L’amarezza e lo sconforto serpeggiano al ritmo di un passo lento…
Mercoledì scorso, 18 aprile, mentre facevo i canonici quattro passi di attesa tra un impegno ed una commissione, sono stato aggredito dallo sconforto. Per ben due volte e per cause molto diverse tra loro.
Dopo essere passato dal parcheggio ubicato proprio accanto al fossato della Cittadella, non ho potuto non mandare giù un boccone amaro.
Ecco il primo dei due.
Un “pezzo” di bastione bello grande è completamente rovinato e sta ancora subendo danni certamente causati dalle radici di piante, che vi crescono proprio sopra più rigogliose che mai.
Ma non è possibile con irrisoria spesa estinguere la mala piaga degli alberi che crescono sui bastioni come fossero in una foresta? Esiste un prodotto che asperso sulle foglie causa la morte della pianta, senza alcun problema per gli alberi che invece devono essere conservati. Cos’altro ho potuto vedere? Si osservano tutt’intorno (sui bastioni) tanti alberi tagliati alla base con tanti bei polloni che stanno crescendo e che prenderanno il posto della pianta madre. Sembra proprio che manchi la volontà di mantenere in piedi e conservare come si dovrebbe questo centenario monumento.
Tutto il denaro che era stato stanziato per la salvaguardia di quest’opera dov’è finito? Chi gestisce tutte quelle risorse? Il quesito resta aperto e chi sa parli ora… o quando gli farà comodo.
Incuriosito da questo spettacolo e per osservare meglio il danno, ho voluto fare una visita più dettagliata al muro caduto recandomi proprio all’interno del fossato che ospita questo manufatto.
In questa sede non voglio soffermarmi solo sui pericoli che l’intero complesso militare stia correndo. Parlare di pericoli è un eufemismo, naturalmente. Infatti basta recarsi sul posto e visitare tutti i fossati, osservare tutti i muri, i tetti e ogni costruzione, per verificare che i danni siano in stato più che avanzato.
Oserei dire che Il paziente è un malato grave e tutti i medici gli girano attorno osservandolo senza prendersene assolutamente cura. Il paziente è in fin di vita!!!
Qualcuno però deve/dovrà rispondere in prima persona. La cosa non deve finire all’italiana, con finale a tarallucci e vino!!! Chi deve intendere intenda.
Su questo argomento avrò modo di tornare con più dettagli prossimamente ed ora proseguo la camminata in Via Pavia, verso nord.
Quale non è stata la mia meraviglia nell’avvertire un odore nauseabondo proprio ai margini della strada?
Accanto ai bidoni per la raccolta dei rifiuti giacevano a terra, facendo bella mostra di sé brandelli di grossi pesci (le teste) e un ammasso consistente di pezzi di crostacei di non chiara identificazione.
A voler ricordare il detto popolare sostenente che “dopo tre giorni il pesce puzza”, oserei dire che giorni dal decesso ne siano passati molti più di tre.
Poi ho sorriso ricordando un altro proverbio… “Il pesce puzza dalla testa”. Ecco il motivo del tanfo nauseabondo! Erano tutte teste di pesci i brandelli abbandonati fra crostacei e molluschi. Insomma per dirla con due sole parole “un mare… di schifo”!
Allego fotografie che rimarcano anche su questo argomento quanto la società civile sia molto poco civile e concludo con una ipotesi che vuole essere anche una tesi.
La gente fa quello che le si permette di fare. Quindi, naturalmente, i colpevoli sono soprattutto coloro che dovendo intervenire in questo senso se ne guardano bene dal farlo.
La gente occorre educarla con le buone o con le cattive.
Visto che dare delle botte pare non sia molto elegante… oltre che proibito dalle attuali leggi, occorrerebbe far multe a tutto spiano. Queste sì che sarebbero giuste! (Oltre che obbligare i colpevoli a fare pulizia).