, e si è, per decidere dove vogliamo andare”. Un’intervista con Antonio Maconi è già, di per sé, uno scoop. Da quando, ormai diversi anni fa, l’ex esponente di Alleanza Nazionale e Pdl ha lasciato la politica attiva, ha sempre preferito un ‘profilo basso’: “è giusto che a parlare sia chi sta in prima linea, con ruoli elettivi e istituzionali”, è sempre stato il suo modo di declinare, con gentilezza, l’invito a rilasciare dichiarazioni. Anche quando il suo nome lo scorso anno circolava con insistenza come possibile candidato sindaco del centro destra, ha sempre minimizzato, e oggi dice: “Gianfranco Cuttica di Revigliasco è un ottimo sindaco per Alessandria, e tra l’altro come assessore alla Cultura è tra coloro che hanno ‘riscoperto’ le radici medioevali della città, l’orgoglio del nostro passato”.
Eppure Maconi ‘fermo ai box’ in questi anni non c’è mai stato davvero: semmai seduto in panchina, con ambizioni di allenatore, o regista. Già vice presidente della Fondazione CrAl, e oggi presidente della Fondazione SolidAl (“a titolo gratuito, veda lei se segnalarlo”, sorride), Maconi di mestiere è dirigente dell’Azienda Ospedaliera, responsabile della struttura che si occupa di Ricerca, Sviluppo e Promozione Scientifica, ma è anche colui che per primo (“insieme all’amico Roberto Livraghi però, ci tengo che si sappia”) ha cominciato a riflettere sulla data ‘simbolo’ del compleanno della città, come occasione di riscoperta di identità, ma soprattutto di rilancio. Una scommessa sul futuro insomma. Proviamo a farci raccontare con quali reali prospettive, a partire dal risultato più recente: il semaforo verde alla Scuola di Medicina.
Dottor Maconi, del Comitato Alessandria 850 lei è un po’ il papà…
(sorride sornione, ndr) Sono unno dei promotori, e vice presidente. Presidente è il nostro sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco.
Però lei da anni ‘covava’ il progetto: in tanti ricordiamo che su facebook lei è attivissimo sul fronte del recupero della memoria, attraverso immagini di un’Alessandria bella e perduta. La città di ieri era migliore di quella di oggi?
Tutti noi ricordiamo con nostalgia gli anni della nostra gioventù, questa è la verità. Certamente Alessandria ha attraversato stagioni più entusiasmanti di quella attuale, ma è una riflessione che riguarda tutto il paese. Semmai a me pare importante sottolineare i cambiamenti fondamentali degli ultimi cinquant’anni. Quando, nel 1968, si festeggiarono gli 800 anni dalla sua fondazione, questa città era completamente diversa da oggi.
Diversa in meglio, o in peggio?
Diversa. Faccio qualche esempio concreto. Nel 1968 si insisteva molto sull’Alessandria napoleonica e risorgimentale: quasi che le radici fossero quelle. Dagli anni Settanta ad oggi, anche grazie a figure come Roberto Livraghi e Gianfranco Cuttica di Revigliasco (nella sua precedente veste di assessore alla Cultura in comune e in provincia, ndr), o come il presidente della Fondazione CrAl Pierangelo Taverna, è emersa con forza l’identità medioevale della città. Ricordo il recupero e la valorizzazione di Palatium Vetus, ma anche la ex Chiesa di San Francesco, e molto altro.
E poi sono cambiati gli alessandrini….
Questo è l’altro dato fondamentale: quanti sono oggi gli alessandrini da almeno 3 generazioni? Certamente un’esigua minoranza della popolazione: e peraltro anche tra di loro non è scontato che tutti abbiano consapevolezza dell’identità storica e culturale della nostra città. Il compleanno di Alessandria, per come la vedo io, deve servire a questo: spingere le persone ad una riscoperta, o spesso ad una scoperta, della propria identità, come territorio e come comunità di persone. Alessandria è sempre stata terra di immigrazione: prima dal sud, e dal triveneto, da vent’anni ormai anche da diversi paesi stranieri. E ha sempre saputo essere inclusiva: accogliere, ma anche integrare e ‘trasmettere’ il senso del proprio passato ai nuovi alessandrini. Se riusciamo a fare questo, saremo una comunità forte e attrezzata ad affrontare le sfide del futuro: in caso contrario la vedo dura…
Poi c’è il rapporto con i fiumi: Alessandria sembra viverli solo come pericolo, emergenza. Altrove sono anche risorsa. Senza scomodare Parigi, guardiamo Pavia…
Alessandria Mesopotamia padana, come dice Piercarlo Fabbio: almeno potenzialmente. Il rapporto con Tanaro e Bormida si è davvero trasformato nel tempo, in negativo, e va recuperato. Per diverse generazioni il fiume, anzi i fiumi, sono stati per gli alessandrini luogo di divertimento, di incontro, ma anche di opportunità commerciali. Dagli anni Novanta in poi, anche a causa della tragica alluvione del 1994, stiamo vivendo i fiumi solo come rischio, problema, nemico potenziale. Il ponte Meier da questo punto di vista è un segnale positivo, di speranza e di rilancio. Ma occorre certamente progettare, e investire.
Dottor Maconi, come sarà davvero Alessandria 4.0? Riusciremo ad invertire questa opprimente sensazione di declino che ci circonda da diversi anni?
Dobbiamo assolutamente, e possiamo. Certo in pochi decenni è cambiato tutto, rispetto ad Alessandria città di servizi in buona parte pubblici (militari e ferrovie: da bambini studiavamo che Alessandria era il secondo snodo ferroviario italiano dopo Bologna), ma anche ricca di fermento imprenditoriale, anche post Borsalino. Oggi occorre fare i conti con la realtà, non con il passato o con i sogni: e avere ben chiari alcuni asset su cui investire.
Quali?
Sarà che li conosco bene (Antonio Maconi è segretario provinciale dell’Ordine dei Medici, ndr), ma sono convinto che sanità e Università (con forti connessioni tra i due comparti: si pensi solo alle potenzialità della Scuola di Medicina, che ha ottenuto il via libera proprio nei giorni scorsi) rappresentino oggi due leve straordinarie di crescita, se sapremo sfruttarle e valorizzarle. Crescita culturale, economica, attrattiva. Da qui può partire una filiera virtuosa, con ricadute positive per tutta la nostra comunità. Poi ci sono altre filiere, tutte da costruire. Sa quali sono stati i due luoghi in assoluto più visitati in Italia nel 2017? Il Colosseo, e l’Outlet di Serravalle: eppure Alessandria, intesa come capoluogo, con l’Outlet non ha mai provato ad aprire seriamente un confronto. Cito poi Marengo e Cittadella: sono davvero due strutture dalle potenzialità enormi. Perché non uscire da una logica meramente conservativa e di sopravvivenza? Un confronto vero con il privato però è indispensabile, per trovare investitori veri. E poi c’è Alessandria città del razionalismo, con Gardella e non solo: una risorsa ancora tutta da valorizzare.
Dottor Maconi, in tutto questo la politica, locale e non, non le sembra lenta, se non latitante? Il suo nome lo scorso anno è circolato con insistenza come candidato sindaco del centro destra: pentimenti?
Parto dalla fine: nessun pentimento, oggi vorrei essere utile alla mia città in altro modo, e il mio appoggio al sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco è totale. E’ un amico, ed è tra l’altro tra coloro che, negli ultimi venticinque anni, hanno fortemente contribuito alla riscoperta e ricostruzione dell’identità culturale di Alessandria. La politica, complessivamente, deve fare la propria parte. Anche dal basso, anche quando non ci sono certamente risorse da sperperare: penso alle meritorie iniziative del presidente del consiglio comunale Emanuele Locci: ottima l’idea di consultare, ogni tanto, chi Palazzo Rosso lo ha amministrato in passato, per raccogliere stimoli e idee. L’auspicio è che si organizzino quando serve consigli comunali tematici, aperti alla cittadinanza, in cui confrontarsi ogni volta su un tema di interesse generale, che coinvolga davvero gli alessandrini. Non siamo così cinici e scettici come a volte ci piace dipingerci: semplicemente un po’ disillusi: ma gli 850 anni della città, ne sono convinto, possono davvero segnare una svolta per Alessandria.
Quest’anno lei è stato presenza fissa al Moccagatta…l’amore per i Grigi quando comincia? E’ fiducioso sul prossimo anno?
L’amore per l’Alessandria inizia da bambino, e prosegue ininterrotto fino al 2009. Segue pausa di riflessione fino ai play off dello scorso anno, trascinato dalla passione di mio nipote. Quest’anno, insieme, abbiamo seguito tutto il campionato, e la vittoria in Coppa Italia. Per il futuro continuo ad essere ottimista, anche in questo campo, e ho davvero fiducia nell’attuale dirigenza. Presidenti come Di Masi non capitano spesso, rendiamocene conto. Se vuole una foto mia allo stadio sul web la trova (eccola pubblicata, ndr): è scattata il giorno della Coppa Italia giocata con il logo degli 850 sulla maglia: infatti ero felicissimo!!!!”