di Jimmy Barco
www.lacantera.club
Godiamoci l’ennesima vittoria ottenuta dalla gestione Cerri-Marcolini in quel di Arezzo. Il tutto in attesa della partita infrasettimanale ad eliminazione diretta, al Mocca, contro il Renate, che ci dirà probabilmente se questa Alessandria, dopo la rivoluzione di novembre, è un fuoco di paglia (meglio sarebbe dire un incendio nel pagliaio, vista la durata e la consistenza del fenomeno) oppure un’autentica mutazione genetica. Propenderei per la seconda ipotesi, ma lo scrivo ‘sottovoce’ perché non voglio sfidare la cabala.
Comincio con una battuta, anche per smitizzare certi luoghi comuni dietro i quali si nascondono spesso gli addetti ai lavori del calcio: se fosse vero che per uscire da una situazione difficile o per ottenere risultati importanti la ricetta sarebbe “lavoro, lavoro, lavoro” e visti i risultati ottenuti dai Grigi fino a novembre, mi verrebbe da pensare che Stellini sia un fannullone ed i nostri giocatori un branco di sfaticati. E ci sarà qualcuno sempre disposto a spiegarci che i risultati positivi sarebbero arrivati anche se fosse rimasto Stellini in panchina. Naturalmente trattasi di minchiata improbabile, ma tant’è. La cosa divertente è che gole profonde dello spogliatoio lasciano credere che l’ex mister, supportato dal vecchio DS, ha rotto le palle a tutti quanti perché …. faceva lavorare troppo. Troppo o troppo poco lavoro una cosa è certa: Stellini allenava male questi giocatori e la pressione che metteva al gruppo coniugata a un’ esagerata attenzione ai particolari era probabilmente inadatta alle caratteristiche e alla qualità media del gruppo.
Ma pensare che Marcolini si sia limitato a togliere il piede dall’acceleratore mi pare ingeneroso e riduttivo. In primis Marcolini, appena arrivato, ha ereditato un 4-4-2 d’emergenza per poi passare a un 4-3-3 molto pragmatico, modulo che ha consentito di valorizzare al meglio il maggior numero di giocatori bravi presenti in organico. Il mercato ha fatto il resto, razionalizzando risorse e ricambi partendo da un progetto tecnico ben definito (bravo in questo il Carneade Cerri) e facendo a meno di giocatori che sembravano convinti di fare un favore alla collettività mandrogna giocare con la maglia grigia (ad esempio Casasola e Bellomo). Quanto durerà questa primavera di gioco (e soprattutto di risultati) non si può ancora sapere, so invece che adesso sono molti i giocatori che stanno offrendo il meglio e non è detto che la festa continui per tutti.
Ma, nel caso si dovesse perdere qualche colpo, non stiamo a buttare via il bambino con l’acqua sporca, pensiamo invece positivo con pragmatismo ed equilibrio. Pragmatismo ed equilibrio che, mi dicono amici di Livorno, sono diventati prerogativa della tifoseria labronica in questi giorni. Gli amaranto infatti, dopo aver tenuto nel girone d’andata un’andatura praticamente simile a quella dei Grigi di Braglia, in questo inizio del ritorno, sono andati sotto il treno, in maniera ancora più eclatante rispetto a quanto successo nella stagione precedente qui da noi. E pensare che la tifoseria livornese è sanguigna, fedele e appassionata. Evidentemente però, sia per i recenti trascorsi in massima serie sia per una cultura sportiva matura rispetto alla nostra, non è caduta nel tranello del “tutto sbagliato, tutto da rifare”. Vedremo come Sottil, la società, il DS, il gruppo e gli sportivi lavoreranno per uscire dalla crisi: se faranno quadrato hanno la possibilità di farcela ma se qualcuno delle suddette componenti non ha la forza, la pazienza e il carattere andranno a sbattere. Come noi l’anno passato.