Gioanola (Conservatorio Vivaldi): “La musica è lievito culturale e anche economico: peccato che certe élites ancora si facciano vanto di non conoscerla!”

Ad Alessandria ‘MimmaMà Point’ per le mamme in Biblioteca CorriereAl 5“Non per fare polemica a tutti i costi, ma mi viene lo sconforto quando sento illuminati esponenti della nostra èlite politica e culturale quasi vantarsi di non sapere nulla di musica. Se lo immagina un direttore di Conservatorio che sostenesse di non conoscere i classici della letteratura?”.

Il professor Giovanni Gioanola, nelle prime settimane alla guida del Conservatorio Vivaldi di Alessandria, è travolto da impegni, telefonate, attività di pianificazione del 2018. Mezz’ora di tempo per una conversazione ‘di sistema’ però ce la concede, e spaziamo dalla storia e dalle prospettive del Vivaldi (“per me una seconda casa: sia pur con qualche interruzione sono qui dagli anni Settanta prima come studente, poi come docente di armonia e analisi”), allo ‘stato di salute’ della musica nel nostro paese, (“che ha radici in scelte di ormai quasi un secolo fa, all’epoca del filosofo Gentile”), ad un ricordo della collega e amica Angela Colombo, neopensionata, di cui in questi anni Gioanola è stato vicedirettore, condividendone scelte e percorsi. Ma la pagina più bella sono sempre loro, gli studenti: “per me insegnare è stato il sogno e la missione di una vita: anche oggi, nel nuovo ruolo, non intendo rinunciarci, sia pur con meno tempo a disposizione”.

 

Direttore, da dove ha cominciato, sedendosi dietro questa scrivania?Conservatorio_Vivaldi
Da un’emozione: il primo giorno, mentre entravo nel mio nuovo ufficio, ho incrociato qui fuori, in segreteria, due persone distinte che si informavano sulle date e i contenuti dei prossimi Mercoledì del Conservatorio: per chi, come me, ha cominciato in anni in cui il Vivaldi era un’ottima scuola di musica, ma solo quello, praticamente impermeabile all’esterno, è la conferma che il tempo passa, e a volte porta con sé anche miglioramenti significativi.

 

Lei qui al Vivaldi ha trascorso una vita…
(sorride, ndr) Decisamente sì. Sono di Nizza Monferrato, qui vicino: ho studiato al Vivaldi fino al 1981, poi mi sono diplomato e perfezionato al Conservatorio di Torino, e sono tornato qui come docente. Tutta la mia carriera si è sviluppata tra queste mura, tranne un anno a La Spezia, per ‘passare’ di ruolo. Negli anni più recenti ho affiancato l’amica e collega Angela Colombo, con il ruolo di vice direttore: condividendo pienamente la sua visione, che è anche la mia da sempre, di un Conservatorio capace di essere sì istituzione musicale, ma anche motore culturale per la città e il territorio.

 

Copia di "Mercoledì del Conservatorio": ultimo appuntamento con Fiorenza Bucciarelli e Lucio Cuomo 22Ecco professore, partiamo da lì: come è cambiato il Conservatorio Vivaldi dagli anni Settanta ad oggi?
(riflette, ndr) E’ cambiato moltissimo, come del resto è mutato completamente l’universo circostante. Un tempo il Conservatorio era istituzione esigente, rigorosa, ma in qualche modo chiusa: bastava a se stesso, e aveva come unica mission quella di ‘produrre’ i professionisti della musica. Poi via via molto è mutato, per cambiamenti di legge, ma ancora più per una mutata sensibilità. Ho citato i nostri Mercoledì del Conservatorio, che sono uno dei tanti bei momenti in cui questo Conservatorio si ‘apre’ alla città, agli appassionati. Oggi la musica per fortuna, anche quella più seria e strutturata, diciamo classica, non è più solo materia per studiosi, ma ha un pubblico che tende ad ampliarsi. Anche se…

Anche se?
Vent’anni fa abbiamo avuto un Ministro della Cultura, Walter Veltroni, per il quale Gioanola (Conservatorio Vivaldi): “La musica è lievito culturale e anche economico: peccato che certe élites ancora si facciano vanto di non conoscerla!” CorriereAlla musica era (è) Francesco De Gregori. Apprezzabilissimo cantautore, sia chiaro: ci sono stati colleghi di Veltroni assai più imbarazzanti, che magari si vantavano e vantano di ‘non capire niente di musica’. Altrove però non è così, la Francia ha avuto musicisti che sono diventati statisti, come un po’ in tutto l’Occidente. Da noi ci fu negli anni Trenta un ministro, il filosofo Gentile, che teorizzò la superiorità della cultura umanistica, e del liceo classico, su tutto il resto: e la musica fu inquadrata come una sorta di orpello, di grazioso passatempo. Un’impostazione dura a morire…

 

La sinistra alessandrina strumentalizza Umberto Eco...e intanto dimentica Delmo Maestri CorriereAlOggi però, anche all’interno del liceo classico di Alessandria, esiste il liceo musicale, per quanto sperimentale. Qualcosa sta cambiando?
Certamente sì, ci sono apprezzabili tentativi in questo senso, ma ci vorrà ancora parecchio tempo per arrivare ad un risultato soddisfacente. Le nostre élites, o supposte tali, sono ancora distanti dal comprendere che la cultura musicale sta alla pari con quella letteraria, e con quella scientifica.

 

Il Conservatorio Vivaldi oggi è una scuola d’élite?
No, se la si intende in termini economici: studiare da noi costa meno che iscriversi all’università, abbiamo borse di studio e tasse parametrate ai redditi famigliari, insomma il Conservatorio è accessibile se non a tutti, certamente a molti. I nostri studenti sono certamente un’élite, invece, in termini di motivazione necessaria, e di impegno totalizzante che va profuso per tutta la durata degli studi. Che sono sempre paralleli alla scuola media e superiore, e talora anche all’Università.

 

Gioanola (Conservatorio Vivaldi): “La musica è lievito culturale e anche economico: peccato che certe élites ancora si facciano vanto di non conoscerla!” CorriereAl 1Tracciamo un identikit dei vostri studenti….
Abbiamo complessivamente circa 500 studenti, ovviamente diversificati per corsi e specializzazioni. Arrivano da tutto il Piemonte, anzi da tutta Italia, e dal mondo. C’è un numero davvero significativo di ragazzi e ragazze orientali, ad esempio: un tempo in maggioranza coreani, oggi cinesi. Vengono in Italia per studiare canto, e si indirizzano in particolare da noi al Vivaldi perché in questo ambito offriamo qualità. Ovviamente utilizziamo ampliamente gli interscambi culturali, e in particolare l’Erasmus, anche ‘in uscita’. Ossia i nostri ragazzi vanno a studiare per alcuni periodi in altre istituzioni musicali europee, e anche negli States. Abbiamo una consolidata collaborazione con la scuola di musica Hugh Hodgson School dell’Università di Athens, in Georgia. E capita abbastanza spesso che chi va negli States a specializzarsi poi si ferma, alla ricerca di opportunità professionali.

 

Già, lo sbocco lavorativo: nota dolente anche per il Conservatorio, come per diverse altre realtà?
L’ambizione di tanti è di vivere di concerti, esibizioni, musica insomma. Quindi diventa importante mostrare ai nostri studenti non solo come si sta su un palco e come ci si esibisce, ma anche come funziona l’organizzazione di un evento, dalla scelta della location al budget, alla comunicazione. Statisticamente poi l’insegnamento rimane sbocco fondamentale, a cui magari affiancare i concerti: certamente oggi è comunque un percorso complicato, come per tutti gli altri insegnanti. Mestiere che è e rimane meraviglioso: personalmente insegno Armonia e Analisi, e anche se con il nuovo incarico dirigenziale sono dovuto passare da 50-60 ad una ventina di studenti, farò i salti mortali per continuare ad avere un rapporto diretto con loro. Esperienza ineguagliabile.

Il corpo docente al Vivaldi da quante figure è composto?Youth 2017 a Tortona: domenica concerto dell'Orchestra del Conservatorio “Vivaldi” di Alessandria CorriereAl
Circa 80, con vere eccellenze, in arrivo da tutta Italia. Abbiamo anche docenti stranieri, nelle masterclass. Purtroppo è rilevante il numero dei precari, in eterna attesa di una stabilizzazione che non arriva. Nell’ultima legge di bilancio non ce n’è traccia, anche se la politica manda messaggi rassicuranti….

 

Intanto all’orizzonte c’è un fantasma Direttore: il Politecnico delle Arti….
(sorride, ndr) Vedremo se e come si concretizzerà. Si parla di una ventina di strutture a livello nazionale, quindi più o meno una per regione, ognuna con unica direzione e presidenza. La legge di riforma (508) riguarda i Conservatori, le Accademie di belle arti, l’Accademia di danza, gli ISIA (Istituti Superiori delle Industrie Artistiche). Una razionalizzazione speriamo capace di generare valore aggiunto, e non solo risparmi attraverso tagli. Nell’attesa noi stiamo cercando, in autonomia, di sviluppare nostre sinergie e partnership con altri conservatori: Novara, Aosta, Como.
Chiudiamo con una riflessione logistica, direttore: è vero che ha chiesto al sindaco Cuttica di spostare altrove il Museo, per lasciarvi l’utilizzo dell’intero palazzo?
(sorride, ndr) No, no: se scrive così sembra che, appena arrivato, già stia forzando la situazione. Ho incontrato il sindaco Cuttica Di Revigliasco in diverse occasioni, e si è sempre mostrato attento, interessato e sensibile alle nostre attività, consapevole del valore aggiunto che il Conservatorio rappresenta per la città. Il confronto continuerà: certamente gli spazi oggi, con la miriade di corsi, attività, esercitazioni ed esibizioni è davvero super utilizzato. Vedremo se si creeranno le condizioni per averne a disposizione altri.

 

Ettore Grassano