Il 4 marzo gli elettori dovranno valutare le proposte dei Partiti che, non potendo più contare sulle passate ideologie, devono scendere nei dettagli delle proposte che dovrebbero regolare le nostre vite nei prossimi anni.
La parte economica è quella che ha suscitato più dubbi e discussioni ed è ciò che vorremmo analizzare qui riferendoci ad alcuni documenti comparsi a cura di Roberto Perotti della Bocconi per la Repubblica e di Carlo Cottarelli per l’Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica.
Anzitutto, vorremmo ricordare alcuni parametri che serviranno all’analisi.
Ogni Partito o raggruppamento ha presentato dei programmi che presentano misure si spesa spesso non quantificate o difficilmente calcolabili. L’unica costante riguarda la mancata copertura degli impegni o dei ridotti introiti con conseguente vanificazione degli obiettivi di finanza pubblica auspicati.
Le risultanze globali delle misure proposte possono essere viste in queste tabelle con le spese
e le coperture
Iniziando dal Partito Democratico, la stima delle proposte può essere sintetizzata nella tabella seguente di Perotti
dove vediamo impegni con peggioramento dei conti per almeno 56 miliardi di euro tra maggiori spese e minori entrate. Spiccano per importo il sostegno alle famiglie con figli con 9 mld., spese per il “Ritorno a Maastricht” (maggior deficit) per 18 mld. e Eurobond (maggiori spese finanziate con bond garantiti dall’Europa) ancora pari a 18 mld. Dal lato delle coperture, oltre ad una generica “lotta all’evasione” e a 400 milioni stimati da effetti indotti dalle maggiori spese, nulla compare. Così stando le cifre, il rientro del debito pubblico ad una cifra pari al 118% nel 2022 (partiamo dal 131,6 attuale) pare irrealizzabile, anche nel caso di un avanzo primario (la differenza tra entrate e spese delle amministrazioni escludendo gli interessi passivi sul debito) al 2% annuo ipotizzato, non molto distante dall’1,7% del 2017. Altri Paesi chein passato sono riusciti a realizzare riduzioni simili del debito, hanno creato avanzi primari di almeno 4 punti annui nello stesso periodo.
Più critica sembra la realizzazione del programma economico del Centro Destra, sintetizzabile nella tabella seguente
I saldi di questo programma sono decisamente elevati, con uno sbilancio che può andare tra i 170 e i 310 mld. Spiccano le cifre destinate al Reddito di dignità (la differenza tra il reddito di cui si dispone e, probabilmente, 1.00 euro mensili) con 45 mld. impegnati, la flat tax con almeno 72 mld. richiesti (3,7 punti di Pil contro gli 0,7 richiesti dalla riforma Trump!), i minibot (titoli di Stato di basso taglio per rimborsare i debiti dell’amministrazione) con 100 mld., l’adeguamento delle pensioni minime (20 mld.) e l’azzeramento delle Legge Fornero, con almeno 15 mld. di impegno. Le previsioni del Piano elettorale del Centro Destra inoltre ipotizzano una crescita elevata del Pil nominale e dell’avanzo primario (dal 2 al 4% nel periodo di legislatura), almeno 10 mld. all’anno di entrate da privatizzazioni e una drastica riduzione delle spese primarie (6,3 punti rispetto al Pil). Gli analisti pensano che la riduzione al 112,8 del rapporto debito/Pil nel 2022 non sia realizzabile mentre sia piuttosto probabile un rapporto al 135,8% (oggi siamo a 131,6%).
Il programma elettorale del Movimento 5 Stelle prevede le seguenti stime (e le previsioni di Perotti)
L’elemento che più di tutti gli altri colpisce è l’obiettivo che si sono dati di ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil di 40 punti in 10 anni. Per ottenere tale risultato, una crescita “alla cinese” di 7,7 punti percentuali annui del Pil nominale potrebbero non bastare. E sono comunque impossibili da raggiungere dal nostro Paese.
Cottarelli stima misure espansive contenute nel programma per almeno 108 mld. e coperture per 45. Lo squilibrio di 63 mld. sconta anche le previsioni non correttamente definite del “Taglio agli sprechi della politica”, previsti in 50 mld. non meglio specificati. Non trovando quindi una corretta copertura, il taglio del debito di 40 punti percentuali, vedrebbe invece un probabile peggioramento dei saldi fino al 138,4% nel 2022.
Nelle spese spiccano i 15 mld. (29 per Baldini e Rizzo) destinati al reddito di cittadinanza, 14,5 mld. per aiuti alle famiglie (niente tasse sotto i 10.000 euro di reddito), 12 mld. per riduzione di cuneo fiscale e Irap, mentre tra le coperture le stime di Perotti vedono 20 mld. di spending review (documento Cottarelli) e 40 mld. (20 per Perotti) di nuove tasse tramite la riduzione di agevolazioni.
Anche le altre formazioni politiche candidate hanno presentato loro programmi che prevedono spese. Ma la loro quantificazione è difficile e non meglio specificata: quali possono essere i risultati delle proposte di Liberi e Uguali, che svariano tra imposte patrimoniali, welfare universale, revisione della Legge Fornero e Grande piano verde per la riconversione ecologica dell’economia?
Altrettanto fumose sono le previsioni di +Europa, Casa Pound, Civica Popolare o Forza Nuova, che comunque probabilmente non vedremo realizzate per l’esiguità di voti raccolti da queste Forze politiche.
Sullo sfondo restano i vincoli europei e le previsioni costituzionali sul pareggio di bilancio che, speriamo, potrebbero limitare i voli pindarici successivi alle elezioni, per portare un sano realismo e attività degne dei difficili momenti economici del nostro Paese.