Se guardiamo Natale con gli occhi dei bambini, ogni anno il Natale ci appare nuovo.
Non si può dire altrettanto se ascoltiamo i discorsi degli adulti.
Dialogo fra due mamme in panetteria, pochi giorni fa.
“Non saprei cosa regalare a mio figlio…”
“Io farò come sempre: un videogioco e sono sicura di farlo felice”
“Ci ho pensato ma poi si impalla per quattro cinque ore consecutive al giorno durante tutte le vacanze e non c’è verso di portarlo fuori di casa…”
“Però quando prende un brutto voto glielo requisisci e non c’è punizione migliore”
“Questo è vero…”
Ho fatto fatica a trattenermi.
Ho ascoltato senza intervenire, del resto non ne avevo diritto.
Ma ho pensato che anche quelle due donne non avevano il diritto di rovinare il Natale ai propri figli.
Superare il Natale: ecco l’obiettivo principale.
Viviamo le festività natalizie come un obbligo, una farsa, una scocciatura.
Non diamo importanza alle cose importanti, abbiamo perso il senso delle priorità e i bambini sono vittime sacrificali ed inevitabili degli atteggiamenti dei grandi.
Mi metto per un istante nei panni di bambino, otto dieci anni, e ascolto nascostamente il dialogo in panetteria della mia mamma.
Possibile che lei non si renda conto di ciò che realmente mi manca?
E soprattutto perché non si consiglia con papà e coi nonni?
Ecco quello che penserei.
Ed è esattamente quello che chiedono i bambini, di essere ascoltati sui bisogni reali e non su quelli costruiti solamente per superare le poche ore del Natale.
Dice bene un saggio cantautore dei nostri tempi, Caparezza, che così cita nella sua ultima canzone: “Sono tutti in gara e rallento fino a stare fuori dal tempo” con l’idea che il tempo non sia solo quantità ma anche e soprattutto qualità.
E poi conclude: “Superare il concetto di superamento mi fa stare bene”.
Questa è la mia intenzione: auguro a tutti di superare il concetto di superamento.
Per evitare di superare il Natale.
Buon Natale.