Circa mille iscritti ad Alessandria che diventano oltre tremila in provincia. Ma nella Sala Viale della Camera di Commercio sono solo una ventina a seguire l’incontro ‘Innovation tour: New York City mai così vicina’, promosso da Ascom Confcommercio Alessandria e presentato da Alice Pedrazzi, direttore dell’associazione di categoria presieduta da Vittorio Ferrari.
Anche la diretta Facebook non raccoglie che qualche decina di visualizzazioni, che solo nelle ore successive superano il centinaio per ognuno dei due video che restano online.
Forse complice anche l’ora (le 10.30), la risposta non è stata ‘di massa’ per quello che doveva essere un evento formativo “per scoprire l’innovazione newyorchese nel settore retail”. O forse scoprire come è organizzato il retail in una delle città più globali del pianeta (quasi otto milioni e mezzo di abitanti, che arrivano a 23 milioni con l’area metropolitana) non è al centro delle priorità dei molti commercianti alessandrini che, come moltissimi altri in Italia, combattono la guerra quotidiana con un mercato asfittico e che lascia ogni giorno qualcuno per strada. Certo, le intenzioni erano buone: aggiornare gli imprenditori del settore, “accrescere la cultura d’impresa collettiva” (come sottolinea Ferrari), focalizzare l’attenzione sul valore che oggi hanno “l’innovazione, l’ibridazione, la sperimentazione, la contaminazione” nel terziario. E quindi favorire “la diffusione della cultura dell’innovazione”, facendo diventare, aggiunge Pedrazzi, l’Ascom il “punto di riferimento retail del territorio”.
Che l’innovazione, declinata sulla base di quelle che sono le specificità di ogni esercizio commerciale, debba essere protagonista, appare un concetto quasi scontato per un mercato, ad Alessandria come in qualsiasi altra città, che deve fare i conti ogni minuto con clienti che cambiano spesso abitudini e modalità di acquisto. Per focalizzare tutto questo, Ascom Alessandria e Ascom Sicuracusa, ormai stanno lavorando da tempo insieme, hanno messo a punto un progetto che, in collaborazione con Kiki Lab, società di consulenza, ricerche e formazione fondata da Fabrizio Valente e con sede a Brescia, ha portato, dal 20 al 24 ottobre, Cristina Colla, Gilberto Lombardi, Roberto Mutti e Roberto Siri (imprenditori nei settori dell’arredamento e design, illuminazione, farmacia e vendita auto) nella ‘grande mela’ dove ognuno “ha effettuato esperienze uniche, approfondendo dati e strategie con i retailer e di natura relazionale ed umana, in quanto l’esperienza di gruppo ed il confronto continuo stimolano la creatività e la ricerca di soluzioni nuove”.
Da Fabrizio Valente, collegato via Skype con Alessandria, arrivano prima riflessioni come “per stare sul mercato bisogna cambiare” o questa sottolineatura: “Abbiamo visitato i negozi mettendoci nei panni dei clienti”. Quindi una sintesi dell’attività di Kiki Lab: “Il nostro istituto-laboratorio offre progetti personalizzati, integrando l’offerta di consulenza strategica e operativa con ricerche, percorsi formativi e servizi. Partiamo dall’ascolto dei clienti, di esigenze e desideri, lo arricchiamo con lo studio delle tendenze e degli scenari, in modo da ‘anticipare il futuro’, realizzando progetti e percorsi in grado di valorizzare il dna di ciascuna azienda”. Quindi la parola passa ai protagonisti del viaggio che viene narrato anche per immagini. La forza del retail a stelle e strisce? “La capacità di esporre, attrarre, raccontare e creare atmosfera, sia che entrassimo in uno store di vestiti, elettronica o alimentari, ti portava alla fine a comprare, senza guardare il prezzo”. E così c’è chi è uscito con un sacchetto di arance pagate mediamente il 40 per cento in più rispetto a un prezzo italiano.
Negli Stati Uniti le tecniche di persuasione commerciale sono nate molto prima che la vecchia Europa cominciasse a formulare le prime riflessioni sulle potenzialità del mercato ad alto consumo.
Senza dimenticare che nella patria del business e dell’innovazione, c’è un mercato dove non esiste in solo paletto normativo o contrattuale simile a quelli italiani, quindi tutto è possibile. Anche creare un ospedale per le bambole dove bambini e genitori fanno la fila per portare il giocattolo del cuore a farlo curare. Poi quasi tutte le realtà visitate fanno capo a multinazionali, sono store di rilevanza nazionale e internazionale e anche quando si entra in un negozio di dimensioni più ridotte la cui attività è affittarfe abiti su abbonamento, non ci si deve dimenticare che il mercato di riferimento è di dieci-dodici milioni di abitanti, praticamente Piemonte e Lombardia insieme.
Che la formazione sia essenziale è un principio ormai metabolizzato in ogni ambito economico, imprenditoriale e professionale. La differenza è rispetto al come farla. Sicuramente il viaggio a New York ha entusiasmato, il fascino travolgente della metropoli americana non è lontanamente in discussione e quello che si vede nella ‘grande mela’ è difficile ritrovarlo anche solo in una delle altre grandi città degli Stati Uniti. Gli spunti non sono mancati e qualcuno dei partecipanti ha anche iniziato a tradurlo concretamente all’interno della propria attività d’impresa. Resta ora da vedere come le proposte e i suggerimenti dell’Ascom riusciranno a raggiungere le migliaia di commercianti che non potranno mai fare un viaggio di questo tipo o che non hanno la possibilità economica di investire in una simile formazione ad alto valore aggiunto.