«Autorità, Rappresentanti Civili, Militari, Religiosi, Rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Cittadinanza tutta: Buongiorno e grazie per la Vostra presenza!
La celebrazione odierna in questo luogo così simbolico per la nostra Città non può che trovare ulteriori ragioni per consolidare la nostra consapevolezza sul significato che oggi, 2 giugno 2018, intendiamo dare al 72° anniversario della fondazione della nostra Repubblica.
Sì, perché, prima che celebrare, dovremmo essere consapevoli dei motivi che ci hanno chiamato ad essere qui questa mattina.
Sono motivi solo di “garbo istituzionale” nei confronti di chi ci ha invitato?
Sono motivi legati semplicemente ad una consuetudine e al “si è fatto sempre così”? Sono ragioni di semplice curiosità nei confronti di una serie di momenti celebrativi (l’alzabandiera, lo schieramento….) che pur hanno il loro valore e che non possono essere ascritti a semplice suggestione scenografica?
Sono — al contrario — motivi di maggiore profondità, tali da rendere sintonico il nostro comportamento esteriore con quello che fonda i nostri convincimenti più intimi riguardo al tema della Repubblica, della nostra Repubblica e di questo 72° suo annuale fondativo?
Queste — desidero pensare — sono le ragioni profonde del nostro ritrovarci e vorrei, come Sindaco di questa Città, non solo portare i saluti della comunità alessandrina alla Repubblica, ma anche sottolineare brevemente alcuni aspetti che ritengo utili per una analisi coerente, sincera e corretta del significato di questa celebrazione.
Per farlo, vorrei recuperare dalle tante considerazioni che si sono fatte in questi decenni, ciò che Sandro Pertini affermò nel 1978 nel suo Discorso di insediamento quale Presidente della Repubblica.
Egli rimarcava un’esigenza profonda, in questi termini: «Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione. E se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza».
Il senso della festa odierna non può dunque essere disgiunto dal richiamo — forte, appassionato e assolutamente condivisibile — di una difesa della Repubblica a cui sia pronto ciascuno di noi, in quanto cittadino.
Ma, quale Repubblica… dovremmo domandarci oggi?
Una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, la cui «sovranità appartiene al popolo» — come recita anche l’art. 1 della nostra Carta Costituzionale — il quale esercita questa sovranità «nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Una Repubblica che, con il contributo di tutti, persegua ancora oggi — permettetemi di dire — dopo 72 anni, l’obiettivo proprio di essere “giusta, incorrotta, forte e umana”.
Questi sono i quattro aggettivi che vorrei offrirvi come piccolo (ma spero profondo) viatico per vivere con consapevolezza la cerimonia odierna.
Una Repubblica che auspichiamo sempre più “giusta”, perché sul principio della giustizia si basa la forza dei valori di “libertà, uguaglianza e fraternità” che, dalla Rivoluzione Francese in avanti, conformano e caratterizzano le Forme di Stato e di Governo libere e democratiche.
Una Repubblica che auspichiamo sempre più “incorrotta”, perché il principio della trasparenza e della virtuosità di comportamento non può essere solo enunciato, ma vissuto con convinzione profonda, a tutti i livelli della nostra “Civitas” (statale e locale) e da tutti coloro che si sentono veramente “cittadini” (i rappresentanti eletti, così come gli elettori, le Autorità, i funzionari pubblici e i cittadini tutti).
Una Repubblica che auspichiamo sempre più “forte”: una forza calma ma possente, che veicoli la propria energia sia all’interno dei propri sistemi decisionali, che verso quei centri di potere (non da ultimo l’Unione Europea così come le Agenzie internazionali di Rating….) per affermare il nostro Paese, per difenderlo dalle supremazie tecnocratiche, per farlo crescere ulteriormente nel percorso iniziato 72 anni fa, sulle basi di una storia — certo a volte contorta e drammatica — che ha coinvolto l’Italia da protagonista già a partire dalle guerre di indipendenza risorgimentali.
Una Repubblica che — infine — auspichiamo sempre più “umana”, perché consapevole che le leggi non sono il fine, ma solo il mezzo per cercare di ordinare le situazioni di anarchia comportamentale e sociale che già i teorici del pensiero politico seicentesco (Hobbes in primis) rifuggevano come il peggiore dei mali.
Siamo tutti chiamati a dare un volto di “umanità” alla nostra Repubblica e ciascuno di noi sa “dove” e “come” operare per perseguire questo fine: il più sublime e, al contempo, il più difficile da raggiungere.
Alessandria — che in questo anno speciale celebra il proprio 850° anniversario fondativo — si sente forte di questa umanità e dei valori che, trasposti in una dimensione più grande quale quella della nostra Repubblica Italiana, sente di avere dentro, quali elementi caratterizzanti la propria identità.
Con questi pensieri, con l’ottimismo di credere nella comune costruzione di molteplici ambiti — locali, regionali, statali, internazionali — in cui esercitare al meglio l’esercizio dei principi democratici e di sovranità popolare, con la convinzione del valore della nostra storia cittadina così ben inserita anche nella storia della nostra Repubblica… con questi sentimenti, auspico la tenuta e l’ulteriore sviluppo della Repubblica Italiana, purché fondata sui principi che ho cercato prima di richiamare brevemente.
Buon proseguimento di festa a tutti, dunque, e lunga vita a una Repubblica — la nostra — che ancora può e deve crescere per ordinare la vita di tutti noi cittadini ai valori sanciti, ma ancora poco attuati, della nostra Costituzione».
Gianfranco Cuttica di Revigliasco
Sindaco di Alessandria
Intervento per il 72° Annuale di Fondazione della Repubblica Italiana
Cerimonia svoltasi nel Complesso Monumentale della Cittadella di Alessandria