Una città che deve “guardarsi in faccia e costruire le basi per lo sviluppo della comunità”. Una città dove le imprese devono concentrare gli sforzi sui fronti della commercializzazione e della formazione (“per scongiurare il rischio della desertificazione”). Una città sede di un distretto industriale che guida l’esportazione della provincia per valore aggiunto. La città è Valenza, il distretto è quello orafo e le sottolineature sono quelle di Gianluca Barbero, sindaco, e Francesco Barberis, presidente del Gruppo Aziende orafe valenzane (Aov) di Confindustria Alessandria. Ma questa città quanto è pronta per raccogliere, e rilanciare, le sfide di una economia ad alta velocità in cui il web segnerà sempre di più la linea di confine fra chi è in grado di stare sul mercato e chi invece sarà costretto a chiudere?
Ad ascoltare i relatori del convegno ‘Digital Commerce: le sfide e le opportunità’, organizzato al Teatro sociale al termine dell’assemblea del Gruppo orafo, qualche dubbio è venuto. Perché se la competitività sui mercati globali passa attraverso la capacità di sfruttare gli strumenti commerciali online, allora alla luce del quadro tracciato da Andrea Boscaro (The Vortex) e Giulio Finzi (Consorzio Netcomm) a Valenza il lavoro da fare è ancora molto. Non che l’imprenditorialità orafa non sia capace. Il nodo è capire quanta imprenditorialità sia già attrezzata, o sia pronta a farlo in un arco temporale breve, a sfruttare al meglio i nuovi, e costantemente in evoluzione, strumenti del web. ‘Affrontare le sfide del cambiamento’, per Andrea Boscaro, significa innanzitutto capire che il digitale “è un valore se produce ricchezza e porta valore su un territorio”. La tecnologia e l’innovazione viaggiano parallele e intrecciate fra loro, servono per “costruire la fiducia per lavorare su internet” dove usando strumenti come Linkedin e i marketplace giusti, si possono raggiungere mercati nuovi dove però non basta esserci, ma bisogna avere la capacità di offrire servizi, assistenza, storia e originalità di un prodotto. “Sono necessarie organizzazione, umiltà, professionalità, non si può assolutamente improvvisare. I marketplace valgono anche per un Distretto come quello di Valenza? Certo. In un marketplace vi sono moltissime attività e condividerle è essenziale. Però – ha ammonito Boscaro – non basta essere presenti in una piattaforma. Bisogna fare conoscere il prodotto per vendere”.
Osservazione solo apparentemente scontata. Perché parte del sistema valenzano è ancora influenzato da modelli del passato, come quello di realizzare un campionario, presentarlo durante una mostra, raccogliere gli ordini e poi iniziare la produzione. Il mondo invece è cambiato. Se i compratori online sono circa 180 milioni negli Stati Uniti e oltre trecento in Europa, in Cina sono almeno cinquecento i milioni di consumatori che usano il web. E con una capacità di acquisto in aumento. Ecco perché le ‘Opportunità del mondo digitale cinese’ illustrate da Giulio Finzi devono fare riflettere. A partire da una vita che nel paese del dragone è tutta digitale: questa è forse l’unica nazione al mondo che ha saltato un grande capitolo dell’evoluzione, passando dalla preistoria al web, senza vivere le fasi intermedie. In Cina si concentra il 25 per cento della spesa mondiale del lusso, l’ottanta per cento dei compratori ha fra i 25 e i 35 anni, tutto il business avviene sulla piattaforma digitale WeChat che comprende anche i pagamenti. “La Cina è il più grande mercato e-commerce del mondo e anche la gioielleria vede un progressivo spostamento dai canali tradizionali all’online” rileva Finzi. “La personalizzazione del prodotto è indispensabile. Bisogna raccontare una storia. Chi è disposto a pagare molto (il cliente ‘altospendente’ come lo definisce Finzi) cerca naturalmente la qualità, ma anche la storia che c’è dietro a un oggetto”. I grandi marchi, che hanno capito l’importanza del web, possono fare tantissimo, a cominciare da un uso ottimale degli strumenti digitali, però la storia che c’è dietro a un prodotto della creatività orafa appartiene solo a Valenza. E questa è la differenza e la potenzialità ancora in larga parte da sfruttare.
Andrea Boscaro, fondatore di ‘The Vortex’, società di formazione dedicata al marketing digitale, ha lavorato in Vodafone, in Lycos ed è stato per sei anni amministratore Delegato di Pangora (poi entrata nel gruppo americano Connexity); autore dei volumi ‘Marketing digitale per l’e-commerce’ ed ‘Effetto digitale’ editi da Franco Angeli, è un formatore legato ai temi dell’e-business, dei social media e dell’editoria digitale. Giulio Finzi dal 1996 lavora al fianco delle imprese italiane in progetti di comunicazione e vendita via web. Ha ideato e lanciato nel 2000 Costameno.it e nel 2003 ha creato la prima fiera per il commercio elettronico, Ecommerceland, all’interno di Smau. Dal 2008 collabora come consulente alla realizzazione di più di venti progetti di e-commerce; Netcomm è il consorzio (nato con trenta soci, oggi conta oltre trecento associati) che nel sistema di Confindustria rappresenta l’ecosistema del commercio elettronico e dal 2012 sviluppa e realizza progetti di vendita online in Cina per le imprese italiane.