La scorsa settimana nell’alessandrino si è svolta PieModex 2018, importante, imponente e sicuramente costosa esercitazione internazionale di Protezione Civile per moduli ed esperti su un territorio come il nostro tutt’ora a rischio, perché la messa in sicurezza è ancora da completare nonostante lavori ad oggi effettuati.
Che non siamo ancora al sicuro noi alessandrini lo abbiamo capito a fine novembre 2016, quando abbiamo “strizzato” di brutto con la piena di Tanaro e Bormida, quando il livello del fiume ha sfiorato il parapetto del Lungo Tanaro. In quell’occasione l’ANSA diramava questa notizia: “Allarme piena ad Alessandria, piano di evacuazione per 7mila persone. Traslocato anche il piano terra dell’ospedale, invito a tutti i residenti dei quartieri vicini ai fiumi a salire ai piani alti”.
Quindi c’è poco da stare allegri, ed il 2016 ci ha fornito un segnale che le alluvioni si susseguono con tempistiche sempre più frequenti, e con livelli di ‘massima piena’ sempre maggiori.
Prima di curare allora non si dovrebbe prevenire? Bene avere una Protezione Civile preparata, ben organizzata, attrezzata e pronta ad intervenire, tale ruolo dovrebbe però essere la fase finale in caso di calamità.
E’ la prevenzione che dovrebbe essere un elemento irrinunciabile, e prioritaria in ogni politica di gestione e mitigazione del rischio idrogeologico. Ci sono fior di Università che “sfornano” professionisti di ingegneria ed architettura idraulica e geotecnica per la difesa del suolo e prevenzione dai rischi più o meno naturali, ma poi la loro professionalità si ferma di fronte alla presentazione di un progetto ovviamente pagato ma “cassato”, che finisce in un cassetto perché “MANCANO I FONDI”.
In questo strano marzo ‘invernale’, per alcune Regioni è tornata l’allerta alluvioni. Tanta neve anche in pianura, piogge frequenti, appena si rialzerà la temperatura la neve sulle alture si scioglierà, arriveranno anche le classiche piogge primaverili, quindi pioggia più l’acqua di fusione delle nevi che fluisce come ruscellamento. E noi alessandrini potremmo essere a rischio nonostante i lavori finora fatti. Unica certezza che a danno fatto interverrà fortunatamente la Protezione Civile, ma la pazienza dei danneggiati non durerà in eterno.
Mancano i Fondi: occorrono le casse di laminazione a monte della città, ma ci viene detto da sempre che “MANCANO I FONDI”. Altro problema non da poco: ci sarebbe da mettere le mani sulla muraglia del Lungo Tanaro che ha creato grave apprensione nel 2016, però dopo il rischio evitato, non mi pare che chi è preposto responsabile si sia preso il “mal di pancia” di occuparsene.
Sul Lungo Tanaro ho una “chicca storica” che vorrei portare alla conoscenza dei lettori. Notizia da La Stampa del 6 aprile 2006 a firma Franco Marchiaro: “Barriere mobili anti-piena”. È una intervista rilasciata da Marco Bologna, che annunciava “l’acquisto di “barriere mobili” da collocare in caso di piena del livello del fiume, sulla sponda destra del Tanaro subito dopo la testata del Cittadella, per evitare che l’ondata si riversasse su Spalto Borgoglio e Lungotanaro Solferino che sono a quota inferiore degli argini, allagando parte della città.”
Marco Bologna denunciava questo grave problema di potenziale rischio ben dieci anni dal pericolo corso nel 2016. Quindi si sapeva, si sa, ma non si tenta di porre rimedio.
Proseguiamo. Ci sarebbe pure da intervenire periodicamente per la pulizia degli alvei quando superano livelli pari agli argini di contenimento, ma mi è stato raccontato che in una Commissione comunale di fine 2017, un “preposto” disse che toccare gli alvei è proibito e che non si può fare.
In realtà è suffficiente che un’amministrazione formuli domanda alla Regione Piemonte, che non lo nega: bisogna solo averne voglia a meno che non vi è capacità e conoscenza di ciò che le normative consentono: studiare la materia?
Oltre l’arte del fare, per far prima bastano tre parole magiche: “MANCANO I FONDI”. E ancora: grazie a due cittadini, Giuseppe Monticone e Gianni Senetta, i riflettori si sono accesi sul ponte Forlanini dimenticato per anni, e da almeno tre amministrazioni nessuno si era reso conto della situazione formata nel tempo creando un probabile pericolo.
Incredibilmente molto lavoro è stato fatto ma non completato, c’era da rimodulare l’alveo ma si sono fermati, forse per “MANCANZA DI FONDI”? Nel contempo si tira avanti “strizzando”, e se ci va bene salviamo la pelle, mentre i nostri beni vanno puntualmente ‘a ramingo’ e i cocci sono e saranno sempre solo nostri. Niente manutenzione, niente prevenzione e chi ha responsabilità da anni va avanti con il ‘tira e molla’, con il lamento per niente credibile: “MANCANO I FONDI”.
Quando e dove si vuole i fondi si trovano sempre. I fondi però ci sono sempre per convegni, manifestazioni, progetti inutilizzabili perché poi ci viene detto che: “MANCANO I FONDI”.
Da anni seguo a distanza grandi impegni oratori in ambito che non producono nulla visto che in Europa puntualmente alluvioni disastrose si susseguono.
Andando nello storico di casa nostra: nel 2004 abbiamo ospitato il convegno provinciale/europeo INUNDA a Casale Monferrato e nel 2012, otto anni dopo, abbiamo ospitato un convegno “gemello” in Alessandria a Cultura&Sviluppo; INARMA, (io c’ero). Lo scopo era lo scambio di progetti nella difesa del suolo e cito un articolo per chi desidera conoscere di che parlo: “Progetto europeo Inarma 2012: e del progetto europeo Inunda 2004 che ne è stato?”
Durante il Convegno INARMA, nel salutare l’Ing. Sandro Terruggi, feci questa domanda: “Dopo INUNDA e dopo oggi con INARMA, ciò che viene prodotto darà risultati per metterci in sicurezza? Oppure non avanzeranno i denari spesi in questi mega convegni a discapito della cura del territorio?”. L’Ing. Terruggi con un sorriso, allargò le braccia senza fornire risposta. Nonostante ciò le alluvioni continuano ad esserci, con feriti, morti, e danni materiali privati e pubblici che non mancano mai.
Quanto hanno insegnato e prodotto i due eventi europei INUNDA e INARMA? Sono serviti a qualcosa?
Alessandria e sobborghi dopo il ’94 hanno subito danni più o meno rilevanti nel 2009 – 2011 – 2014 – 2016 e in ogni caso ci sono stati danni ripetuti e risarciti con fatica e da elemosina, ma i fondi per i grandi convegni non mancano mai.
“Minimizzazione”, vale a dire certificazione cartacea di sicurezza idrogeologica: fino ad ora riportato, dimostra che in in qualche modo la città non è ancora sicura in buona percentuale, la sicurezza però si può “minimizzare”. Se nessuno ricorda o non lo sa, esiste la “minimizzazione” da rischi idrogeologici e noi Alessandria ci siamo dotati di tale certificazione anche se i rischi sono sempre in agguato.
Una Delibera di Giunta del 27/09/2005 così recitava: “Deliberazione assunta dalla Giunta su Attestazione, Parere, Sottoscrizione e dichiarazione di Regolarità Tecnica Favorevole alla “minimizzazione” del rischio all’interno delle aree classificate IIIba del responsabile della Direzione Z) NO – Ufficio Area Sviluppo Territoriale ed Economico (Direttore Area) Arch. Enrico Pelizzone, 23 agosto 2005”.
In sostanza nel 2005 ci veniva assicurato per Delibera che la città all’interno di aree classificate IIIba era “minimamente” sicura, presumo che lo scopo fosse di urbanizzare con tranquillità, ma due anni dopo, da grande cartografia provinciale in mio possesso del 2007, Alessandria era stata classificata a rischio “R3-rischio elevato”.
Concludo: noi cittadini a volte veniamo titolati a mò di derisione e sfottò: “ingegneri idraulici honoris causa”.
Siamo valutati dall’alto in basso perché a parere dei preposti tecnici e politici non abbiamo titoli per trattare argomenti complessi. Eppure non siamo a conoscenza zero, perchè ci formiamo sul campo.
Il detto “aiutati che Dio ti aiuta” ce lo siamo inculcato giocoforza, vista la poca “vivacità” dei nostri “notabili” nello svolgere il proprio dovere soprattutto in sicurezza e la risposta: “MANCANO I SOLDI” è inaccettabile, ed è un comportamento irresponsabile.
Sappiamo benissimo che la grande percentuale di fondi per la difesa del suolo (che è altro da “Protezione Civile”), vengono spesi per il mantenimento della miriade di carrozzoni, a partire dai governativi a scendere Enti preposti compresi.