Sanità: liste di attesa troppo lunghe? Ecco come fare….

Una visita reumatologica? Se ne parla nel 2018! [Controvento] CorriereAl 1Si legge su “Il Venerdì” di Repubblica del 25 aprile che “Fin dal 1998 se i tempi per esami e controlli vanno oltre i termini stabiliti, i pazienti hanno diritto a una visita privata gratuita. Però praticamente nessuno la chiede. Come mai?”

Questa possibilità la conosco da tempo grazie al desiderio di tenermi informata su ogni possibile diritto che mi spetta, anche se al momento non l’ho utilizzata, ma ho scoperto che si può contare solo sulle prime due dita di una mano chi è a conoscenza di questa opportunità grazie ad una Legge emanata ma tenuta ben nascosta da chi la dovrebbe proporre come alternativa ai cittadini.

Tale possibilità desidero portarla a conoscenza di chi vorrà leggermi per evitare lunghe liste di attesa che nonostante le Carte di Diritti dell’ammalato UE e le Carte dei Servizi nazionali che appaiono nei siti web delle aziende sanitarie, alla voce “tempi di attesa” ciò che si legge è utopia, ovviamente si trovano comportamenti diversi tra Regioni, alcune sono molto più efficienti della nostra da evitare tempi lunghi e disagi per gli ammalati.

Sta tutto scritto nero su bianco all’interno del D.L. n. 124/1998, articolo 3 comma 13 e successive modifiche nel tempo. La legge stabilisce il diritto del cittadino ad avere una visita medica o l’esame diagnostico in tempi certi a cui aggiungo il link dell’accordo Stato Regioni dell’11 luglio 2002 (repertorio atti n.1488) che sancisce: (Repertorio Atti n. 1488 dell’11 luglio 2002 CONFERENZA STATO REGIONI SEDUTA DELL’11 LUGLIO 2002 OGGETTO: Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul documento di indicazioni per l’attuazione del punto a) dell’accordo Stato-Regioni del 14 febbraio 2002 (repertorio atti n. 1386), sulle modalità di accesso alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e indirizzi applicativi sulle liste di attesa. La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano”.

A seguire nel tempo modifiche con Determinazioni e Delibere negli anni 2006/2007/2008/2009 e ulteriori indirizzi applicativi, operativi, contenitivi per la gestione delle liste di attesa.

In sostanza: qualora i tempi di attesa siano superiori, il malato può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, in intramoenia, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato. La prestazione sanitaria può essere effettuata anche nel privato, e avere il diritto al rimborso dall’azienda sanitaria. Al momento che si preannuncia una lunga lista di attesa, basta chiedere al CUD la procedura, se chi è allo sportello “strabuzza” gli occhi perché nulla sa, rivolgersi all’URP.

I tempi stabiliti sono: 30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli esami diagnostici e a mio pensare sarebbero già fin troppi. I lunghi tempi di attesa per avere una visita, un esame e aggiungerei un intervento ambulatoriale come può essere una cataratta, sono una piaga di molte Regioni italiane. Pare che in tutta Italia dalle Alpi allo Jonio, isole comprese, le domande effettuate per accedere per Legge a questa opportunità si contano sulle dita della mano.

Sulla carta e nei convegni tra politici, burocrati e addetti ai lavori in ambito sanità, sono tante le buone intenzioni che rimangono tali. Un esempio di “solenne dichiarazione” nella Regione Piemonte ad ottobre 2017: “Riduzione dei tempi di attesa,insediato il tavolo dei soggetti istituzionali
Antonio Saitta: La riduzione dei tempi delle liste d’attesa è una delle priorità assolute della Giunta regionale. Ribadita la necessità di interventi urgenti ed efficaci”.

Bla… bla.. bla … e mi chiedo se questi politici hanno titolo di amministrare un bene pubblico quale la Sanità con tanti bla… bla e per questo ne abbiamo le saccocce piene.

Intanto prenotare una visita oculistica se non è la prima volta, o fare una cataratta che ormai è ambulatoriale e sentirsi rispondere che c’è posto solo tra 24 mesi, per una persona anziana potrebbero peggiorarne la situazione nell’attesa ed è assurdo.
La vista è essenziale per chi ha la fortuna di possederla, e una lunga attesa potrebbe provocare un invalidità. Se i cittadini iniziassero a denunciare la “testa” di questo mal andazzo da parte di chi invece di perdere tempo in quisquiglie e sprecare denaro laddove non occorre è ben vero che più medici e più personale limiterebbero di molto tale grave e sentito disagio di lunghi tempi di attesa. Aver bisogno di una risonanza, una tac, una mammografia, e vedersela fissare a 13-14 mesi di distanza è cronaca di tutti i giorni in Italia, attendere un intervento perché mancano gli anestesisti è delirio.

Per concludere: le liste d’attesa sono uno dei mali storici della nostra sanità nonostante il diritto a essere curati sia stabilito dalla Costituzione. Negli ultimi anni i molti tagli negli ospedali dei distretti dell’ASL/AL, hanno portato solo svantaggi e problemi seri ai residenti delle cittadine soprattutto per lo spostamento da un angolo all’altro nella provincia aggiungendo che in molti casi mancano pure i mezzi pubblici. Le lamentele ci sono sempre solo che non arrivano fino all’Olimpo regionale in cui gli “Dei” del momento molto impegnati nella strategia di penalizzare ancor di più la sanità provinciale alessandrina al punto di non accorgersene.

Graziella Zaccone Languzzi