Ad Alessandria i rifiuti sono sepolti sotto un mare di debiti [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 
L’Aral (Azienda rifiuti Alessandria) senza l’enorme massa di debiti sarebbe “una eccellenza”. Sul fronte industriale oggi “funziona”, ma con l’attuale esposizione non è grado di andare avanti. La soluzione possibile? “Ricapitalizzare”, perché “il Comune di Alessandria vuole salvare l’azienda e renderla appetibile in futuro”.

Alessandro Giacchetti, amministratore unico di garanzia della società, e Paolo Borasio, assessore all’ambiente e al servizio rifiuti, guardano all’oggi e al domani, il primo in chiave tecnica e il secondo con l’ottica politica. Ma l’incontro con la Commissione consiliare Sicurezza e ambiente non ha sciolto i dubbi e gli interrogativi sulla delicata e complessa vicenda della gestione dei rifiuti. Giacchetti ripete quanto illustrato di fronte all’assemblea dei sindaci, mentre Borasio rilancia e precisa: “Non esiste alcuna richiesta di danni da parte dei Comuni di Solero e Quargnento, bensì chiedono un piano di rientro da parte di Aral per la restituzione delle somme dovute a titolo di indennizzo” per la realizzazione della discarica che sorge sul terreno comunale di Solero esattamente al confine con quello di Quargnento. Poi annuncia che a febbraio “verrà convocata l’assemblea di Aral sulla ricapitalizzazione”. L’assessore è fiducioso, anche se riconosce l’urgenza di intervenire sulla società con una programmazione di intervento sulla filiera dei rifiuti perché “entro la metà del 2019 la discarica sarà esaurita”. Intanto a oggi non esiste nemmeno l’idea di cosa fare: costruire un nuovo impianto, spingere sull’incenerimento?

Ad Alessandria i rifiuti sono sepolti sotto un mare di debiti [Centosessantacaratteri] CorriereAl

La spada di Damocle, e Giacchetti lo dice chiaramente, sono i debiti. Aral si trova in una condizione disastrosa. I creditori (banche comprese) continuano a chiedere quanto spetta con una cifra complessiva in ballo superiore ai venti milioni di euro, senza dimenticare che “gli investimenti sono stati finanziati con il capitale sociale” come sottolinea l’amministratore unico. Qualche esempio? La discarica di Solero – Quargnento è costata dieci milioni di euro, di cui solo 5,5 finanziati, l’impianto di cdr e i capannoni di Castelceriolo sono stati totalmente autofinanziati per tre milioni e ottocentomila. E il bilancio 2017 chiuderà “con un deficit di un milione e duecentomila euro”. Paolo Borasio ripete che l’amministrazione comunale (controlla la società al 94 per cento, ndr) “vuole salvare Aral”, ma come? Al momento non si sa. I rifiuti conferiti dai Comuni soci e dall’Amiu di Genova, in base all’accordo interregionale sull’emergenza, non garantiscono l’equilibrio economico. L’attività non è ‘in house’ (gestione in proprio di un servizio di una azienda pubblica) e quindi deve essere messa a gara. “L’Ato Gra (Associazione di ambito territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti in provincia di Alessandria) aveva delegato il Comune per la gara. Se l’Aral fosse la vincitrice avremmo risolto l’affidamento, ma non l’equilibrio economico. Quindi – le parole sono di Paolo Borasio – le alternative sono la cessione di quote e un affidamento del servizio esterno. Aral interamente pubblica oppure aperta ai privati, questa è la scelta”. In attesa, come afferma lo stesso assessore comunale, che “il nuovo piano industriale fornisca le prime risposte” perché per “rendere appetibile l’azienda ai privati sono necessari investimenti che oggi non si possono fare”.

Ad Alessandria va così in scena un ennesimo balletto delle parti. Cosa aveva annunciato la giunta di Rita Rossa verso la fine del mandato in vista di una “ulteriore tappa nel percorso della filiera rifiuti” come aveva detto l’allora assessore al Bilancio, Giorgio Abonante? La cessione delle quote di Aral per il 51 per cento ad Amag e la restante parte (quella del Comune) “al libero mercato, ovvero a un partner industriale che voglia appoggiare e sostenere il piano industriale redatto dalla società in vista della gara europea che dovrebbe essere indetta a inizio anno nuovo, dopo la pausa delle festività natalizie”. Come sia andata, si sa. Niente gara, né cessione, una serie di non scelte e infine arriva l’inchiesta di Brescia sul traffico illecito di rifiuti.

Le anomalie abbondano nella storia dell’azienda che gestisce l’impianto di Castelceriolo. Ci sono “gli impianti costruiti e mai sfruttati gestionalmente che non hanno prodotto un risultato economico” (Alessandro Giacchetti), i flussi del conferimento di rifiuti in costante calo fino al 2016 e poi “improvvisamente saliti fra gennaio e luglio di quest’anno con una evoluzione che avrebbe potuto determinare il velocissimo esaurimento della discarica di Solero-Quargnento” (Paolo Borasio), le responsabilità emerse con l’inchiesta bresciana sul traffico di rifiuti con le conseguenze sulle casse aziendali determinate dallo smaltimento obbligato del materiale che riempiva due capannoni di Castelceriolo (un milione per portarli a Torino e in provincia di Pisa). E poi i debiti. Emanuele Locci, oggi presidente del Consiglio comunale, lo dice senza troppi giri di parole: “Bisogna approfondire perché il debito potrebbe essere inferiore. Ritengo sia necessario esaminare tutte le fatture dei fornitori perché da quello che ho visto finora alcuni servizi sembra non siano stati fatti come invece indicato sui documenti”.

L’intervento di Locci in Commissione ricalca quello del 22 dicembre 2016, durante la votazione del Piano industriale 2017-2020 di Aral. “Avevo manifestato esplicitamente l’anomalia dell’utilizzo quasi esclusivo di un unico intermediario commerciale da parte di Aral, la Bps Srl di cui Paolo Bonacina (imprenditore arrestato a luglio, figura intorno alla quale è ruotata l’inchiesta di Brescia sul traffico di rifiuti dalla Campania al nord Italia). Durante lo stesso consiglio comunale avevo chiesto anche con una mozione, bocciata di misura dalla maggioranza, di effettuare un’analisi puntuale nelle aree sottoposte a bonifica della discarica di Castelceriolo, sospettando l’interramento di rifiuti non idonei. Durante la Commissione Bilancio del 29 dicembre 2016 – ricorda – avevo nuovamente sottoposto gli amministratori di Aral a domande precise sul traffico di rifiuti proveniente dalla Campania, sulla prospettiva di portare i rifiuti in Ungheria, ai movimenti tra Ecosavona e Aral e al ruolo di Bps quale intermediario quasi esclusivo di Aral, guarda caso le tre aziende al centro dell’inchiesta”.