Agricoltura alessandrina poco ‘smart’? Il 4.0 è ancora lontano, ma in realtà l’innovazione c’è e continua a crescere. Come insegna Xfarm [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

 

L’agricoltura in provincia di Alessandria non è propriamente smart. Detta così non è molto chiaro, ma se si pensa che la traduzione è ‘intelligente’, allora l’equazione è che l’agricoltura alessandrina è poco intelligente. Attenzione però, qui si parla di tecnologia, quella che viene utilizzata nei settori produttivi e che è sintetizzata dal ‘4.0’. Se dell’industria 4.0 e di tutte le declinazioni nei settori produttivi si scrive moltissimo, si parla molto meno di quanto avviene nel settore primario. Un po’ perché l’agricoltura italiana, mediamente, deve fare i conti con una scarsa propensione all’innovazione e un po’ perché i pochi incentivi non fanno scattare l’interesse (come è avvenuto nell’industria che quanto meno sono serviti ad avviare un salto di qualitù anche culturale). Senza poi contare altri due criticità: l’enorme frammentazione di aziende e superfici e una età media elevata.

Mali nazionali e mali alessandrini? Sì, ma solo in parte. Perché la Camera di Commercio, guidata da Gian Paolo Coscia, con il seminario ‘Agricoltura 4.0: innovare concretamente in azienda’ ha permesso di scoprire come invece in provincia non manchino sperimentazioni, laboratori, start up. E anche opportunità concrete di sviluppo grazie ai fondi europei, come ha spiegato Nuria Mignone, Senior project manager alla Regione Piemonte (è stata responsabile dello sportello dei progetti europei della Provincia di Alessandria). L’incontro, organizzato in collaborazione con le tre organizzazioni agricole provinciali, ha raccolto una trentina di partecipanti nel salone di Palazzo Monferrato.

Ma quanto è tecnologica l’agricoltura alessandrina? Poco se confrontata con il quadro dell’agricoltura digitale che ha tracciato Carlo Bisaglia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Centro di ricerca ingegneria e trasformazioni agroalimentari (Crea-It), oppure con gli aspetti pratici e applicativi dell’elettronica in agricoltura illustrati da Mario Tamagnone del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari Crop Protection Technology dell’Universitàdi Torino. Però le eccezioni non mancano. Ecco alcuni casi alessandrini raccontati da Roberto Capurro della Sata Srl (sede centrale a Quargnento e sedi operative a San Benedetto dei Marsi e Scicli, è il socio di maggioranza del Cadir Lab di Quargnento, laboratorio di analisi e fornitore di servizi tecnici per il settore agroalimentare) a partire dalle applicazioni tecnologiche dell’azienda agricola Gavio fino al progetto di filiera cerealicolo ‘Harmony’.

Ma la sorpresa arriva da Valmacca con l’azienda agricola Vanotti e Matteo Vanotti, che con i fratelli Massimo e Marco sono la dimostrazione di quanto la digitalizzazione possa aumentare l’efficienza in agricoltura. “Le radici affondano nel passato e nella tradizione, ma oggi abbiamo deciso di fare il salto di qualità rispetto ai prodotti di alta qualità (è il caso del riso carnaroli, venduto anche in Svizzera e The Passion Food, piattaforma digitale per la vendita online di prodotti enogastronomici made in Italy) e alla tracciabilità su tutti i processi di produzione”. Matteo Vanotti è l’anima della start up ‘Xfarm’, sede a Villabella di Valenza e nata “per semplicare la vita degli agricoltori”. Il sistema è stato sviluppato in meno di un anno con la piattaforma che ora è in fase di test da parte di 1.044 aziende in tutta Italia (pari a oltre 9.600 ettari) che in tre mesi hanno aderito alla fase di prova. “Siamo agricoltori che da molti anni gestiscono un’azienda e conoscono molto bene tutti gli aspetti della complessa gestione. Abbiamo unito le forze con un team di ingegneri informatici ed elettronici per avere a disposizione le migliori tecnologie sul mercato adattabili al mondo agricolo. Il progetto – spiega Matteo Vanotti – è proprio nato dalla esperienza degli agricoltori che avevano un problema da risolvere e dei tecnici che sono riusciti a creare lo strumento che glielo permettesse”. La parola-chiave è ‘semplicità’ di uso (“Bastano due passaggi per inserire i dati, consultare, programmare”) ed è stata pensata per essere usata sostanzialmente solo con lo smartphone. “Xfarm é un software dedicato alle aziende agricole e le aiuta a creare in modo automatico tutti i documenti necessari. Per garantire un prodotto biologico, può creare i documenti necessari mostrando tutte le operazioni fatte sul terreno e i prodotti utilizzati. Il documento creato può cosi essere mandato facilmente alle autorità certificatrici. Allo stesso modo è possibile creare tutti i documenti necessari per adempiere ai doveri della Politica Agricola Comune (Pac) e aver cosi diritto ai benefici che ne conseguono” si legge sul sito www.xfarm.ag.

Tradizione e innovazione possono convivere. E allora anche se “in provincia si comincia ad approcciare al ‘3.0’, mentre il ‘4.0’ appare ancora lontano”, come ha commentato Roberto Capurro, in realtà il traguardo non appare così lontano come potrebbe sembrare.