Che comodità passare dalla Francia all’Italia alla Germania senza dover presentare ogniqualvolta i documenti!
Certo però dobbiamo adeguarci a nuove modalità.
Esplico.
Alcuni giorni fa cinque gendarmi della Polizia Doganale Francese sono entrati in un centro di accoglienza per migranti a Bardonecchia.
La ragione: fare il test dell’urina a un uomo nigeriano che sospettavano fosse uno spacciatore.
Ciò ha scatenato il risentimento dell’italico popolo, gente comune più che la politica e la diplomazia nostrana.
Almeno per il momento.
La vicenda mi fa tornare alla mente un godibilissimo film del 1958, protagonisti Totò e Fernandel (sceneggiatura di Age e Scarpelli e musiche di Nino Rota).
Il primo vestiva i panni di un contrabbandiere napoletano perseguitato dal secondo, un doganiere francese che prestava servizio in un piccolo paesino tagliato a metà dal confine italo-francese.
Le vicende tra i due non hanno nulla a che vedere con i recenti fatti; anche il periodo storico è profondamente differente. Ma proprio per questo motivo l’idea che il senso di appartenenza e la giustizia abbiano un territorio, probabilmente, è da ritenersi superata.
Abbiamo salutato Sarkozy incensandolo, invidiosi della sua bella moglie italiana, fieri di come riusciva a deridere i protagonisti della nostra politica.
Abbiamo salutato Hollande, moderato e rassicurante nella sua normalità, prima di vederlo sfrecciare su una motoretta indossando un casco carico di intenzioni malandrine.
Abbiamo salutato Macron quale uomo moderno e innovativo, facendoci poi spiazzare dalle sue scelte al limite del nazionalismo più sfrenato.
Concludo.
Se guardiamo ai Transalpini con questa benevolenza, il sentimento deve essere totale e incondizionato; i cugini d’oltralpe sono ben consci di questa nostra sudditanza che storicamente tradisce una nostra debolezza.
E giocano sporco come abilmente solo loro sanno fare.
Che comodità passare dalla Francia all’Italia alla Germania senza dover districarsi tra divise diverse! Un’unica grande gendarmerie che serve e protegge!
Vesto i panni di Totò, dunque, ed elevo la mia voce ai quattro venti: “Liberté, fraternité, flessibilité!”