Gli anni ’70 del secolo scorso videro in Alessandria e nel resto d’Italia un marcato riflusso della qualità della vita rispetto alle aspettative del precedente decennio, messe in moto dalle speranze del ’68. Complici: la crisi energetica che per parecchio tempo mandò la gente a rinchiudersi in casa prima delle 11, il crescente terrorismo e una collettiva cupezza nei confronti del futuro. Se non ricordo male, persino la moda divenne lugubre: gonne lunghe e palandrane andarono a sostituire le minigonne. Una delle poche note positive, la nascita delle radio private cosiddette “libere”.
Soprattutto nei primi anni del decennio la nostra vita di provincia conobbe un ulteriore ripiegamento su sé stessa, andando a coniugare la più intima essenza del grigio. La dimensione politica “alla grande”, tipica delle metropoli, ad Alessandria si dimostrava un modello poco assimilabile. Le uniche note di appartenenza al contesto nazionale si udirono in occasione del cosiddetto “scandalo delle radiospie” e di presunti pedinamenti a Palazzo Rosso. Ma, nonostante un gran polverone iniziale- era il 1973, tutto finì nel nulla.
Fu proprio in questo periodo che si riscoprì in città il sapore un po’ inconsueto ma in realtà solo dimenticato della riunione esoterica. Così funzionari di partito, di giorno divisi fra gli interessi della classe operaia e le riunioni di corrente, assieme a insospettabili commercianti, si misero nottetempo a frequentare la magione del “Mago degli Orti”, personaggio specializzato in bilocazione (leggi, sdoppiamento e allontanamento del corpo astrale da quello fisico) che una sera tuonò così: «I comunisti non possono praticare il paranormale!». Oppure noti medici, commercialisti e veterinari divisero la loro sete di scienza tra pratiche ipnotiche e sedute spiritiche, tanto praticate con la Tavola Oujia, oggi di gran moda al cinema ma che allora nessuno conosceva, quanto con il più blasonato tavolino a tre gambe.
Ci furono almeno un paio di eventi memorabili. In realtà molti di più. Ma per cominciare, sappiate che in un appartamento in viale Medaglie d’Oro, un famoso chirurgo, durante una seduta con tanto di induzione post-ipnotica, mise in mano a un malcapitato presente una moneta da 100 lire. Questa, per effetto della suggestione a orologeria, prese a sfrigolare, bruciacchiando la carne della vittima. Sul palmo del suggestionato rimase visibile per parecchi minuti l’impronta rossastra della moneta. Il tipo che quella sera si era prestato al giochetto non affidò mai più i propri malanni alla classe medica. Per l’altro accadimento, in realtà ne ho già accennato alla fine del Superstite n° 366, riferendovi di un piccolo incidente stradale accaduto sempre in quella stagione, quando in via Volturno, più o meno all’altezza oggi del ristorante Moscardo, un automobilista perse il controllo della propria auto e centrò una mezza dozzina di Fiat 500, posteggiate a destra e a sinistra. A suo dire era stato terrorizzato da un’orribile e gigantesca forma nera umanoide che gli si era parata di fronte all’improvviso sbucando da un portone sul lato destro. Infatti, all’interno di quel condominio popolare antistante l’incidente, un gruppo di persone insospettabili aveva appena terminato una “seduta”, dimenticandosi di “congedare” l’entità chiamata a partecipare all’allegra riunione. In sé l’evento, se si potesse dimostrare un reale collegamento tra seduta e avvistamento del fantasma nerastro, sarebbe sul serio eccezionale perché sancirebbe il potere della privata visione, altrui ed esterna, nei confronti delle controindicazioni “apparizioniste” provocate da terzi. Ma siamo e restiamo nel campo dell’ipotetico.
Lo si sarà capito, io ero uno dei partecipanti alle conventicole. E posso riferire che, in ossequio al clima abbastanza paranoico dell’epoca, i movimenti notturni dei frequentatori dell’ultraterreno non sfuggirono sin da subito alle forze dell’ordine. Peraltro non si trattava di mera paranoia perché si era in pieno stragismo e avviatissima attività di Brigate Rosse e va da sé che un frequente andirivieni di persone “normali” (beh, si fa per dire), anche distribuite fra i sessi, non passasse sin da subito inosservato. L’appartamento più gettonato per i ritrovi e le eventuali séances si trovava nella centralissima via San Giacomo della Vittoria, a casa di un funzionario comunale. E forse solo il fatto di essere tra tutti dei personaggi al di sopra di ogni sospetto, per professione e per pubblica voce, ci evitò un’irruzione della DIGOS alla stregua dei covi clandestini. In ogni caso scoprimmo involontariamente come liberarci dei tipi sempre posizionati con l’auto di servizio sotto casa del nostro amico. Bastò in periodo carnevalesco organizzare una festa in tema e presentarsi sotto casa perfettamente agghindati da vampiri, zombie, fantasmi e altre amenità. Più che impressionante era la mummia da poco sorta dal sarcofago impersonato dall’amico Gianmaria, il cui volto, già di per sé poco rosaceo, era appesantito da un trucco verdastro color putrefazione in grado di spaventare anche il più scettico degli sbirri.
Dopo quella parata di mostri per via San Giacomo non avvistammo più auto in sosta con dentro due annoiatissimi “controllori”. Potenza delle tenebre e delle loro creature.