Nell’anniversario della scomparsa di Antonino Faà di Bruno, riproponiamo un articolo del 2013. Fu molto letto all’epoca, e lo sarà anche oggi. Scommettiamo?
di Andrea Antonuccio.
Forse non tutti sanno che il ruolo del Megadirettore Clamoroso Duca-Conte Piercarlo Ingegner Semenzara, indimenticabile personaggio del film Il secondo tragico Fantozzi, è stato interpretato dal nostro illustre concittadino Antonino Faà di Bruno, discendente del beato Francesco Faà di Bruno e dell’eroe della battaglia di Lissa generale Emilio Faà di Bruno.
E sono pochissimi quelli che sanno che il nostro Faà di Bruno, prima di cimentarsi come attore davanti alla macchina da presa, è stato nientemeno che comandante dei granatieri e medaglia d’argento al valore civile.
Nato a Londra nel 1910 (il padre, il marchese Alessandro, fu console generale a Londra fra il 1900 ed il 1915), all’età della pensione il Faà di Bruno decide di intraprendere per gioco la carriera di attore. Da allora, nel suo personalissimo palmarès si contano una ventina di film con registi di tutti i generi: da Carlo Lizzani (con cui esordì ne La vita agra) a Pierpaolo Pasolini, da Vittorio De Sica a Billy Wilder, da Mario Monicelli a Federico Fellini (Amarcord, tanto per intenderci).
La sua grandezza di interprete emerge pienamente nel 1976, quando Luciano Salce, intuendone le reali potenzialità comiche, nel Secondo Tragico Fantozzi gli affida senza esitazioni il ruolo del Duca-Conte Semenzara, in vacanza a Montecarlo con un dipendente estratto a sorte (Fantozzi, manco a dirlo). Chi non ricorda, oltre al famigerato “E la smetta di toccarmi il culo!”, lo strepitoso “C’est à moi” con cui il Semenzara si impadronisce ignobilmente della vincita di Fantozzi (“27… il numero dei miei anni”, come sussurrato prima della partenza dalla signorina Silvani).
Ma anche il semplice gesto degli scongiuri alla stazione, vedendo avvicinarsi moglie e figlia di Fantozzi (“Chi sono quelle due facce da menagramo?”), meriterebbe ben altra considerazione da quei critici nostrani che, Marco Giusti a parte, al cinema non si divertono se prima non si annoiano.
Antonino Faà di Bruno muore all’ospedale di Alessandria il 2 maggio del 1981, dopo 19 giorni di degenza. Ironia della sorte, un autobus lo investe a pochi metri da casa, proprio nella via dedicata all’illustre avo.