A Tortona panchine come legna da ardere

  Spettabile redazione,

 

recentemente a Tortona si è dato spazio a una di quelle notizie che ci fanno riscoprire il plus valore della scuola: una panchina di proprietà comunale, situata davanti al convento dei Cappuccini, è stata dipinta da alunni e alunne dell’insegnante di arte Maria Teresa Ronchetti, morta prematuramente, che amava i colori e il luogo in cui la panchina è sita. Maria Teresa è stata donna e insegnante stimata e quella panchina è un pensiero commovente e sincero dedicatole da chi le sarà sempre riconoscente per quanto appreso sui banchi di scuola.

Bisogna sperare che su di essa non arrivi il vandalismo a fare da padrone.

Se quella panchina merita una doverosa attenzione, altrettanta ne meritano decine di panchine, soprattutto lignee, in condizioni deplorevoli, bisognose di intervento o sostituzione, coperte di scritte, consumate, sverniciate, arrugginite, fatiscenti, prive di pezzi, scheggiate, anche pericolose perché le schegge di legno possono ferire, soprattutto bambini e bambine.

Le panchine custodiscono storie di vita, di amicizia e amore, chiacchierate, litigi, promesse, telefonate; sono luoghi di riposo, di riflessione, di lettura.

Purtroppo talvolta sedersi sulle panchine è segno di una sorta di “anomalia” sociale poiché su di esse si vedono anche persone senza tetto, alcolizzate, tossicodipendenti, disoccupate, stalker e via elencando; la panchina è anche territorio borderline.

Resta il fatto che essa è un elemento significativo dell’arredo urbano ed è doveroso occuparsene.

La cultura del decoro urbano è andata persa negli anni: è difficile vedere cittadini e cittadine che facciano qualche cosa per migliorare l’urbanistica; è difficile trasmettere il valore del bene pubblico a un singolo individuo cresciuto nella culto della proprietà privata. E’ ancora più difficile che tale valore ci venga trasmesso dal Comune di Tortona dal quale invece bisogna pretenderlo, anche in virtù della nuova geniale delega a decoro e vivibilità urbana assegnata all’ultimo assessore entrato in Giunta. Non bastava avere un assessorato ai lavori pubblici: si è voluto migliorare ma si è passati dalla padella alla brace.

Ci è capitato tante volte di definire una panchina la “nostra” panchina perché lì ci incontravamo con la compagnia, con la ragazza o il ragazzo che ci faceva battere il cuore o semplicemente la si occupava per leggere. In quel senso del possesso sta il significato di bene pubblico che dovremmo ricominciare a rispettare e pretendere che sia curato da chi amministra la città.

«A qualche distanza di lì, nel giorno che declinava, vide la sua panchina. Sembrava occupata. Quella panchina, proprietà indubbiamente del Comune e comunque a disposizione del pubblico in generale, non era certo sua. Ma per lui lo era.» Samuel Beckett, Watt, 1953.

Cordiali saluti.

 

Paola Re – Tortona