Arcidiacono: “Neurochirurgia è un’isola felice: e gli infermieri hanno ruolo e compiti di assoluta centralità”

Arcidiacono: "Neurochirurgia è un'isola felice: e gli infermieri hanno ruolo e compiti di assoluta centralità" CorriereAl 5“Qui in neurochirurgia siamo un’isola felice: il che naturalmente non significa che manchino criticità e problemi. Ma lavoriamo davvero come una squadra, e abbiamo obiettivi comuni e condivisi: a quanto pare anche con un certo apprezzamento da parte dei nostri pazienti”. Simona Arcidiacono è, nel reparto dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria guidato dal primario dottor Andrea Barbanera, la ‘caposala’, come si diceva una volta, o meglio la coordinatrice di 23 fra infermieri e operatori sanitari che ogni giorno e ogni notte, al fianco degli 8 neurochirughi, garantiscono funzionalità, efficienza e qualità di uno fra i reparti più ‘strategici’ dell’ospedale di Alessandria: “abbiamo due grandi tipologie di ricoverati: chi viene operato alla testa, e chi alla schiena. In un caso come nell’altro, si tratta di pazienti che necessitano di assistenza fortemente personalizzata, sia pre che post operatoria”.

Ma in cosa consiste, oggi, l’attività dell’infermiere/a? Quanto si è modificata (e via via sempre più professionalizzata) la figura nel corso dei decenni, e come interagisce oggi da un lato con il personale medico, dall’altro con i pazienti, e con i loro famigliari?

Arriviamo in reparto, al terzo piano del Santi Antonio e Biagio, una mattina Arcidiacono: "Neurochirurgia è un'isola felice: e gli infermieri hanno ruolo e compiti di assoluta centralità" CorriereAl 1feriale, e di turno ci sono diverse infermiere (tutte donne), che sono ben liete di fornirci, a supporto della chiacchierata con la dottoressa Arcidiacono, un punto di vista corale, davvero appassionato, sulla vita di reparto, gli impegni, le soddisfazioni della professione. Si percepisce subito un clima di forte condivisione, in cui certamente ‘la mano’ della coordinatrice ha un peso decisivo. L’ufficio di Simona Arcidiacono ha un tocco decisamente femminile (“qualche foto e qualche pianta servono a rendere anche un reparto di ospedale più accogliente”), e la caposala sceglie di sedersi al nostro fianco (“la scrivania crea una barriera inutile”) per illustrarci con competenza e coinvolgimento l’attività e la mission degli infermieri di cardiochirurgia.

Due disagi a confronto, e un Solone un po' ridicolo [Controvento] CorriereAl“Sono entrata qui in ospedale nel 1992 – racconta –, dopo la laurea in scienze infermieristiche, e certamente da allora il nostro ruolo è molto cambiato. Credo che lo percepiscano anche i pazienti: l’infermiere oggi è un professionista ‘problem solving’, gestisce ogni paziente in maniera personalizzata, analizzandone esigenze e bisogni. Esiste una cartella infermieristica del ricoverato, che viene aggiornata quotidianamente, così come ogni mattina si fa il punto della situazione con i medici di turno, per allinearsi su priorità e divenire di ogni singolo percorso clinico”.

Insomma, chi ha frequentato l’ospedale di Alessandria negli ultimi anni, come paziente o come parente di pazienti, già se ne è accorto da solo, ma a maggior ragione la dottoressa Arcidiacono conferma: qui nulla è lasciato al caso, o all’improvvisazione, e l’infermiere del 2018 è un professionista evoluto, e un protagonista del percorso sanitario di ogni ricoverato.

“Il mio ruolo in particolare è certamente delicato – spiega Arcidiacono -, poiché si tratta di coordinare un pool di professionisti composto da 13 infermieri full time, 3 part time e 7 operatori sanitari. Ma anche di interagire in maniera circolare con il primario e i medici, con altre professionalità sanitarie che intervengono nel percorso riabilitativo post operatorio, e naturalmente con i pazienti e i loro parenti”. Un mestiere certamente complesso, quello del coordinatore del personale infermieristico, che richiede notevoli capacità relazionali e organizzative, oltre ad un ragguardevole bagaglio di competenze tecniche.

Ma è vero che gli infermieri guadagnano troppo poco? La dottoressa Arcidiacono sorride: Arcidiacono: "Neurochirurgia è un'isola felice: e gli infermieri hanno ruolo e compiti di assoluta centralità" CorriereAl 2“rispondo con diplomazia: nel corso degli ultimi decenni la nostra professionalità è molto cresciuta, è nato l’Ordine, abbiamo un ruolo riconosciuto come strategico: forse il legislatore si è scordato qualche dettaglio sul fronte retributivo, ma mica si può avere tutto, no? In ogni caso, certamente esiste un problema di risorse scarse, nel nostro settore: ma qui in reparto, con le risorse disponibili, cerchiamo di lavorare al meglio, e di puntare su un modello organizzativo finalizzato sempre alla massima efficienza, e che metta il paziente al centro di tutto”.

Paziente che, però, è tenuto anche a rispettare regole precise: “i ricoverati, e soprattutto i loro parenti. Al momento del ricovero forniamo loro un opuscolo informativo che non solo descrive chi siamo, e come lavoriamo, ma fornisce anche indicazioni precise sul pre e post ricovero. Un ospedale non è un bar o un albergo, non si va e si viene come si vuole, e soprattutto si devono rispettare norme precise, anche dal punto di vista sanitario: nel pieno interesse dei ricoverati, ovviamente”.

Arcidiacono: "Neurochirurgia è un'isola felice: e gli infermieri hanno ruolo e compiti di assoluta centralità" CorriereAl 4Ricoverati che, è interessante segnalarlo, nella gran parte ricambiano, a posteriori, con giudizi e valutazioni più che lusighiere: “Non solo abbiamo ottimi riscontri nei questionari ufficiali di customer satisfaction – sottolinea la dottoressa Arcidiacono -, ma soprattutto tanti pazienti ci testimoniano la loro vicinanza e gratitudine con messaggi che appendiamo qui da noi, in bacheca”. Ce la mostra, nell’atrio del reparto, e in effetti appare evidente come pazienti di ogn età ed estrazione, ognuno a proprio modo, con scritti, disegni o fumetti, mostrano di aver trovato nel reparto di neurochirurgia del Santi Antonio e Biagio non solo elevata professionalità, ma anche qualcosa di più sul fronte dei rapporti umani e interpersonali.

La qualità del reparto, del resto, emerge anche se si prova a dare un’occhiata alla provenienza geoterritoriale dei pazienti: “Siamo il punto di riferimento di tutta la provincia, dove non esistono altri reparti come il nostro, ma in realtà non pochi dei nostri pazienti arrivano anche da fuori Piemonte: Liguria, Emilia, sud Italia”. Il che, per una sanità alessandrina che, complessivamente, pare soffrire non poco di ‘mobilità negativa’ certamente non è un dato da sottovalutare.

 

Ettore Grassano