Un superstite sguazza nei ricordi. Ma, per non riempire la rubrica di “coccodrilli” spesso inevitabili, se proprio ai ricordi deve ricorrere, dovrebbe avere il dovere e il buon gusto di utilizzare quelli più divertenti e, a loro modo, istruttivi.
Oggi andrò a elencare le location più strane in cui ho suonato nella mia vita.
Quando dico “strane”, lo faccio in relazione all’evento ospitato, ovvero una manifestazione musicale, una serata danzante o una parodia di concerto. Alla fine di queste note sulle quali tenterò di essere il più neutro possibile, concorderete che si può suonare ovunque. E non vi tedio con la troppo raccontata faccenda del carro agricolo su prato erboso pendente perché ne ho scritto negli anni addietro sino alla noia.
I luoghi mitici – che non sono più, ma fanno oggi parte di un impasto mitico di verità e di leggenda – li ho toccati tutti: il Ciao Amici Club di via Pontida, il Martorelli, le nauseabonde Fonti di Valmadonna, il Piper in via del Vescovado, il Lido di Predosa, il 19th Club di Valenza, il cinema Ambra e il Pepes Club di via Legnano, poi divenuto Pata Pata in onore della famosa hit di Miriam Makeba. Ma tutti questi erano luoghi ad hoc, creati proprio per ospitare musica.
Il repertorio degli “adattamenti” comprende invece: i gradini del Santuario di Oropa, un pollaio con galline appena sfrattate in frazione Sabbionassi nell’astigiano, un ballo a palchetto all’aperto a Coleretto Giacosa (mese di gennaio 1973, temperatura esterna: – 10°, presenti un migliaio di persone scamiciate), un mercato dei fiori con banchetti dei fioristi presenti ad Albenga, un secondo ballo a palchetto all’aperto a O° in Val d’Aosta (Carema, novembre 1979, presenti nessuno, ne abbiamo già parlato e finì letteralmente in merda), una baracca sul fiume Po, un cinema porno in provincia di Ancona e la pizzeria Roncaccio di Bizzarone.
Naturalmente l’elenco è puramente esemplificativo perché ho omesso le location più umilianti. La pizzeria Roncaccio di Bizzarone, che esiste ancora a pochissima distanza dal confine con la Svizzera in territorio comasco, però va raccontata in poche righe.
Precisiamo che era – ed è tuttora – un ottimo locale dove ben si mangiava e meglio si beveva. Il problema di quella sera, 20 febbraio del ’71, fu che i proprietari scritturarono in contemporanea noi, i Privilege, come gruppo base, e Mario Tessuto con i suoi Filati (potete crederci o meno) come attrazione dato lo straripante successo di “Lisa dagli occhi blu”.
Chi frequenta i gruppi musicali, sa che nessuno cede sull’utilizzo della propria strumentazione. Così i Filati e i Privilege non si misero affatto d’accordo sull’auspicabile uso comune quanto meno dell’amplificazione. E i due gruppi montarono ciascuno il proprio impianto, le proprie casse e via discorrendo. Se tenete conto che quelli erano tempi in cui il complesso più scassato presumeva di presentarsi con una strumentazione comparabile a quella dei Genesis e che la pizzeria in questione era, appunto, una pizzeria, il risultato dopo il montaggio fu desolante. I Filati e i Privilege si erano aggiudicati il 90% dello spazio a disposizione.
Si salvarono solo pochi tavoli, l’uno accatastato sopra l’altro, dalle parti dell’ingresso, mentre i fan di Tessuto occupavano marciapiede e statale davanti al locale. Io suonai per tutto il tempo davanti al forno con un pizzaro che ficcava dentro napoletane e margherite a un ritmo indiavolato. Non ero sudato, bensì rosolato, ma non c’era modo di schiodarsi da lì, dato che ogni millimetro risultava occupato dalle strumentazioni. Fuggii con i capelli bruciacchiati, quelli che restavano, giusto quando arrivò Tessuto a deliziare il suo pubblico.
Come ha insegnato al mondo la vicenda dell’orchestra sul ponte del Titanic, si può fare musica ovunque e in qualsiasi circostanza. Ancora oggi mi capita di suonare in certe trattorie dove le cameriere fanno a gara nel travolgerti. Le location adattabili sono ben lungi dall’esaurirsi.