Uno sguardo sul ponte #3 [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina.

Il nostro vecchio ponte sul Tanaro, quello che collegava la città alla fortezza ed all’omonimo quartiere, era luogo di transito ogni giorno per migliaia di persone e luogo di passeggio domenicale per singoli e per famiglie.

La particolarità di questa antica cartolina, a mio giudizio, sta nella presenza del manufatto che dalla riva si protendeva verso le acque del fiume. Residuo di attracco di natanti? Ultimo brandello di mulino ad acqua? Cos’altro?

Lanciamo qui un sasso nell’acqua e aspettiamo che i lettori ci diano la loro interpretazione. Mi piace anche ricordare che ancora verso la fine degli anni ’60 questa “passerella sull’acqua” esisteva ancora e che, durante le passeggiate domenicali con mamma e papà, mi ci avventuravo con un certo coraggio (o incoscienza…).

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Per commentare questa interessante cartolina del Fiume Tanaro e del suo ponte abbattuto, ho pensato di presentare un mio lavoro di qualche anno fa (novembre 2005), pubblicato sulla rivista “Tanaro: un fiume, il suo mondo… una volta” a cura del Museo Etnografico di Alessandria “C’era una volta” (Piazza della Gambarina). Edizioni “i Grafismi Boccassi”.

Tanaro. Il Tanaro. Parola magica per un alessandrino. Parola ascoltata e scandita da sempre, fin da bambino. Il Fiume Tanaro. Ognuno pensando e pronunciando questa parola rievoca il lento fluire delle sue acque, rivede le sue sponde. Sente lo scroscio fragoroso che il fiume genera passando oltre le arcate del ponte delle macchine: il “Cittadella”, o meglio ancora, con le parole che sentivo usare fin dalla più tenera età il Ponte della Cittadella. Sente l’odore della nita soprattutto nelle serate estive dalle parti di Piazza Tanaro e più in generale lungo le sue sponde.

La parola Tanaro mi ricorda e mi riporta ai tempi andati, quando ancora la piscina non era neppure stata pensata. Quando sulla sponda destra, tra il ponte della ferrovia e quello delle macchine, trovava spazio il Parco della Rimembranza.

Ecco… oltre gli alberi del Parco, giù, verso l’acqua, si scorgevano in vari punti piccole spiagge sabbiose… i nostri poveri lidi fluviali cittadini. Su una spiaggetta, in particolare, mio padre mi accompagnò diverse volte. Era una lingua di sabbia nei pressi del ponte della Ferrovia. In quel punto l’acqua era bassa e degradava dolcemente verso il centro del fiume. Non sembrava poter essere un luogo pericoloso per il bagno. I miei, però, erano bagni sui generis, non sapendo nuotare… Anche mio padre, fingendo sicurezza, non conosceva l’arte del galleggiamento e, per questo motivo, non osava sfidare le acque del fiume…

Ricordo che in una occasione ci accompagnava il mio amico e compagno di scuola Ferruccio Ramella, che invece in acqua se la cavava abbastanza bene. Volendo approfittare delle sue conoscenze acquatiche e disubbidendo agli ordini perentori di mio padre cercava di avventurarsi in acque più profonde. Qualche vergata di salice sulle ignude gambette gli fece subito cambiare idea…

Un’altra spiaggia da me frequentata a più riprese e per pochi anni era sulla sponda opposta a quella appena descritta, anch’essa in prossimità del ponte dei treni. Mi piaceva molto anche quella spiaggetta. Per raggiungerla occorreva almeno un quarto d’ora di bicicletta. Era vasta, bella, ricca di sabbia calda e pulita e vi si trovava pure qualche conchiglia fossile.

Poi l’inquinamento e il cambiamento fisiologico di quei magici momenti hanno interrotto le passeggiate al fiume, le merendine sulla spiaggia, le balneazioni.

Con le cartoline d’epoca ora si scoprono momenti ancora più antichi di quelli da me vissuti sulle sponde del fiume. Scopriamo che la Società Canottieri Tanaro non era dove la troviamo adesso ma si trovava nei pressi del Palazzetto dello Sport. Si vedono antiche barche da diporto, da voga e da pesca, pecore al pascolo sulla sponda del fiume, tramonti incantati e gruppi di persone elegantemente vestite in posa sotto le arcate del nuovo ponte degli Orti… appaiono così brandelli di vita del tempo antico. Tempi lontani in cui la città e il suo fiume vivevano in simbiosi.

Ed ecco allora, sfogliando gli album con le cartoline, comparire i ponti, il Borgo Cittadella, le barche con i bidoni della sabbia appena pescata. In altre cartoline si vedono buffi personaggi con strani indumenti per la voga che oggi fanno sorridere con un misto di malinconia… Vecchie cartoline che fanno sentire il fiume amico, compagno di svago e di lavoro, testimone di antico tempo e antichi amori…

Dopo i felici momenti ritratti sulle vecchie cartoline ci sono state due lunghe e terribili guerre, tempi di sofferenze di crisi e di preoccupazioni, poi venne l’inquinamento… e poi ancora una disastrosa e nefasta alluvione… ma questa è un’altra storia.