“Il Movimento 5 Stelle avrebbe voluto governare il paese da solo, ma i numeri non lo consentivano. Abbiamo scelto un percorso, ossia un accordo con la Lega sulla base di un preciso contratto di Governo, nell’interesse degli italiani. Che valuteranno il nostro operato nei prossimi anni, e ci giudicheranno”. Tiziana Beghin è, da quattro anni, europarlamentare europea dei 5 Stelle, eletta nel collegio del nord ovest, che comprende il nostro territorio. Soprattutto, vive ad Alessandria con la famiglia ormai da molti anni (“le mie tre figlie di chiedono: mamma, ma quando finisci e torni a casa per sempre?”), e facendo ‘la spola’ tra Italia e Bruxelles ha modo verificare ‘sul campo’ le differenze tra la politica di casa nostra e quella targata UE, ma anche di capire come la ‘svolta’ italiana viene vissuta dalle Istituzioni Europee. Spaventiamo davvero così tanto Germania e Francia? L’Unione Europea di oggi ‘teme’ l’effetto Italia, in vista delle elezioni del 2019? E come questa ‘alleanza’ con la Lega, sia pur reciprocamente basata su estremo ‘pragmatismo’, potrebbe cambiare per il Movimento 5 Stelle ‘le carte in tavola’, sia in prospettiva europea, che alle regionali e comunali piemontesi dell’anno prossimo?
Onorevole Beghin, se l’aspettava solo pochi mesi fa un Movimento 5 Stelle ‘di governo’?
Francamente sì: solo chi non parla con la gente comune, chi non vive da persona normale tra le persone normali poteva non capire quanto gli italiani avessero voglia di cambiamento vero: la nostra forte affermazione elettorale era nell’aria. Noi poi siamo nati per cercare di cambiare le cose governando, non per fare eterna opposizione. Altra questione naturalmente è l’accordo con la Lega: lì non c’è stato nulla di progettato, ma è stato il frutto degli eventi post elezioni, e di diversi ‘passaggi’ che tutti abbiamo seguito in tempo reale.
C’erano alternative?
Se avessimo formato un governo con il Pd saremmo stati ugualmente criticati, anzi forse ancora di più. La Lega, da cui pure ci separano certamente molte posizioni, incarna comunque anch’essa una spinta e richiesta di cambiamento che arriva dal basso, dalla gente comune.
Ce la farete ad andare d’accordo, o sbanderete alla prima curva?
Il Governo Conte è nato per durare cinque anni, con alcune priorità forti. Per quanto ci riguarda è prioritario lavorare sullo sviluppo, sulla ripartenza dell’economia in un’ottica eco-compatibile e di rispetto dell’ambiente, su politiche sociali più solide. E su molto altro, naturalmente.
Reddito di cittadinanza, e grandi opere da ‘riconsiderare’: due vostri ‘cavalli di battaglia’, che però secondo alcuni si riveleranno boomerang, o comunque belle ‘gatte da pelare’.
Per raggiungere certi traguardi ci vorranno anni, nessuno ha promesso di poter fare tutto in due mesi. Ma certamente il reddito di cittadinanza è e rimane una priorità assoluta, e le grandi opere vanno, appunto, riconsiderate una per una…
Parliamo del Terzo Valico, tanto per rimanere a casa nostra: voi volete fermarlo o no? Da un lato c’è la Lega che dice ‘si va avanti’, dall’altro i No Tav che vi danno dei venduti…
La questione va affrontata con razionalità e pragmatismo. Come cittadina, rimango assolutamente contraria al Terzo Valico. Le istituzioni devono però seguire un percorso diverso, e riconsiderare l’opera in termini di costi benefici, muovendo dalla situazione odierna. La valutazione deve essere effettuata però da soggetti imparziali: non certo dal Cociv, che ha l’appalto per la realizzazione: però paradossalmente è quel che è successo fino ad oggi. Peraltro stiamo parlando di un’opera la cui progettazione, con costi annessi, è partita trent’anni fa: non mi si dica che ora non ci possiamo prendere qualche mese per riflettere seriamente, dati alla mano.
Unione Europea: i 5 Stelle lì sono ancora dei marziani?
Per niente: abbiamo pagato certamente lo ‘scotto’ di una iniziale campagna diffamatoria nazionale, e subìto una sorta di ostracismo per almeno un anno. Però la politica europea ha un pregio indiscusso rispetto a quella italiana: valuta i fatti, con un approccio molto tecnico, che magari a volta sconfina nella noia, ma che al contempo è appunto molto concreto. Ben presto in Parlamento anche i nostri oppositori hanno dovuto riconoscere che il nostro gruppo è composto di persone serie, preparare, che studiano e che non sono affatto ‘ideologiche’. Questo ha fatto sì che, sul campo, ci siamo guadagnati notevole credibilità, e anche ruoli di rilievo nelle commissioni. Certo, rimaniamo molto critici verso questa idea di Europa, dove decidono le élites e i grandi capitali finanziari, e non i popoli.
Quindi l’Unione Europea non volete abbatterla?
Certo che no, vogliamo cambiarla radicalmente. E credo che, da questo punto di vista, il peso del Governo Conte potrà essere decisivo…
Già si parla di ‘asse’ con gli Stati Uniti e con la Russia: saremo la quinta colonna dell’Unione?
No, la lealtà è fuori discussione: ma sapere aprire gli occhi e dialogare con tutti, dicendo no ad un’Unione Europea che di fatto privilegia soltanto gli interessi dei tedeschi mi pare più che legittimo: è necessario per noi, nell’interesse dell’Italia.
E il rapporto con il ‘fondatore’ Beppe Grillo? Qualcuno sulla vicenda Ilva ha evidenziato che Di Maio in qualche modo ha ‘preso le distanze’: potrebbe diventare figura ingombrante uno come Grillo, per un Movimento di governo?
Assolutamente no. Beppe, che conosco personalmente e di cui sono amica, è una persona splendida, ed è riuscito in un’impresa straordinaria, come quella di far nascere dal niente un movimento popolare capace di dar voce alle persone comuni. Via via che il Movimento è cresciuto, ed è emersa una serie di figure via via sempre più solide e autonome, si è progressivamente defilato, come sempre disse che avrebbe fatto. Grillo non è un politico, e non vuole fare il politico: ma è e rimane, oltre che il fondatore con Gianroberto Casaleggio, anche il garante della correttezza e della coerenza del Movimento. Che però appunto ha un suo capo politico, un gruppo dirigente, e soprattutto modalità di consultazione costante e diretta della base.
E’ convinta che il vincolo dei due mandati per i vostri amministratori e parlamentari rimarrà, e che abbia senso?
Certamente è vero che, dopo 10 anni in ruoli apicali, si sono acquisite competenze, relazioni e quant’altro che, ricambiando costantemente il personale politico, si rischia di disperdere. Ma personalmente continuo a ritenere il vincolo dei due mandati un aspetto importante, che ci differenzia da tutti gli altri: la politica non può essere un lavoro, o una carriera. Il che naturalmente non significa non poter continuare a fare attività, mettendo le proprie competenze a disposizione di altri.
Lei però sta completando il primo mandato in Europa: ne farà un secondo?
Decideremo nei mesi autunnali: e per decideremo intendo nel Movimento, ma anche in famiglia. Le mie figlie già si sono pronunciate, dicendo ‘mamma torna a casa’. Ma l’esperienza di europarlamentare è certamente ricca e stimolante: vedremo.
Nel 2019 oltre alle Europee ci saranno anche le Regionali in Piemonte, insieme al rinnovo di molti sindaci, anche a casa nostra. A Torino potreste riproporre il ‘cartello’ con la Lega?
No, al momento mi pare assolutamente irrealistico. Sia in Europa che in Piemonte credo che il Movimento 5 Stelle abbia una propria forte identità, e un proprio percorso. Un conto sono accordi concreti e pragmatici, come quello da cui è nato il Governo Conte, a fronte dell’impossibilità di governare da soli. Altro sarebbe presentarsi alle urne alleati con altre forze: non credo che avrebbe senso per noi, e non credo sia quello che ci chiedono gli italiani.