“In questo momento, non possiamo lamentarci”. Luigi Buzzi, presidente di Confindustria Alessandria, riassume con la consueta pacatezza i risultati dell’edizione numero 173 dell’indagine congiunturale trimestrale che l’associazione di via Legnano 34 effettua attraverso una serie di interviste (questa volta il campione è stato di 106 aziende associate tra quelle manifatturiere e dei servizi alla produzione) e i cui risultati sono stati elaborati dall’Ufficio studi guidato da Giuseppe Monighini.
Risultati tutti positivi e sintetizzati dal titolo ‘Industria, economia solida’. Il 2018 si apre come si era chiuso il 2017, anzi con alcuni trend in ulteriore consolidamento all’insegna di numeri tutti preceduti dal segno ‘più’.
Il dato di previsione dell’occupazione è in crescita a +14, quello della produzione è a +18, gli ordini totali a +19, sale l’indice degli ordini export a +31, e quello della redditività è a +9. La previsione di ricorso alla cassa integrazione si mantiene molto bassa ed è formulata dal 4 per cento degli imprenditori del campione, così come sono sempre in netta maggioranza gli intervistati (il 76 per cento) che prevedono invariata l’occupazione. Permane elevato il grado di utilizzo degli impianti al 76 per cento della capacità, ed è sempre alta ed in aumento la propensione ad investire, che segnala investimenti significativi o marginali, che è dichiarata dal 79 per cento del campione. Si conferma a un livello definito “accettabile” il ritardo negli incassi che è segnalato dal 37 per cento degli imprenditori, e l’indice di chi ha lavoro per più di un mese è sostanzialmente stabile al 77 per cento. I settori produttivi più rappresentativi, e in particolare il metalmeccanico, la chimica e la gomma-plastica, mostrano previsioni più ottimistiche con dati in molti casi in crescita, mentre il comparto alimentare registra attese in calo fisiologico dovute all’influenza della stagionalità, anche se mantiene positivo ed alto l’indice degli ordini export e quello della propensione a investire. Sono positivi anche per il prossimo trimestre i riscontri della rilevazione riferita al settore dei servizi alle imprese: occupazione a +8, il livello di attività a +15, nuovi ordini a +7 e ordini export che salgono a +29. Permangono buoni gli indici della redditività e della propensione ad investire.
Ma qual è lo stato reale dell’arte dell’economia provinciale? Il manifatturiero che investe in innovazione, digitalizzazione, ricerca e sviluppo continua a registrare una crescita non eclatante in termini assoluti, ma costante. Significa consolidare la posizione, avere basi sempre solide e continuare a investire, puntando a nuovi mercati. Il dato è trasversale a molti settori e questo rinnovato modo di ‘fare impresa’ oggi contagia positivamente anche quello dei servizi che crescono all’estero nei campi, innanzitutto, della progettazione e della digitalizzazione per l’assistenza e la manutenzione da remoto. C’è quindi un diffuso robusto tessuto che ruota intorno all’innovazione di processo e prodotto, migliora la qualità, esporta (anche parecchio) e si muove sui mercati con autorevolezza e competitività. Poi c’è la rete imprenditoriale più tradizionale, a scarso valore aggiunto, poco innovativa. Questa è quella che soffre, che penalizza l’occupazione, che licenzia, che fa perdere reddito. La provincia presenta una realtà a più facce, che l’indagine di Confindustria non rileva del tutto semplicemente perché si occupa delle previsioni di quel segmento complessivamente più sano. I dati emersi appaiono ancora più interessanti se si considera che quello in esame è il primo trimestre, statisticamente il più delicato dell’anno. Indicatori come quello della redditività (il +9 di Alessandria è clamoroso rispetto al + 1,5 del Piemonte) rendono poi chiaro l’effetto degli investimenti innovativi che alzano il valore aggiunto delle produzioni.
“Tra i segnali più significativi che si registrano in ambito locale sono da apprezzare l’incremento della previsione sugli ordini export, il dato positivo della redditività e l’alto e costante grado di utilizzo degli impianti e della propensione ad investire, che dobbiamo considerare come leve per lo sviluppo del nostro territorio. Il nostro compito è oggi quello di accompagnare le imprese in questo nuovo percorso di crescita”. Buzzi commenta così l’indagine. E rispetto alle esportazioni precisa come al momento “non pesa nemmeno in modo eccessivo il costante ed elevato valore dell’euro”.