1) Da questa settimana siamo in par condicio. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e la Commissione parlamentare di vigilanza hanno emanato i rispettivi regolamenti, in applicazione della legge del febbraio del 2000, n.28 sollevando ire tra i massimi “guru” dell’alta informazione: “Elezioni 2018, l’ultima follia dell’Agcom: par condicio anche per i giornalisti. Nei salotti tv l’opinionista dovrà dire da che parte sta”. Nel frattempo: ciò che devono rispettare rigorosamente carta stampata, testate di informazione online, radio e TV, di fatto non vale per i social. Quando la par condicio è stata varata lo strumento social non era ancora così pervasivo, ma oggi la situazione è ben diversa. Come si potrebbe controllare tutto ciò che viene pubblicato su Facebook e Twitter? E chi riesce a controllare i commenti firmati o anonimi agli articoli dei giornali online? Non parliamo poi della limitazione e della libertà editoriale, costretta a cronometrare minutaggi o numero di righe dedicate. Abbiamo davanti a noi una trentina di giorni di ‘bavaglio’. Un esempio locale? Da oltre due settimane seguo le fatiche di Dede Vinci, giornalista di Telecity che tenta di “frenare” gli interventi liberi di cittadini che puntualmente protestano in diretta alla trasmissione Filo Diretto. Curiosità sulla par condicio: fu promulgata nella XIII Legislatura, con la Legge n. 28 del 22 febbraio 2000 (G.U.n.43/22.02/2000). Una Legislatura in carica dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001 anomala e curiosa perché nei cinque anni vi furono tre Presidenti del Consiglio: il titolare fu “sbalzato dalla sella” e l’”usurpatore” durante il periodo fu sfiduciato, gli fu dato un secondo incarico ma alla fine dovette cedere ad un terzo che concluse il quinquennio. I Presidenti della Repubblica del tempo che forse avrebbero dovuto indire nuove elezioni erano Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. Ricostruendo la storia della XIII Legislatura, mi pare una fotocopia di questa XVII che si sta concludendo: una staffetta di tre Presidenti del Consiglio ‘sotto’ un terzo Presidente della Republica dalla “caratura” dei suoi predecessori, che ha scelto di tirare avanti stancamente senza indire corrette elezioni. XIII e XVII: due numeri nella credenza popolare sfigati pari ad un anno bisesto?
Voto: 2
2) All’amministrazione che negli anni 2008 – 2011 ha (ri)scoperto la fortezza Cittadella, iniziando a ripulirla e deforestarla, per dare a “Cesare ciò che è di Cesare”. In questo periodo si parla molto di questo bene storico, nato sotto la cattiva stella di essere ubicato nel territorio di Alessandria. Nel dopo alluvione che ha colpito anche questo nostro monumento enti pubblici, comitati, associazioni istituzionali e privati non hanno prodotto granchè. Nel 2016 la notizia di 34 milioni di euro (25 milioni di euro dal Governo oggi uscente e 9 milioni dalla Regione uscente fra un anno), anche se a pensar male potrebbe essere il solito denaro annunciato in prossimità di una tornata elettorale: “Piovono milioni sulla Cittadella. Rossa: “un grande risultato di questa amministrazione”. Penna: “Facciamoci il College dell’Università”. Spero di sbagliarmi a pensar male. Desidero però riportare alla memoria un impegno reale sulla fortezza, perché non se ne parla mai. Nel 2007 la Cittadella passò dall’amministrazione militare a quella civile, e un anno dopo, nel 2008, l’ottimo Prefetto Francesco Castaldo chiese all’amministrazione Fabbio uno sforzo per poter celebrare i 150 anni dell’Unità di Italia nel 2011 nella Cittadella. A partire dal 2008 l’allora assessore comunale ai Lavori Pubblici Franco Trussi, con alcuni operatori coordinati da Stefano Gagino (consigliere ex AMIU), intervennero laddove vi erano piante di invasione, erba alta a uomo, costruzioni ricoperte nella totalità da verde infestante, tutto per riportare alla luce, ripuliti, alcuni sotterranei del quartiere San Michele che dall’alluvione del 1994 nessuno più utilizzava e nei quali regnava ancora il fango, dopo l’invasione delle acque del Tanaro. Un impegno gravoso, e non basta una pagella per raccontarlo. Giorno dopo giorno, con le opere di pulizia che fecero emergere nuovi spazi, l’ amministrazione Fabbio consegnò alla città e all’amministrazione entrante nel 2012 la Cittadella fruibile che oggi conosciamo. Cito due link da leggere per chi vuole approfondire: “La Cittadella riapre la porta di soccorso – 01/10/2009”, “Continuando a scoprire Cittadella -09/01/2011”
La Cittadella è un bene da preservare e non mi pare che, dopo il 2012, si sia proseguito adeguatamente.
Voto: 10
3) Sulla Bormida occorre un nuovo ponte: questa è una novità, chi l’avrebbe mai pensato? Si legge: “Secondo ponte sulla Bormida: sì, ma dove e come?”
Da quando stilo le pagelle, ho trattato l’argomento “nuovo ponte sulla Bormida” già due volte: nel 2016 e nel 2017. Per questa terza desidero fare un percorso diverso dalle altre due, e sarà necessario inserire diversi link per far comprendere che ci sono “antiche” delibere, basta visionarle: ma si sa, questo è il paese del dire e mai del fare. Intanto per chi non lo sa ricordo che l’attuale ponte sulla Bormida è stato inaugurato il 7 luglio 1915: 103 anni fa. Un unico attraversamento di collegamento tra la città, Spinetta Marengo e oltre. Andando alla ricerca di informazioni, cito il libro del Prof. Piercarlo Fabbio “(Per Ora) Senza titolo”, grazie al quale scopro che già nel dopo alluvione si parlava di un secondo ponte sulla Bormida.
La Provincia di Alessandria aveva inserito nell’elenco annuale delle opere pubbliche relative alla ex SS 10 un ponte in calcestruzzo e acciaio. Per saperne di più ho contattato il Prof. Fabbio che cortesemente mi ha dettagliato ciò che mi premeva conoscere e inviato il link di un documento datato 09/12/2004: “Secondo ponte sulla Bormida? Sì, ma con i soldi dello Stato!”
Risultato? Opera pubblica rimasta nel cassetto. Nel proseguo del tempo un BUR- Bollettino Ufficiale n. 10 del 9/03/2006 – Deliberazione della Giunta Regionale 7 febbraio 2006, n. 15-2111 – relazione Borioli e Caracciolo, recita: Variante di accesso ad Alessandria lungo la ex SS10 “Padana Inferiore” oggi S.R. 10 “Padana Inferiore” con nuovo ponte sul F. Bormida”
Risultato? Campa cavallo e sono passati dodici anni circa. Nel marzo 2015 si leggeva sugli organi di informazione locali la dichiarazione e promessa del capo della Protezione Civile Gabrielli all’ex sindaco Rossa: “Sì al secondo ponte sul fiume Bormida per le problematiche idrauliche che l’attuale ponte ormai vetusto per il traffico che deve sopportare e per le campate che possono rappresentare un problema in caso di piena significativa”.
Questo accadeva tre anni fa. A marzo saranno eletti nuovi parlamentari, chissà se almeno uno di loro avrà la capacità nei cinque anni di portare a casa un secondo ponte di attraversamento sulla Bormida seguendo la regola del fare e non solo del dire?
Voto: 3