Il sindaco di Casale Monferrato e il presidente della Regione hanno deciso di candidare Casale al progetto dell’Enea per la fusione nucleare del Divertor Tokamak Testfacility (noto con la sigla DTT). Un progetto da centinaia di milioni di euro, finanziato con fondi europei, cinesi e italiani e che potrebbe vedere una piccola parte svolgersi in Italia. Si tratta di un importante tassello di un progetto più ampio che dovrebbe portare alla costruzione, entro il 2030, di un reattore sperimentale (DEMO) che non produrrà energia ma servirà esclusivamente alla ricerca e che aprirà la strada ad un impianto su scala industriale entro il 2050.
Insomma un progetto ambizioso che ha però sollevato l’attenzione e la preoccupazione della popolazione, delle associazioni e dei comitati che lamentano di non essere stati coinvolti nel processo decisionale e chiedono garanzie per la propria sicurezza.
Il Comitato di Vigilanza sul Nucleare, nello specifico, ha sollevato il problema dell’inevitabile formazione di nuovi rifiuti nucleari, con una radioattività bassa ma non certo trascurabile che richiederebbe un nuovo deposito di scorie temporaneo. Inoltre, l’area dove potrebbe sorgere l’impianto risulterebbe essere a rischio alluvione secondo le mappe ufficiali del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) predisposto dall’Autorità del Bacino del Po.
Casale ha già dato molto dal punto di vista ambientale e umano, visto che la ferita della vicenda Eternit è ancora aperta e sanguinante. Inoltre gran parte dei rifiuti derivati dalla breve stagione nucleare italiana restano ancora da mettere in sicurezza e stazionano sul nostro territorio, tra Trino, Saluggia e Bosco Marengo. Una vera e propria emergenza che stenta a trovare una soluzione tra le mazzette per gli appalti e i ritardi del governo.
Per questo, con una interrogazione parlamentare, abbiamo chiesto al governo di fare chiarezza, coinvolgendo nel processo decisionale associazioni locali e cittadini. Già da giugno scorso avevamo impegnato il governo a verificare la consistenza delle coperture finanziarie per quest’opera (i finanziamenti del progetto ammontano circa 500 milioni di euro, garantiti da un mutuo della Banca europea a favore dell’Enea, da 70 milioni dell’Eurofusion, il centro di ricerca europeo, più una trentina di milioni dalla Cina, partner del progetto) e che queste non sottraggano risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia. Pretendiamo e ci batteremo affinché i casalesi non siano illusi di nuovo da promesse inconsistenti, ma che siano adeguatamente informati e possano costruire in modo partecipativo il futuro economico e ambientale della loro comunità”.
Mirko Busto deputato M5S
Davide Crippa deputato M5S
Tiziana Beghin europarlamentare M5S
M5S Regione Piemonte
M5S Casale Monferrato