Per il Gruppo Amag di Alessandria “ora si passa a una nuova fase per cogliere le sfide industriali in rapida evoluzione, mantenendo il profilo di attenzione sociale e ambientale nella redistribuzione sul territorio del valore generato”. Le parole di Davide Buzzi Langhi, vicesindaco di Alessandria, vanno lette in vista del rinnovo della presidenza, dopo l’annuncio delle dimissioni, peraltro nell’aria da almeno un paio di mesi, dato, dopo l’assemblea dei soci, durante il convegno organizzato proprio per fare il punto sulla holding multiservizi. Il 20 giugno, a mezzogiorno, scade il termine per la presentazione delle candidature alla presidenza del Consiglio di amministrazione di Amag Spa. Sarà un presidente che assume le redini di una società in un discreto stato di salute, con un bilancio consolidato che presenta un reddito operativo aziendale al lordo degli accantonamenti che passa dagli 8,6 milioni del 2016 a 10,2 milioni al 31 dicembre 2017. L’utile di esercizio del bilancio di esercizio 2017 si è attestato su 403.229 euro, contro quello dell’esercizio 2016 che è stato pari a 1.986.775 euro. Alcuni voci sono migliorate, come i debiti verso i fornitori che hanno avuto un netto miglioramento negli ultimi cinque anni passando da 11,1 a 6,9 milioni, mentre i crediti di Amag Spa più Amag Reti Idriche e Amag Reti Gas sono diminuiti attestandosi a 18,1 milioni.
Il nuovo presidente dovrà comunque gestire una situazione non semplice. I debiti, benché calati in modo significativo, restano importanti con una cifra che tocca i 4.878.000 euro per le anticipazioni e 14.800.000 euro verso le banche. Una parte dei mutui residui sono aperti con Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit, Carige, Ubi, ma una cifra consistente, quasi cinque milioni, è con l’attuale Banco Bpm. Un istituto di credito finito al centro delle voci di corridoio che si rincorrono da mesi e secondo le quali (l’ultima è stata riportata anche dal sito de ‘Lo Spiffero’, www.lospiffero.com) uno dei potenziali candidati alla carica di presidente potrebbe essere Paolo Arrobbio, condirettore generale di Banco Bpm Spa.
Ed è proprio l’Amag, con la controllata Amag Ambiente, che dovrebbe farsi carico di salvare la disastrata Aral. Se la notizia buona è che sono stati trovati i soldi per pagare gli stipendi ai 33 dipendenti, è anche vero che l’ipotesi dell’affitto del ramo di azienda per gestire, anche solo temporaneamente, le discariche a partire da quella di Solero, non è così agevole come sembra. Amag dovrebbe prendere Aral in affitto e trovare i soldi (la stima è di 16 milioni) per soddisfare i creditori. Intanto si avvicina il 27 giugno, data dell’udienza in tribunale relativa alla richiesta dei pignoramenti delle aziende creditrici. Sul sito dell’Aral è intanto apparso un avviso che recita così: “Si invita i soggetti potenzialmente disponibili alla stipula di contratto di affitto di un proprio ramo d’azienda avente ad oggetto il trattamento e lo smaltimento di rifiuti solidi urbani ad inviare all’indirizzo pec: aral-spa@legalmail.it manifestazione di interesse in tal senso. Con la stessa dichiarazione potranno essere richieste tutte le informazioni specifiche inerenti all’esatto perimetro del ramo d’azienda ed ai relativi dati economici, necessarie alla valutazione dell’operazione, che saranno rese disponibili previa sottoscrizione di idoneo impegno di riservatezza. Si segnala che per ragioni oggettive e non disponibili da parte di Aral Spa il contratto dovrà essere sottoscritto entro e non oltre il 26 giugno 2018”.
La sostenibilità dell’intera operazione, destinata a gravare interamente sulle spalle di Amag Ambiente qualora si aggiudicasse il contratto, potrebbe essere assicurata a condizioni più accettabili se entrasse in campo un socio privato (“Il controllo resterebbe pubblico con il 51 per cento” puntualizzano a Palazzo Rosso). Contatti con due o tre soggetti, avviati in modo informale, esisterebbero già.