di Jimmy Barco
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La nuova linea di Di Masi pubblicata su tutti i giornali contiene un errore. Infatti detta linea non è “verde”, come è stato scritto, bensì da leggersi “al verde”. Per questa ragione, se subito ci piaceva, adesso dobbiamo dire che non ci piace più. Così mi sono divertito a parafrasare il mitico Giovannino Guareschi quando prendeva per i fondelli sul Candido i trinariciuti e il loro giornale. E così è successo anche da noi, per quanto riguarda i Grigi. E se non c’è l’Unità, oggi qui c’è però un giornale che gli assomiglia e c’è pure un po’ di becerume spruzzato qua e là.
La storia. A fine stagione, e con inusitata puntualità, Di Masi convoca una conferenza stampa e detta le linee guida ( dico “detta”) della nuova stagione sportiva: politica dei giovani, prestiti di validi virgulti delle grandi squadre Primavera, possibile valutazione dei giovani di casa, fine degli ingaggi di calciatori top, quindi fine degli ingaggi faraonici voluti nell’ultimo lustro. Lì per lì sembrano tutti d’accordo, sia le facce dei giornalisti in sala stampa sia la critica sportiva tutta il giorno dopo, almeno a giudicare dai report pubblicati post conferenza. Anche il tifoso e lo sportivo medio, in un primo momento, accetta una nuova gestione improntata sulla “sostenibilità aziendale” al punto che, dopo qualche giorno, alcuni sondaggi pubblicati, confermano una sostanziale adesione di tutto il popolo Grigio alla nuova politica sportiva.
Purtroppo, anche stavolta, il nostro Presidente ha commesso un passo falso: doveva infatti concordare preventivamente la nuova idea di gestione con quella frangia di ideologi, scienziati e arruffapopolo i quali, attraverso tastiere roventi, si credono i soli in grado di interpretare e indirizzare i desiderata di sportivi e tifosi mandrogni. E così, come facevano i dirigenti della vecchia nomenklatura comunista post bellica, arriva il contrordine: così non va. Quindi questi post trinariciuti, sentendosi evidentemente scavalcati dagli eventi e ignorati dalla Società, cominciano a sparare alzo zero sui loro canali preferiti: i social in primis e poi il solito giornale che stavolta aveva sposato, acriticamente come sempre, la nuova linea.
Nessuno, a parte La Stampa e il sottoscritto infatti, si era degnato di sottolineare, dopo quella conferenza stampa, un particolare magari piccolo bensì fondamentale: la proprietà può intraprendere la politica che ritiene consona alla situazione (in un ordinamento giuridico come il nostro che ammette ancora la proprietà privata mi pare legittimo …), l’importante per tutti noi è che faccia le cose per bene. La lettura del nuovo corso immaginato da Di Masi, invece è giudicato dal manipolo di trinari negativamente.
Loro dicono in sintesi: ma se non siamo riusciti a conquistare la B spendendo più di tutti gli altri come possiamo pensare di arrivare in cadetteria tagliando il budget annuale? Mi permetto di aggiungere che costoro non sarebbero stati d’accordo rispetto a qualunque politica societaria avesse proposto il Presidente. Ma il busillis mi pare sia un altro: qualunque politica adotti la Società è necessario spendere “meglio” rispetto al passato. Questa storia, che se non riguardasse il colore del cuore sarebbe tutta da ridere, non è finita qua.
Il vero organo ufficiale, sotto mentite spoglie, del trinariciume autoctono ha provveduto nel giro di tre giorni a cambiare linea. Come? Nel solito modo: dando molto spazio, senza giudizi o contradditorio s’intende, a un tifoso il quale ha teorizzato, in maniera assolutamente legittima si intende, circa le prospettive future della squadra, sollevando quindi un mare di perplessità a coloro i quali pazientemente aspettano solo di veder giocare ad agosto i nuovi campioncini. Solita operazione di bassa cucina: io, giornalista, certe cose non le dico perché “tengo famiglia”, ma faccio comunque in modo che, per interposta persona, si possa buttare impunemente un macigno nello stagno, così rimango amico di tutti e tengo i piedi in almeno due scarpe, forse anche tre.
All’ovest niente di nuovo, quindi. E se ci chiediamo come mai qui “non si vince mai niente” basta far mente locale a come sono stati trattati in questa plaga gli unici veri, solidi e appassionati dirigenti di calcio dell’ultimo trentennio: Gino Amisano e Luca Di Masi.
Meno male che certi ex giocatori, ex collaboratori ed ex dirigenti sono e rimangono fuori dalla società a fare cose che, quelle sì, sono sicuramente capaci di fare: attaccare nei momenti difficili e gufare nei momenti belli facendo pure finta di gioire ( vedi vittoria della Coppa Italia ). Esattamente la nostra tipica fattispecie, come ha peraltro confermato un nostro ex mister attraverso un’intervista a cuore aperto, un allenatore che di Alessandria se ne intende….
Ma il segreto che sta alla base di questa svolta della politica societaria sia quello di tentare di trasformare questo club in una società sportiva dotata di una gestione sana e sostenibile, appetibile per operatori seri che in futuro intendano fare calcio qui senza dover vendere le proprie aziende per farlo. La qual cosa significa un futuro tranquillo e la continuità assicurata nei decenni futuri. Ma per certi trinariciuti evidentemente la sopravvivenza dell’Alessandria, a prescindere dai Presidenti che la detengono, non è una priorità … lo so, lo so. La priorità per questi begli imbusti penso sia quella di lavorare a qualche titolo all’interno della Società, quale che sia, in qualunque categoria militi e a qualunque proprietà appartenga.
E così il problema (loro) è risolto … mentre incominciano i problemi per tutti noi.