Sabato 5 maggio alle ore 18, nella Manica Lunga del Castello di Casale Monferrato verrà inaugurata la mostra “Love me Tender” con opere dell’artista casalese Alberto Raiteri.
L’esposizione, che sarà visitabile a ingresso gratuito fino al 20 maggio (sabato e domenica orario continuato 10-19) prosegue il percorso della rassegna Arte in Pratica in Monferrato, curata dalla Consulta per la Cultura e dall’Assessorato alla Cultura del Comune.
L’inaugurazione sarà anticipata da una performance che potrebbe urtare la sensibilità di alcuni spettatori per la presenza di scene di nudo artistico. Per questo l’accesso al momento inaugurale sarà riservato ad un pubblico maggiorenne.
Alberto Raiteri nasce nel 1966 a Casale Monferrato dove tutt’ora vive e lavora.
Consegue la Maturità Artistica nel 1984 e, nel 1987, la Laurea di I livello presso lo IED, Istituto Europeo di Design, di Milano, col massimo dei voti. Dopo un’esperienza presso l’agenzia pubblicitaria “Ormandy & Mayer” di Alessandria, nel 1991 fonda, insieme ad Elena Doria, l’agenzia“Raiteri & Doria Associati”, con la quale opera come illustratore editoriale e pubblicitario e come designer per alcune delle più importanti aziende del settore della casa e della cultura della tavola, sia in Italia che all’estero.Verso la fine degli anni ‘90, inizia il suo percorso di ricerca attraverso la pittura, alla quale si dedica interamente dal 2003, abbandonando definitivamente l’ambito pubblicitario.
Nel 1991 entra a far parte, come attore, della compagnia teatrale casalese “Nuovo Palcoscenico”. L’esperienza teatrale lo indurrà, nel 2013, ad abbandonare l’associazione per dedicarsi alla drammaturgia ed al suo nuovo ruolo di speaker ed insegnante di Public Speaking per privati ed aziende.
Ha partecipato a mostre personali a Modena, Torino, Ferrara, Genova e Berlino oltre a diverse collettive.
Spiega l’autore Alberto Raiteri:
«Love me tender è un progetto che si propone di indagare, attraverso la pittura, quegli aspetti sotterranei ed occulti dell’Uomo che regolano, all’interno del sistema sociale in cui viviamo, quei delicati rapporti fra l’Amore, filtrato dal sentimento come noi lo conosciamo e sperimentiamo, e la sua manifestazione nelle relazioni con gli altri.
La realtà contemporanea che ho inteso analizzare, propone continue sollecitazioni in grado di modificare pericolosamente la struttura stessa del nostro pensiero e di alterare il nostro comportamento.
La proposta sempre più frequente di “modelli” sociali inimitabili o addirittura devianti, l’utilizzo diffuso di alcol e droghe, l’assimilazione del cibo senza equilibrio ed una sorta di consumo prêt-à-porter della pornografia, hanno condotto progressivamente l’uomo oltre il confine della sua umanità per spingerlo verso un vagabondaggio identitario alla ricerca, frustrante e mai risolta, di se stesso.
Investito di un ruolo assegnatoli da un Sistema oppressivo e violento, egli non si identificherà più come individuo all’interno della società, ma come appendice meccanica di essa. Il principio di autoaffermazione risulterà pertanto filtrato da comportamenti aggressivi e compulsivi che, di volta in volta, egli dirigerà verso se stesso o verso gli altri.
“L’altro”, non sarà dunque più riconosciuto come individuo simile a noi, ma come parte, a sua volta corrotta, di quella società dalla quale ci sentiamo oppressi e rinnegati; ad esso sarà attribuita la responsabilità di tutti i mali che ci affliggono e, infine, diverrà ostacolo da sormontare per poter riconquistare la nostra identità perduta.
I metodi di condizionamento utilizzati dal Sistema, incorporati quasi sempre in modo inconsapevole, generano insicurezza, ci rendono deboli ed incapaci di accettare quella morte biologica e naturale che è parte integrante della vita. Nel tentativo di eludere l’inevitabile, spesso vissuto come traguardo tragico o perlomeno drammatico, ci consumiamo in azioni quotidiane, solo in apparenza normali, che conducono ad un’altra morte, prematura e dannosa, quella interiore.
È ciò che ho definito la dimensione del dramma, attraverso la quale filtrano tutti i nostri pensieri, le nostre emozioni e sensazioni: la dimensione attraverso la quale percepiamo la realtà. Una visione distorta dell’esistenza che ho inteso sottolineare attraverso l’uso di un segno forte e di colori violenti.
Nel tentativo di portare fuori dalla tela dipinta il dramma, che sostiene tutto il mio lavoro, l’inaugurazione della mostra sarà introdotta da una performance interpretata dall’attrice Daniela Desana, che lo manifesterà in tutta la sua realtà e materialità. Avvolta in un involucro di plastica che ne annulla simbolicamente l’identità sessuale e rappresenta l’omogenizzazione a cui il nostro sistema sociale sottopone ogni individuo, l’attrice-performer tenterà, attraverso una serie di azioni, di recuperare quella stessa identità che le era stata originariamente sottratta».