Un terribile incidente d’auto, un ragazzo e una ragazza che muoiono. Purtroppo è quasi cronaca quotidiana. Ma per Maria Luisa il volto maschile sul giornale è una fisionomia cara e familiare. L’amico del cuore fino a due anni prima. Lo sconforto è grande tanto quanto l’incredulità. Lei non lo vedeva più da quando lui si era fidanzato. Quando succede, si cambiano i giri d’amicizia e poi nessuno crede all’amicizia tra uomo e donna. Adesso se lo ritrova in una foto da patente, anonima e grigiastra. Con a fianco parole terribili che ne raccontano la prematura morte.
La vita comunque scorre sempre, un fiume pigro e un po’ triste, e una considerazione del genere colpisce la stessa Maria Luisa che si sente ancora troppo giovane (ha poco più di vent’anni) per lasciarsi andare ad amarezze dal sapore definitivo. Però, nei giorni che seguono, lei avverte che qualcosa attorno è cambiato. Strane e improvvise sensazioni di gelo sulle mani e sulle spalle, luci bizzarre che attraversano di colpo la sua visuale, l’impressione che ci sia qualcuno in casa anche quando è sola. Ma lei non abita in una casa vecchia e isolata, laddove le suggestioni riescono a ingannare il prossimo. Maria Luisa vive all’ultimo piano di un condominio in rione Pista, un palazzo vivace, più o meno rumoroso come lo sono tanti. Un posto dove i rumori di solito hanno una fonte certa.
Arrivano gli ultimi giorni dell’anno. Maria Luisa si reca dalla parrucchiera. Manca poco alla notte più pazza e urge un’acconciatura allegra per iniziare al meglio l’anno che verrà. Mani esperte si affondano nei suoi lucentissimi capelli rossi. Intanto una donna sulla quarantina, seduta a poca distanza da lei davanti a un altro specchio, la guarda con insistenza e ogni tanto sorride. Maria non soppesa la cosa. Sono ore e giorni particolari, la gente a volte sembra strana. E magari lo è. Solo quando si ritrovano assieme davanti alla cassa per pagare, nel farsi reciproci complimenti per le teste da veglione, Maria Luisa sfodera un’espressione interrogativa che costringe l’altra a rispondere: «Mi scusi se le sono sembrata invadente. È raro trovare una ragazza che si porta dietro il fidanzato dalla parrucchiera. Ed è ancora più raro vedere lui che accarezza per quasi dieci minuti i capelli di lei, dicendole in continuazione che è la ragazza più bella del mondo. Ma dov’è finito il suo ragazzo? Non l’ho visto uscire.»
Maria Luisa sgrana gli occhi e si sente la schiena percorsa da un brivido. Ma è costretta a sbottare: «Ma che sta dicendo?»
La signora sulla quarantina mostra allora una faccia di puro allarme e si porta le mani alla bocca, come se avesse commesso una gaffe imperdonabile. Riesce a sibilare: «Oddìo, mi scusi, non volevo», e esce di corsa dal salone.
Maria Luisa però la tallona al volo, facendo un cenno d’intesa alla cassiera a comunicarle che non sta fuggendo. E riesce a bloccare la donna proprio mentre sta salendo su un’auto posteggiata lì vicino. «Signora, non se ne vada così, mi deve una spiegazione.» La donna pare rassegnata, guarda verso terra, fingendo di contemplare la punta delle scarpe e po dice, tutto d’un fiato: «Io vedo. E a volte non ho la possibilità di distinguere i vivi da quelli che non lo sono più. Era una scena così tenera. Lui le accarezzava i capelli e diceva che erano bellissimi. Le ho sorriso quasi con una punta d’invidia.»
Maria Luisa tiene nella borsetta la pagina di quel maledetto giornale. La tira fuori e la mostra alla strana signora.
«Lo guardi bene. È lui la persona che ha visto alle mie spalle dentro il salone?»
Lei accenna di sì con il capo. E aggiunge: «Adesso è sul marciapiede che la sta aspettando.»
Maria Luisa volta il capo in quella direzione. Non vede nulla. Lei non “vede”. Ma sente che la sua vita sta per cambiare.
(Quartiere Pista, dicembre 1997)