Barberis: “Il pensiero di Marx? Mai così attuale: capitalismo iniquo, e in crisi ovunque. I populismi? Molto meglio Giorgetti di Renzi…”

Barberis: “Al ballottaggio in Francia non avrei votato. Ad Alessandria sto con Oria Trifoglio, per dar voce anche a chi oggi non ce l’ha”. E sui Grigi…. CorriereAl 2di Ettore Grassano

 

 

“Sulla targa di corso Carlo Marx, al Cristo, c’è scritto uomo politico: ci faccia caso. Eppure Marx fu insigne filosofo ed economista, un gigante del pensiero. Non un politico, almeno non come lo si intende oggi”. A duecento anni dalla sua nascita (nacque a Treviri, in Germania, il 5 maggio 1818), attorno alla figura del filosofo tedesco, in tutto il mondo ‘padre’ e ‘icona’ del comunismo, sembra rifiorire una nuova stagione di dibattiti, riletture, contestualizzazioni ma anche ‘attualizzazioni’ in chiave contemporanea. Giorgio Barberis, politologo alessandrino docente al Dipartimento di Palazzo Borsalino, marxista si dichiara da sempre “non pentito, anzi orgoglioso di esserlo”, e sottolinea “il destino di Marx è sempre stato quello di essere ‘tirato per la giacchetta’, con etichette e interpretazioni spesso strumentali”. Succedeva già negli ultimi anni della vita del filosofo, tanto che spesso gli viene attribuita la battuta “non sono marxista”, ed è stata poi una costante fino ai giorni nostri.

Spesso Marx è stato icona molto sbandierata e poco studiata”, precisa Barberis, “e magari anche padre ingombrante, in diversi contesti storici. Ma bastano anche solo alcuni suoi scritti giovanili a renderlo un pilastro della filosofia politica: il suo “Sulla questione ebraica” ad esempio rappresenta ancora oggi la miglior critica ai diritti liberali. Già lì Marx ‘disvela’ tutte le contraddizioni insite nella società dell’epoca, evidenziando come sia impossibile parlare di eguaglianza formale di diritti fra i cittadini in una società che nella sostanza è fondata su una profonda disuguaglianza”. Il professor Barberis ha scelto proprio di parlare di Karl Marx alla serata Classici contro, proposta un paio di settimane fa al Teatro Comunale di Alessandria: “Incontro splendido – commenta -, in cui si percepiva il forte coinvolgimento del pubblico, giovane e non solo: forse c’è ancora speranza!”.

Barberis sorride, e accetta la sfida di provare a spiegarci, con cenni divulgativi e non accademici, perché Marx oggi è più che mai attuale, “e anzi molte delle sue previsioni si stanno realizzando con una precisione incredibile: oggi qualche decina di persone detiene nelle proprie mani gran parte della ricchezza del pianeta, mentre centinaia di milioni di persone vivono nell’indigenza, e il capitalismo ‘schiaccia’ sempre più il lavoro, e i lavoratori”.

 

Partiamo da qui allora professor Barberis: Karl Marx nel 2018. Studiarlo è solo un vezzo da filosofi e accademici, o no?
Marx è più che mai fra di noi mi pare, pur senza naturalmente trascurare ‘le dure repliche della storia’, per usare una sua espressione. Marx del resto non era un indovino, o un veggente. Ma ha saputo analizzare come nessun altro le dinamiche del sistema capitalista, la sua evoluzione, e la sua crisi. Certo, sbagliando anche mira talora: lui si aspettava che il capitalismo entrasse in corto circuito là dove si stava sviluppando con più forza. Invece le rivoluzioni in nome del comunismo avvennero poi altrove, dalla Russia alla Cina.

 

Lei conosce la battuta “il cristianesimo predica la povertà, il comunismo la realizza?”. Nel recente film Loro 2, al cinema in questi giorni, il regista Sorrentino la attribuisce a Silvio Berlusconi: ma è la sintesi di quel che pensano in tanti..
Non ho ancora visto il film, che andrò a vedere certamente. Ho visto invece Il Giovane Karl Marx, attualmente nelle sale anche italiane: e dico benvengano film e libri che riportano l’attenzione su temi oggi quando mai attuali. Lo sfruttamento dei lavoratori, tanto per citarne uno. Certamente la battuta, in quanto riferita a regimi come quello sovietico, contiene elementi di verità, ma oggi chi meglio di Marx può aiutarci a leggere ‘l’implosione’ in corso all’interno del capitalismo avanzato?

Parliamone…
La ricchezza del pianeta è concentrata in pochissime mani, i dieci uomini più ricchi del mondo detengono capitali che basterebbero a sfamare centinaia di milioni di persone costrette all’indigenza. A lei sembra normale tutto questo? A me no, e vedo che quando affronto il tema con i miei studenti, o ai dibattiti pubblici, la questione appare indecente a tanti. Anche se il sistema capitalistico in cui viviamo cerca di convincerci del contrario, al più introducendo correttivi quando il meccanismo appare sul punto di crollare…

Le socialdemocrazie: dal welfare state al reddito di cittadinanza…
Esattamente: la storia del capitalismo è lastricata di questi passaggi. Ogni volta che il sistema sembra sul punto di collassare, produce alcuni correttivi finalizzati alla conservazione, ossia meccanismi di parziale, minima redistribuzione delle risorse che plachino possibili crescenti rivolte delle masse diseredate. Oggi però il mondo capitalista mi sembra davvero arrivato ad un passaggio critico: la sua stessa sopravvivenza è a rischio, sia per possibili ‘attacchi’ dall’esterno, diciamo così, sia per una situazione ‘interna’ insostenibile. L’Italia è emblematica da questo punto di vista: in pochi decenni la ricchezza si è spostata in maniera pesante dal lavoro alla rendita. Ci sono persone che, senza alcun merito, vivono nell’agio senza fare nulla, e tante altre che, pur sapendo e volendo fare, sono a rischio sopravvivenza, o quasi…

Ma lei, professor Barberis, dove la vede oggi la coscienza di classe in giro? Perché rivolte da rubagalline si trasformino in rivoluzione non serve, marxianamente, un progetto rivoluzionario, e una consapevolezza da parte degli sfruttati?
Non c’è dubbio che sia così, come è evidente che il sistema costituito, i poteri forti o come li si voglia definire, sa come autoproteggersi, a partire dalle immediate ritorsioni economiche che vengono minacciate, e attuate, ogni volta che i popoli tentano di ribellarsi. Il caso greco è emblematico. Eppure Sanders negli Stati Uniti, Corbyn nel Regno Unito, i nuovi movimenti nati in questi anni in Grecia e in Spagna dimostrano che non solo esiste lo spazio, ma la necessità storica di una nuova sinistra anticapitalista, che rimetta la dignità delle persone e dei lavoratori al centro di tutto. E in questo senso rimango internazionalista: al capitalismo occorre contrapporre un progetto che vada oltre i confini dei vecchi stati nazionali, oggi più che mai anacronistici.

E l’Italia prof. Barberis: qui le istanze di protesta e malcontento sono state finora intercettate in pieno da 5 Stelle e Lega: anche lei è terrorizzato dai ‘populisti’?
Ovviamente servono molti ‘distinguo’, e magari un’altra intervista, ma rispondo con una semplificazione: tra Giorgetti e Renzi, Giorgetti tutta la vita. Chiarisco: non sono diventato leghista, e spero che la Lega abbandoni certi atteggiamenti demagogici e anche razzisti, sul fronte immigrati in particolare. Ma è evidente che la Lega, e i 5 Stelle, sono oggi partiti popolari, non populisti. La sinistra, quella vera in cui mi riconosco, non ha saputo da noi finora mettere in campo una proposta forte, solida, e appunto popolare. Ed è evidente che molte istanze, soprattutto sul fronte della tutela dei lavoratori, oggi sono portate avanti di più da questi partiti ‘populisti’ che non dalla finta sinistra di regime, simboleggiata dal Pd, che i diritti dei lavoratori li ha progressivamente ridimensionati, spesso anche con atteggiamento irridente verso chi voleva difendere la Costituzione, o l’articolo 18.

Ma a sinistra cosa succederà? Il Pd cambierà pelle?
Questo lo chieda a loro: a mio parere il Partito Democratico con la sinistra non c’entra nulla, si tratta di un grande imbroglio semantico. E prima spariscono meglio è. Dopo di che, mi auguro che in Italia la sinistra ricominci da un lato a dialogare con le persone in carne e ossa, a comprendere bisogni e priorità. Dall’altro che si riesca a mettere in moto un progetto politico in grado di ‘sintonizzarsi’ appunto con interlocutori come Sanders, Corbyn, Syriza, Podemos, per citarne alcuni: l’alternativa al capitalismo, e a questa Unione Europea sintesi ed espressione dei poteri forti e della conservazione, non potrà che essere, ancora una volta, internazionale e internazionalista. Marx insomma è attuale più che mai: anzi, se non ora, quando?