Alessandria, i ‘più’ e ‘meno’ di una economia contraddittoria nell’analisi della Camera di Commercio. Che è ormai prossima alla fusione astigiana [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

L’ultima ‘Giornata dell’economia’ organizzata dalla Camera di Commercio di Alessandria, prima del definitivo accorpamento con quella di Asti, lascia un po’ di amaro in bocca. Se è pur vero che la statistica va letta e interpretata, è anche vero che i segni ‘meno’ elencati durante la relazione del presidente dell’ente camerale, Gian Paolo Coscia, segnalano una situazione di costante difficoltà anche nel 2017. Una difficoltà che va vista in termini di sistema e non di individualità, perché vi sono realtà imprenditoriali, in ogni settore, che non solo vanno bene, ma anzi crescono in modo significativo.

Sette pietre d'inciampo a ricordo di altrettanti deportati alessandrini CorriereAl

L’occupazione in provincia di Alessandria cala, rispetto al 2016, dell’1,2 per cento (gli occupati sono 171.000) con una flessione di duemila unità. Il dato medio piemontese ha invece visto una leggera crescita, pari al +0,4 per cento, che a livello nazionale si è attestata sul +1,2 per cento. Sul fronte opposto, la disoccupazione aumenta e il tasso si attesta sull’11,6 per cento, contro il 9,1 per cento del Piemonte e l’11,2 nazionale. Qualcosa è accaduto, se nel 2016 il tasso era al 10,8 per cento e nel 2015 all’11,5 per cento.

Il saldo fra imprese nuove e cessate è negativo per 402 unità, pari a -0,92 per cento. Un risultato che la stessa Camera di Commercio definisce come “il meno brillante del Piemonte”. A fine dicembre erano 43.292 le imprese registrate all’ente camerale. Andamento analogo per le imprese artigiane, diminuite del 2,14 per cento e un saldo negativo di -246 unità. In provincia lo stock di imprese registrate si ferma, a fine anno, a 11.215 (una impresa su quattro è artigiana).

Calano la cassa integrazione, il numero dei fallimenti e dei protesti: un segno che qualcosa va meglio, ma anche che quando l’occupazione è ai minimi termini c’è ben poco da mettere in ‘cassa’, così come i fallimenti che sono sempre meno perché la contrazione delle attività e le chiusure hanno ormai raggiunto livelli elevati.

Nell’analisi dell’ente camerale di via Vochieri 58 non mancano però i segni ‘più’. C’è quello della produzione industriale che nel 2017 è salito del 2,4 per cento e che nel primo trimestre del 2018 ha toccato quota +7 per cento, portando la provincia di Alessandria al primo posto in Piemonte. Notevole l’incremento dei depositi bancari e del risparmio postale. L’incremento nel 2017 è stato del 3.6 per cento, pari a +336 milioni di euro che hanno fatto toccare al risparmio la quota di 9,7 miliardi di euro. Altre sfaccettature di una economia e di un tessuto sociale dalle profonde contraddizioni.

Il rapporto sul 2017 cita poi l’aumento dei flussi turistici in provincia. Un trend vero, ma che non deve far fare i salti di gioia. Quella di Alessandria è la provincia che cresce meno in tutta la Regione e arriva da anni di criticità. Non poteva quindi mancare l’esportazione. “Nel 2017 – si legge sul rapporto camerale – il valore delle esportazioni ha raggiunto quota 6,5 miliardi di euro, concretizzando così una formidabile crescita (+17 per cento) rispetto al 2016 e superando di molto la già ottima performance regionale (+7,7 per cento). L’export di gioielleria e pietre preziose (primo componente dell’export manifatturiero) registra un valore di 2,1 miliardi di euro (un terzo dell’export manifatturiero) ed è in elevata crescita rispetto al 2016: +34 per cento, pari a mezzo miliardo di euro di esportazione in più. La crescita si registra verso Svizzera e Francia. Il saldo della bilancia commerciale estero è positivo: +2,8 miliardi di euro”. La statistica dice che l’Alessandrino resta uno dei territori meglio posizionati. Poi bisogna vedere dove e con quali imprese. Chi sta andando bene, migliorerà ancora di più. E sono quelle imprese e quei settori che contribuiscono al risultato finale, fotografato dagli indicatori statistici. Peccato che non vada altrettanto nello stesso per un’altra parte di tessuto socioeconomico, ancora profondamente ancorato a logìche e visioni imprenditoriali fuori tempo oppure al quel residuo di economia legata alle pubbliche amministrazioni che ha letteralmente drogato il mercato italiano.

È in questo quadro che la Camera di Commercio si appresta a dire addio al segretario generale, Roberto Livraghi. A fine mese andrà in pensione (assumendo un incarico di collaborazione per la gestione di Palazzo Monferrato) e sarà sostituito, in questa fase di transizione in vista della fusione tra Alessandria e Asti che lo ha visto ricoprire il ruolo di commissario, da Roberta Panzeri, segretario dell’ente camerale astigiano. Sarà lei (51 anni, alessandrina) il nuovo segretario generale della Camera di Commercio di Alessandria e Asti che nascerà, formalmente, a settembre dopo che il nuovo consiglio camerale (verrà nominato ad agosto dalla Regione Piemonte) avrà il eletto il presidente.