“Ciao Dottore, ti aspetto”, “ciao Marco, arrivo appena ho finito con il signore”. Il nome del bambino è inventato, la scena no. Ed è questo il bello dell’Ospedale Infantile Cesare Arrigo, per tutti gli alessandrini ‘l’Ospedalino’: entri, ti aggiri per i corridoi, e non ti assale quel senso di malinconia inevitabile quando visiti un ospedale ‘per grandi’: ti sembra piuttosto di stare in una struttura ricettiva per bambini, una sorta di parco giochi. “E’ il bello dei bambini – sorride il dottor Alessio Pini Prato, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo –: sorridono sempre alla vita, sanno vivere anche i ricoveri ospedalieri in maniera meno tesa e drammatica degli adulti”. Il dottor Pini Prato è un giovane primario: dimostra anche meno dei suoi 44 anni, come del resto per lo più giovani sono i volti degli altri medici e infermieri che incontriamo durante la nostra permanenza nella struttura. E non pochi sono i motivi di orgoglio: “L’Ospedalino di Alessandria è eccellenza naturale per alcune malattie rare – sottolinea il direttore della Chirurgia Pediatrica – e meno di due mesi abbiamo salvato un neonato con un delicato intervento in urgenza all’esofago. In pratica lo abbiamo ricostruito, ora sta benissimo”.
Laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in chirurgia pediatrica, il dottor Pini Prato ha eseguito oltre 2000 interventi chirurgici pediatrici, chirurgia neonatale, urologia, chirurgia toracica, laparoscopia e toracoscopia. : è infatti autore di oltre 160 pubblicazioni scientifiche (21 delle quali inerenti la diagnosi o il trattamento della malattia di Hirschsprung), membro del review board del Journal of Pediatric Surgery, Acta Pediatrica, BMC gastroenterology, European Journal of Pediatric Surgery, World Journal of Pediatrics.”
Dottor Pini Prato, lei da poco più di un anno è direttore della Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale Infantile Cesare Arrigo. Un bilancio di tappa positivo?
Assolutamente sì. Per me questo posto è magico e particolare. Qui ero già stato un anno, come medico neo assunto, nel 2007. E tornarci dieci anni dopo, con ruolo diverso, è una soddisfazione particolare. Nel frattempo sono stato in Scozia, e ho lavorato in diverse realtà italiane: dopo aver studiato ed essermi specializzato in Liguria, con un’esperienza importante al Gaslini.
Genova, ma anche Milano e Torino: come si ‘incastra’ il nostro Ospedalino nella rete delle strutture pediatriche regionali piemontesi, e con la concorrenza di primarie realtà liguri e lombarde a pochi chilometri?
La concorrenza di qualità stimola sempre, e spesso si trasforma in cooperazione. Questa è realtà di vera eccellenza, non solo per la sua storia, ma per le professionalità che ci lavorano oggi, e la capacità di essere innovatori. Gli ospedali dotati di chirurgia pediatrica in Piemonte sono tre: Alessandria, Torino e Novara. Siamo una ‘rete’ che funziona bene, in cui ogni sede ha forti specificità e competenze, che mette anche a disposizione delle altre strutture.
La sua équipe come è composta?
Siamo 7 medici, compreso il sottoscritto, e 12 infermieri. Un team affiatatissimo, dall’età media piuttosto bassa, e dalla grande passione. Certo, qualche elemento in più in organico, soprattutto sul fronte infermieri, sarebbe senz’altro apprezzato, anche perché parliamo di un’attività 7 su 7 24 su 24, interventi chirurgici compresi, in casi di urgenza.
Quanti interventi avete effettuato nel 2017?
Complessivamente circa 1.100, di cui 400 ad alta complessità, e 700 a media complessità. Sono pazienti, ovviamente tra gli 0 e 1 18 anni, che arrivano da tutta la provincia per il 60%, ma per il 40% sono fuori area: il che significa dal resto del Piemonte, ma in buona parte anche dal resto d’Italia, sia centro che sud Italia. Questo perché, per alcune tipologie di interventi, il Cesare Arrigo è riconosciuto come vera eccellenza nazionale.
Il che significa anche un indotto non da poco per la città, essendo tutti i pazienti accompagnati dai parenti….
Non c’è dubbio, quando si fa riferimento al ‘peso’ che la sanità ha sull’economia di un territorio ci si riferisce anche a questo. Mi fa ovviamente piacere, in questo contesto, sottolineare un’altra peculiarità importante del nostro ospedale (credo che solo il Sant’Orsola a Bologna abbia qualcosa di analogo), ossia la family room. Ossia 4 appartamenti che, nel corso del 2017, hanno ospitato circa 150 famiglie, individuato tra i casi più lontani geograficamente, e meno abbienti. Per le famiglie, e per i piccoli pazienti, si tratta di un benefit non da poco: non solo per l’aspetto finanziario, ma soprattutto perché si riesce a ricreare un clima di ‘casa’, fondamentale per bambini e ragazzi.
Nelle scorse settimane, a proposito di eccellenze, avete salvato la vita ad un neonato venuto al mondo con seri problemi all’esofago…
Sì, è una tecnica di ricostruzione in cui ci siamo specializzati, e che naturalmente in casi come questo devi applicare in urgenza. Ora è trascorso un mese e mezzo, l’operazione è perfettamente riuscita, il bambino sta benissimo. Sono casi che ti rendono certamente orgoglioso.
Quanto utilizzate il robot chirurgico?
In genere per 10-15 operazioni l’anno, quando davvero è necessario. Ci muoviamo, come tutta la nostra Azienda Ospedaliera, con una logica di appropriatezza e sostenibilità. In quei casi, ci stostiamo ovviamente ad operare al Santi Antonio e Biagio.
I tempi di attesa sono un problema anche da voi?
Certamente vanno gestiti, ma ci riusciamo mediamente bene. Posto che ovviamente le urgenze hanno priorità assoluta, per tutti gli altri interventi l’attesa non supera praticamente mai i 90 giorni. Segnalo tra l’altro che, fra gli interventi programmabili e non urgenti, nel 2017 abbiamo avuto circa 100 circoncisioni rituali di bambini musulmani. Lo ritengo un presidio di civiltà, perché qui tutto viene fatto ovviamente in massima sicurezza, evitando conseguenze gravi.