Turista fai da te? No, Alpitour [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

Ultimamente capita di incontrare, ormai in molti mesi dell’anno, per le strade delle nostre città visitatori, dall’accento straniero o comunque non piemontese, con cartine in mano e l’espressione incuriosita.

Tale fenomeno è confermato dai dati.

In Piemonte, nel 2017, gli arrivi sono stati 5 milioni e 200 mila, le presenze hanno superato i 14 milioni e 900 mila, grazie alla crescita sia del turismo italiano ma soprattutto estero (+ 7,7 gli arrivi, + 6,7% le presenze).

La riscoperta della nostra Regione come meta turistica vede il suo inizio con le Olimpiadi invernali del 2006 quando Torino si ritrovò improvvisamente invasa dalle squadre olimpiche e dai loro supporters e si tra sformò da “grigia, triste e provinciale” (Merlain),da “una città chiusa dove i giovani frequentano sempre gli stessi posti, mentre la borghesia si rinchiude nei suoi circoli” (Routard), in una “Torino” che “ha iniziato il suo Rinascimento e ha spiccato il volo tra le meraviglie d’Italia” (Lonely Planet).

Lo stesso fenomeno, anche se con ritardo, ha iniziato a diffondersi nelle città minori del Piemonte, ricche di storia e bellezze nascoste, di angoli sconosciuti e nei territori collinari dai sapori e profumi intensi e dai colori accesi.

Oggi si pensa che il turismo possa essere il toccasana di territori in cui le fabbriche chiudono e rimangono capannoni abbandonati e in parte questo può essere vero (ma non si può sostituire in termini di occupazione e valore aggiunto al manifatturiero o ai servizi avanzati) se si verificano una serie di condizioni.

Il turismo non deve essere considerato solo come la capacità di ospitare, perché comprende molti altri aspetti: la valorizzazione del tessuto storico-culturale, la tutela del paesaggio, la manutenzione del patrimonio artistico e delle stesse città e ancora, i trasporti, l’accessibilità dei luoghi, l’organizzazione dei servizi.

Da qui deriva la necessità di saper offrire ai potenziali visitatori, attraverso una efficace e dinamica opera di informazione e di comunicazione, l’intero “sistema”, inteso come un mix di politiche moderne ed efficienti e di creatività diffuse e di connettere realtà diverse per tradizioni e peculiarità, consci che in Cina o negli Stati Uniti a mala pena si conosce il Piemonte e che le distanze geografiche tra luoghi per un turista che arriva da oltreoceano diventano relative.

 

I colli di Coppi, i sentieri suggestivi dell’Appennino ovadese, le vestigia romane di Libarna, il forte di Gavi che si erge imponente, quasi minaccioso sulla Val Lemme, i luoghi pelizziani, le pievi romaniche del tortonese, le colline e gli infernot del Monferrato patrimonio Unesco, i Sacri Monti, le terme romaniche di Acqui e altro ancora non devono entrate in un’ottica di concorrenza, bensì di cooperazione, consapevoli che si possono creare pacchetti diversificati in grado di offrire emozioni diverse tra loro, ma uniche.

Senza perdere la propria particolarità, l’offerta turistica deve trasformarsi in un po’ meno fai da te e in un po’ più Alpitour, perché dalla cappella del Paradiso di Crea, da cui si può gustare uno dei più bei panorami delle terre di Aleramo, pare davvero di essere a un passo dal cielo, ma per arrivarci occorre sapere che esiste.