“L’ospedale di Tortona è una realtà viva e funzionante, dove c’è personale di qualità, oggi abbiamo trascorso la mattina con loro e abbiamo verificato il grande impegno e lavoro che svolgono per i pazienti. Proprio per questo, ancora oggi non si spiega il declassamento del presidio imposto da Saitta e Chiamparino, che ha portato a chiusure di reparti e ha obbligato molti alessandrini ad andare a curarsi fuori regione” lo dichiarano Marco Botta, Commissario regionale del MNS e Gian Luca Vignale, Presidente del Gruppo consiliare del MNS in Piemonte, insieme a Daniele Cebrelli, responsabile del MNS Tortona, al termine della loro visita all’ospedale Santi Antonio e Margherita avvenuta venerdì mattina.
“L’ospedale di Tortona – proseguono Botta e Vignale – è bellissimo, praticamente nuovo ma solo parzialmente occupato. La cancellazione imposta da Saitta di molte strutture complesse ha di fatto vanificato i milioni di euro spesi per rendere il nosocomio di Tortona uno tra i migliori del Piemonte. In più, il non aver compreso che la vicinanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona fosse un valore aggiunto per mantenere le strutture complesse è stata una miopia gravissima”.
“La professionalità del personale e gli interni nuovi – aggiungono – contrastano con l’aumento della mobilità passiva. In questi anni, infatti, a causa dei tagli di reparti e strutture sono aumentate le liste d’attesa e i tortonesi e i residenti dei comuni limitrofi sempre di più preferiscono curarsi nei vicini presidi sanitari di Voghera e Pavia, con disagi e spese inutili”.
“E’ evidente che il taglio delle strutture complesse – concludono –, il declassamento del pronto soccorso e i milioni di euro spesi per avere un ospedale nuovo ma inutilizzato rendono il Santi Antonio e Margherita il simbolo del fallimento di Saitta”.