Un po’ di anni fa un biochimico della University of Texas di Austin, Sean Michael Ragan, associò il presumibile quadro neurologico dello zombie al reale paradigma scientifico sui prioni, venuto alla ribalta nel 1996 con il morbo della mucca pazza alias Malattia di Creutzfeldt-Jakob, o variante umana della encefalopatia spongiforme bovina.
Così Ragan: «Il prione è una proteina flessibile collocata nella superficie delle cellule nervose che in seguito a una mutazione assume una forma errata accumulandosi nel cervello e provocando una degenerazione neuronale. La caratteristica principale di un prione errato è la capacità di convertire in modalità aberrata altri prioni sani. Un piccolo gruppo di prioni mutati può rovinare un’intera popolazione di prioni normali convertendoli uno per uno nella forma errata. Questo può avere conseguenze molto gravi man mano che aumentano nel corpo i livelli di proteina prionica trasformata. Infine, quel che è peggio, i prioni dalla forma errata sono contagiosi, così una piccola quantità di questi prioni può infettare e far ammalare un intero organismo. Non un virus ma una molecola impazzita dell’organismo. La prima malattia associata a molecole prioniche è stata lo scrapie, un morbo che colpisce le pecore il cui nome fa riferimento al prurito che provoca negli animali infetti. Attualmente le si ritiene responsabili delle encefalopatie spongiformi trasmissibili. Come il Kuru, patologia endemica in alcune isole della Nuova Guinea, la malattia di Gerstmann-Straussler-Scheinker, l’insonnia famigliare fatale e il morbo di Creutzfeldt-Jakob, meglio conosciuto come variante umana del morbo della “mucca pazza”. Manifestandosi attraverso queste sindromi il prione mutato causa perdita di equilibrio, disturbi della coordinazione, cecità, demenza, disordini del sonno e porta il soggetto che lo ospita invariabilmente alla morte. La trasmissione per contagio di queste encefalopatie – normalmente diffuse per via genetica e famigliare – viene favorita dal contatto con tessuti infetti. L’ingestione di farine animali per i bovini, per l’uomo il trapianto di cornea, l’uso di strumenti contaminati, l’innesto di dura madre, l’estratto d’ormone della crescita umano da cadavere e, come emerso nelle recenti forme epidemiche, il consumo di parti del bovino che interessano la colonna vertebrale e i gangli, il cervello e le frattaglie. Nel caso del Kuru si suppone che sia stato il consumo della carne di un individuo infetto per mutazione spontanea alla base di un contagio via, via allargatosi attraverso il consumo del cervello nel corso di rituali cannibalistici.»
Si potrebbero elencare fior di medici che abbracciano senza problemi l’ipotesi dei prioni contagianti nei confronti di un’ipotetica piaga simil-zombie. Per restare per capirci “in famiglia”, ne cito solo uno, il fraterno amico Edoardo Rosati con cui ho scritto un libro che s’intitola La maledizione della croce sulle labbra (uscito in questi giorni per INK), nel quale raccontiamo di una Milano sconvolta da un’oscura patologia infettiva in grado di trasformare le persone in assassini che vanno decomponendosi, uno stato fisico vicino a quello degli zombie. Edoardo, cui si deve l’impianto scientifico della vicenda, non ha avuto dubbi: per rendere totalmente credibile la storia, ha collegato i raptus e il contagio a un’encefalopatia provocata da prioni. «Nessun collega potrà attaccarci su quest’aspetto», ha esclamato l’amico alla consegna del manoscritto. Naturalmente colleghi suoi, perché lui è il medico del duo, io sono e resto un metafisico, leggasi un filosofo ceduto al medical thriller, genere di confine che ti richiede come prima regola la verosimiglianza.
Perché è proprio questo straordinario valore aggiunto che fa paura (e che fa la differenza), un po’ come accadde durante la famosa trasmissione di Orson Welles tratta da La guerra dei mondi di Wells trasmessa dalla CBS la sera del 30 ottobre 1938. E su questo crinale esiste un documento di alcuni anni fa, strepitoso a mio parere e poco noto (fa parte dei contenuti speciali del DVD L’alba dei morti viventi di Zack Snyder, il remake del 2004 di Zombi di Romero): si tratta dell’edizione straordinaria di Channel 3 Usa che inizia a seguire il diffondersi dell’epidemia, dapprima scambiata per sommossa razziale, con tanto di collegamenti esterni con inviati speciali, interviste a medici, poliziotti allucinati, finte (più vere del vero) dirette da Los Angeles in stato di guerra tra zombie e forze dell’ordine, persino una diretta con la Casa Bianca. Venti, straordinari, minuti di adrenalina pura che devono molto a quel Max Brooks, autore di Manuale per sopravvivere agli zombie e World War Z – La guerra mondiale degli zombie. Bene, se a qualcuno venisse in mente oggi, con la comprovata e generale incapacità critica diffusa a largo raggio di distinguere immediatamente tra vero e inscenato, di mettere brutalmente in onda questa “edizione straordinaria”, si può star certi che il finto telegiornale, almeno sino a quando gli autori non svelano il gioco dopo una decina di minuti dall’inizio trasmissioni (mediante un grottesco Tom Savini che interpreta un ridicolo poliziotto assatanato), possa essere scambiato per documento autentico con tutte le conseguenze del caso. Perché oggi nel circuito mediatico mondiale niente più è falso e niente più è vero. È solo tutto verosimile. E l’uomo comune pare che non abbia più da stupirsi e da inorridire se dei piccoli bambini, sul confine degli Stati Uniti, vengano messi in gabbia come bestie feroci e lasciati lì a piangere per ore, lontani dai propri genitori… Citando Finardi, «extraterrestre, portami via…».