Un grande evento musicale di livello europeo capace di innescare un motore economico in grado di incassare risorse sufficienti a stanziare fondi per il progressivo recupero e valorizzazione della Cittadella di Alessandria. Un evento la cui regia è affidata a una società che grazie a un partenariato pubblico-privato raccoglie investitori privati (alcuni imprenditori del nord Italia hanno manifestato non solo interesse , ma anche disponibilità) che, come logica contropartita, possono realizzare larga parte degli interventi necessari, da quelli edilizi a quelli energetici passando per quelli strutturali.
Perché il progetto ‘Bergoglio 3.0, luogo antico vita nuova’, presentato in coincidenza con l’850° anniversario della fondazione della città e nell’Anno del Patrimonio Culturale indetto dall’Unione Europea, è pensato per l’integrale recupero della antica fortezza. Gianni Berrone ed Emiliano Poggio, ideatori e promotori, hanno illustrato, insieme ad alcuni membri del un gruppo di lavoro, le basi e le finalità del progetto teso alla “rigenerazione e alla valorizzazione della Cittadella di Alessandria”. Il modello gestionale punta a garantire nell’arco di almeno vent’anni una indipendenza economica ed energetica, senza ricorrere a fondi pubblici per completare gli interventi necessari a rendere interamente fruibile il complesso.
Un sogno a occhi aperti? No, almeno dal punto di vista progettuale. Il partenariato pubblico-privato finalizzato al recupero e valorizzazione di un bene è quanto meno normale in Europa. Certo, quello che spaventa sono i costi iniziali, stimati in un ordine ben superiore ai venticinque milioni di euro che lo Stato ha deciso di impegnare per la Cittadella, e quelli gestionali in quanto le stime fornite durante la presentazione parlano di almeno 350/370 milioni nell’ambito di uno sviluppo ventennale. Esempi di interventi simili comunque esistono all’interno dell’Unione Europea e hanno permesso il recupero e il riutilizzo di strutture simili alla Cittadella, benché di dimensione infinitamente inferiore a quella alessandrina.
Allo stesso tempo è però ancora un sogno non solo perché non esiste ancora alcun impegno scritto, tanto meno con quei funzionari della Unione Europea (settore Cultura) che “hanno manifestato un grande interesse e vedono di buon occhio il partenariato pubblico-privato”, ma anche in quanto manca l’elemento fondamentale: l’interlocutore pubblico. “Per iniziare è necessario un soggetto giuridico con cui confrontarsi e sottoscrivere l’accordo. Per ora esiste un gruppo di lavoro e una cordata di sette/otto imprenditori” dicono gli ideatori. E la controparte non può che essere lo Stato, attraverso il Ministero dei Beni culturali (da cui dipende la Soprintendenza). Il dialogo, assicurano i promotori, è in corso da tempo, ma finora non si è andati oltre il classico scambio di opinioni. Una intesa di massima sulla fattibilità del partenariato esiste, ma non si è ancora concretizzata.
“L’idea si sposa alla visione amministrativa che abbiamo per la Cittadella. I milioni stanziati serviranno sostanzialmente per la messa in sicurezza, mentre è necessaria una prospettiva ad ampio respiro che in futuro consenta di trasformare la fortezza in uno strumento di sviluppo”. Per Gianfranco Cuttica di Revigliasco, sindaco di Alessandria, è necessario guardare al futuro, e per farlo sono necessarie azioni in stretto legame con il gestore, ovvero il ministero, e l’Agenzia del Demanio che possiede la proprietà delle mura. “Il Comune – dice – è il custode e ha il compito di favorire lo sviluppo di idee che assicurino prospettive certe di intervento”.
Ma come funziona ‘Bergoglio 3.0’? L’idea è di portare ad Alessandria “un evento musicale internazionale multigenere, dalla classica al metal, capace di attirare almeno cinquantamila persone. Il festival potrebbe essere ospitato nell’area esterna agli spalti (circa 45 ettari, ndr), mentre all’interno potrebbero trovare spazio tutte le iniziative collaterali”. Fra ricaduta diretta e indiretta, le stime economiche sarebbero molto elevate, senza contare la promozione di immagine della città e del territorio provinciale.
I promotori portano come esempio il Sziget Festival di Budapest che nell’ultima edizione a fronte di quasi dodici milioni di costo ha registrato novanta milioni di incassi. Nato come rassegna per gruppi locali è cresciuto di anno in anno è oggi uno dei festival che conta le maggiori presenze in assoluto al mondo, grazie anche alla durata di una settimana (ad agosto). Sziget Festival conta più di sessanta palchi e ospita non solo musica dal vivo, ma anche dj set, spettacoli teatrali, proiezioni videocinematografiche, danza, esibizioni circensi, artisti di strada e manifestazioni sportive. È un evento unico nel suo genere. Se questo è il modello di riferimento, bisogna tenere presente però i tempi. Il festival è nato nel 1993 e ha impiegato quasi un quarto di secolo per diventare quello che è oggi.
Intanto il progetto ‘Bergoglio 3.0’ vuole andare avanti. Un secondo appuntamento è previsto tra fine marzo e inizio aprile per entrare nel merito dei rapporti con l’Unione Europea e i finanziamenti a cui il progetto fa direttamente riferimento. “Saranno invitati – spiegano Berrone e Poggio – un funzionario della Direzione generale Cultura della Commissione Europea, un funzionario di Eacea (https://eacea.ec.europa.eu) che gestisce i fondi europei destinati alla Cultura, per esempio attraverso il programma di Europa Creativa (https://eacea.ec.europa.eu/creative-europe_en), e un funzionario della Direzione Cultura e Creatività, consigliere del direttore e responsabile delle azioni relative all’anno 2018 dedicato al Patrimonio Culturale Europeo. Presenza importante per questo appuntamento – aggiungono – sarà inoltre quella di alcuni rappresentanti della direzione del Politecnico di Torino con il quale già da tempo abbiamo una stretta collaborazione”.