Ad Alessandria il collaudo tecnico-amministrativo del ponte Meier non appare in dirittura di arrivo, come non lo sarebbe anche il piano di manutenzione. La situazione sembrerebbe un po’ diversa rispetto all’ottimismo sbandierato da Giovanni Barosini, assessore ai Lavori pubblici, che rispondendo in Consiglio a una interpellanza del Movimento 5 Stelle a un certo punto ha assicurato che il piano di manutenzione sarà presentato “insieme al collaudo amministrativo (quello tecnico c’è già) che dovrebbe essere concluso entro qualche mese, anche se io spero entro qualche settimana”.
Esisterebbero invece seri motivi per cui la Commissione di collaudo non potrebbe concludere per ora il lavoro di verifica tecnica e amministrativa. Sul piano formale l’esame ruota intorno ad alcuni elementi fondamentali: la certificazione di fine lavori, il quadro economico, determinati interventi “che dovrebbero avere piena corrispondenza con il progetto del ponte” (è la spiegazione raccolta nei giorni scorsi in ambienti tecnici). E il manuale di manutenzione? “C’era già” viene assicurato da chi ha seguito la parte del collaudo strutturale, però “il documento va integrato in funzione dei costi di manutenzione sulla base delle indicazioni che devono essere fornite dall’impresa e dal committente”. Stima di costi che per ora non c’è. Il collaudo tecnico-amministrativo è affidata a una commissione composta da Paolo Platania, Roberta Bocchino (referenti della Direzione viabilità 1 e 2 della Provincia) e da Piergiuseppe Dezza, dirigente dell’amministrazione provinciale.
In pratica, il ponte progettato dall’architetto statunitense e inaugurato nell’ottobre del 2016 è ancora in attesa di un via libera definitivo, benché si parli di un esame solo documentale. Che la struttura sia solida, farà piacere a tutti. Che la struttura sia formalmente in regola è invece la parte di capitolo ancora da scrivere. Senza dimenticare che esisterebbero altri dubbi legati ad alcuni interventi decisi durante i lavori. È il caso delle lastre di cristallo previste in origine, però mai collocate. Non ci sono perché, è la spiegazione fornita dai dirigenti e dagli amministratori, rappresentavano una “sorta di orpello che non avrebbe impedito che qualcuno saltasse oltre il parapetto per gettarsi in Tanaro”. Nella versione originale del progetto si leggeva così: “I parapetti di protezione saranno realizzati in acciaio su disegno dell’Architetto R. Meier, un pannello di vetro di sp.4mm+PVB+4mm antisfondamento sarà posto davanti ai correnti in acciaio, per evitare l’arrampicamento”. La modifica progettuale sarebbe stata concordata e non vi sarebbe violazione contrattuale o altro. Poi c’è il caso di alcune bacchette che si sono sfilate. Effetto dilatazione in seguito a temperature troppo alte o troppo basse? Nel progetto originale era previsto “un innesto ogni cinque moduli tra le bacchette per il giunto di dilatazione”.
In ogni caso anche ai consiglieri comunali che hanno chiesto chiarimenti non sono stati forniti, per adesso, documenti dettagliati a riprova di queste decisioni.