di Ettore Grassano
“Non mi interessano i primi 100 giorni, ma i prossimi 1.700”, disse il professor Gianfranco Cuttica di Revigliasco al momento del suo insediamento a Palazzo Rosso, nell’estate del 2017. Consapevole che un conto è la famosa ‘luna di miele’ con l’elettorato nei primi mesi di mandato, altra questione è governare un comune capoluogo nell’Italia di oggi, con l’aggravante del percorso alessandrino degli ultimi 10 anni. Il sindaco di Alessandria ci riceve nel suo ufficio, in una fredda mattina di febbraio. Fuori, da Piazza della Libertà, è possibile vedere da qualche giorno il simbolo Alessandria 850 ‘stagliarsi’ proprio dal balcone del primo cittadino, e non è un semplice vezzo. “Il 2018 per Alessandria è un anno fondamentale: non solo per un fondamentale percorso di recupero della propria memoria e identità collettiva, ma anche e soprattutto per porre le basi di quel che saremo fra dieci o vent’anni. E i tasselli si stanno incastrando uno ad uno, come a costruire un mosaico”. Il sindaco Cuttica restituisce insomma al mittente, pur con il garbo che lo contraddistingue, le accuse più o meno velate di immobilismo (“ma c’è anche chi al contrario ci accusa di essere stati troppo drastici in certi provvedimenti, è il gioco delle parti”, sorride), e in questa chiacchierata ‘disegna’ i progetti per Alessandria nei quattro anni a venire, “guardando però ai prossimi venti”.
Sindaco Cuttica, a lei l’onore e l’onore di festeggiare quest’anno gli 850 anni dalla Fondazione di Alessandria. Un compleanno importante?
Assolutamente sì, e da celebrare nel modo migliore, anche con festeggiamenti popolari che certamente non mancheranno, in particolare a maggio, ma anche in altri momenti dell’anno. Il significato vero di questo compleanno però sta altrove, e va in due direttrici diverse.
Quali?
Uno: recupero di identità, memoria, fierezza della propria storia. Anche prendendo atto che l’Alessandria del 2018 è molto diversa da quella del 1968, quando si celebrarono adeguatamente gli 800 anni. Ecco, partiamo da lì: come è cambiata la città, e la comunità, in questi cinquant’anni? Innanzitutto (e qui lo storico dell’arte ha per un attimo il sopravvento, ndr) Alessandria ha scoperto, negli ultimi cinquant’anni, le proprie radici medioevali. Cito alcuni esempi concreti: Tinaio degli Umiliati, Santa Maria di Castello, Chiesa di San Francesco, scavi del Duomo, Broletto. Ce n’è abbastanza, mi pare, per essere orgogliosi, e per superare il luogo comune di Alessandria città senza ricchezze artistiche, tutt’altro. Ma naturalmente c’è anche altro: in questi cinquant’anni, ad esempio, Alessandria ha mantenuto, nonostante la trasformazione del mercato e la crisi, una forte identità industriale. E’ vero che sono scomparse diverse realtà storiche, di tipo artigianale e piccola industria locale, ma la consistenza sul fronte della produzione industriale, e anche dell’occupazione, permane. Basta leggere i dati. Poi c’è il tema dell’identità culturale: chi erano e com’erano gli alessandrini del 1968, e come sono ora? Anche all’epoca c’erano fenomeni migratori, ma molto diversi da quelli di oggi, interni al paese, e a fronte di un ciclo economico espansivo. Insomma tutti temi da esplorare.
Seconda direttrice?
Il futuro. Tutto questo lavoro di recupero e analisi del passato acquista senso se lo proiettiamo in avanti. Che Alessandria vogliamo costruire per i nostri figli? Come vogliamo concretamente muoverci perché città e territorio la smettano di discutere solo di declino, e si cominci invece a valorizzare il molto di buono che abbiamo, e che possiamo far crescere?
Anche qui stiamo sul concreto sindaco Cuttica. Esempi?
Il primo: Alessandria oggi è città con l’università, ma non ancora città universitaria. E allora ragioniamo concretamente di residenze universitarie, di servizi, di ateneo che si integra con la comunità cittadina, e con il tessuto delle imprese. Le risorse ci sono, anche la mia recente trasferta a Roma, per chiarire le modalità di utilizzo dei fondi europei, via Regione, va in questa direzione…
Significa che la Cittadella passa in secondo piano?
Assolutamente no. La Cittadella è un patrimonio immenso, da valorizzare. Ma precisiamo due cose: 1) la Cittadella è di proprietà del Ministero, non del Comune di Alessandria 2) per rilanciare davvero la struttura ci vorrebbero 300 milioni di euro, che nessuno ha. Serve un grande progetto, probabilmente con l’intervento di privati, oppure recuperando la vecchia idea di farne un punto di riferimento dell’esercito europeo. Comunque sia, non è un percorso definibile quest’anno, e non è una strada che il comune può percorrere da solo. Più sensato allora utilizzare le risorse già stanziate per recuperare la struttura mettendola in piena sicurezza, e utilizzarla per iniziative in maniera costante, aprendola il più possibile alla fruizione degli alessandrini, e anche di chi viene da fuori. Ma senza voli pindarici.
Insomma, tra centro e Cittadella la sua amministrazione preferisce il primo: valorizzare le vie centrali della città, sul fronte culturale e commerciale…
Non ho dubbi: anche perché, ripeto, è più realistico, in termini di risorse finanziarie necessarie. E le ricadute saranno più immediate e tangibili. Penso al recupero dell’area dell’ex ospedale militare, che potrà diventare sede di residenze universitarie ma anche, con il recupero della Chiesa di San Francesco e aree limitrofe, un vero e proprio baricentro culturale, e non solo, della città. Pensiamo ad una piazza coperta, ed ad un’area in centro città in cui gli alessandrini possono ritrovarsi, con bar, ristoranti, librerie o aree abidite ad iniziative di intrattenimento. Pensiamo parallelamente alla ricaduta su tutta l’area del centro cittadino: e ricordo a questo riguardo la nostra iniziativa che va ad incentivare con contributi comunali l’apertura di nuove attività, o l’ampiamento di quelle esistenti. Il che non significa abbandonare i progetti di recupero e utilizzo della Cittadella. Anzi, da questo punto di vista la Fortezza andrà collegata e integrata alla città meglio di quanto non si sia fatto finora. Via Dossena, ad esempio, forse è il caso di ‘ripensarla’: data la valutazione critica quasi unanime degli alessandrini sul restyling degli ultimi anni.
Altro asse decisivo, di cui molto si parla: la logistica, e i collegamenti in treno per Milano….
Tema assolutamente al centro del nostro programma di mandato: sul fronte logistica Slala sta ripartendo con nuovo slancio, e confidiamo in risultati concreti a breve. Noi, come comune di Alessandria, siamo decisi a dialogare, ma dialogare davvero e se serve anche battendo i pugni, con le Ferrovie su due fronti: il rilancio dello scalo ferroviario, e la linea passeggeri con Milano. Su questo secondo fronte, credo che le opportunità legate al secondo punto, in particolare, non sfuggano a nessuno. Avere collegamenti rapidi con la capitale lombarda è fondamentale sia per i tanti alessandrini oggi pendolari, sia per diventare attrattivi rispetto a tanti residenti dell’hinterland milanese, che dati i prezzi del nostro mercato immobiliare potrebbero essere stimolati da collegamenti ferroviari all’onor del mondo a trasferirsi ad Alessandria.
Periodicamente arrivano bollettini di guerra sullo stato di salute di Palazzo Rosso: ci sono progetti concreti, al di là degli interventi ‘in emergenza’?
Assolutamente sì: nel corso del 2018 intendiamo assolutamente intervenire sia per quanto riguarda il rifacimento del tetto, che della facciata e di alcune parti interne. Così come segnalo un altro elemento a mio avviso molto rilevante: il rifacimento della nuova segnaletica storico turistica della città: app on line comprese, naturalmente. Chiunque arrivi in città, ma anche tanti alessandrini ancora oggi un po’ disinformati, deve essere in grado di raggiungere senza problemi il Tinaio degli Umiliati, per fare un esempio, o più banalmente anche la nostra biblioteca o le sale d’arte.
Intanto però a maggio, per il compleanno ufficiale, ci regalerete anche iniziative a forte impatto popolare? Una bella festa di piazza insomma….
Ci saranno tante iniziative a cui stiamo lavorando, in grado di soddisfare tutti i palati e tutte le aspettative. Mi piacerebbe però, in particolare, realizzare una grande parata…anzi no, così sembra troppo militare. Diciamo una rassegna, con sfilata pubblica di tutte le realtà, militari e civili, che operano ad Alessandria a sostegno della cittadinanza. Forze armate, vigili, ma anche protezione civile, vigili del fuoco e molte altre. Credo che sarebbe importante per dare agli alessandrini una ‘visualizzazione’ d’insieme su come funziona la nostra comunità.
A proposito di sicurezza sindaco Cuttica: i suoi provvedimenti degli ultimi 6 mesi hanno fatto molto discutere, e secondo alcuni c’è ‘molto fumo e poco arrosto’, per così dire. Per altri siamo alla persecuzione dei mendicanti….Rifarebbe qualcosa in modo diverso?
Per nulla, rifarei tutto, e andremo avanti. L’iniziativa anti accattonaggio ha avuto un forte impatto simbolico, e ha fatto sì che molti alessandrini si sentano meno intimoriti nei confronti di certi personaggi, e pronti a far valere i propri diritti. Certo, so benissimo che l’attuazione della vigilanza costante in ogni zona della città è complicata, soprattutto per le risorse scarse del nostro Comando, che fa un lavoro prezioso. Però ora l’attivazione dei volontari (che hanno compiti di controllo del territorio, assolutamente coordinati dai nostri vigili) servirà senz’altro a fare un altro passo in avanti. In ogni caso, segnalo che, da quando sono diventato sindaco, non si registra nessun nuovo arrivo di migranti in città. Anche se, gli alessandrini lo sanno bene, i poteri del sindaco su questo fronte sono oggi piuttosto limitati: domani vedremo.