Per il mondo che ruota intorno alla risicoltura il medioevo non è finito. Preoccupano le prospettive di ritorno di oltre mezzo milione di risicoltori Rohingya fuggiti dal Myanmar.
Mai così tanto riso straniero è arrivato in Europa come nel 2016.
La risicoltura italiana e piemontese continua a vivere una stagione difficile. Ad un sistema medievale della commercializzazione si aggiungono le pesanti importazioni: +34% dalla Thailandia e un aumento del 346% degli arrivi dal Vietnam. L’est del mondo, il Myanmar in particolare, sta vivendo la problematica dei musulmani Rohingya, i risicoltori fuggiti dalla repressione militare nello stato occidentale del Rakhine e rifugiatisi nel vicino Bangladesh. Ora il governo ha deciso di procedere con il raccolto nei campi abbandonati, assoldando lavoratori da altre zone del Paese. Una mossa che solleva preoccupazioni sulla prospettiva del ritorno di oltre mezzo milione di profughi musulmani che sono fuggiti dalle violenze cominciate nell’ottobre del 2016.
In questo scenario di criticità del comparto risicolo, la Regione Piemonte ha presentato nei giorni scorsi il marchio “Piemondina” per valorizzare il riso piemontese nelle catene della distribuzione organizzata.
“Un plauso all’assessorato all’Agricoltura che con questo marchio vuole sostenere la produzione risicola del Piemonte all’interno della grande distribuzione e dei centri commerciali, ma non dimentichiamoci che le problematiche per il comparto restano a partire dai prezzi riconosciuti ai risicoltori che continuano ad essere bassi e non coprono i costi di produzione fino ad arrivare alle importazioni che stanno raggiungendo quantitativi sempre più elevati e al sistema medievale della commercializzazione che vige nel comparto dove regnano le speculazioni degli industriali – afferma il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – A tal proposito condividiamo la richiesta avanzata ad ottobre come Coldiretti Piemonte all’Assessore Giorgio Ferrero, di convocare un tavolo di crisi regionale a cui è opportuno che siano presenti tutti i componenti della filiera, riserie comprese alle quali chiediamo se sono disponibili a fornire i dati relativi alle importazioni”.
Con una superficie complessiva di 230mila ettari, 1100 aziende ed una produzione di quasi 10 milioni di quintali il Piemonte è la realtà risicola italiana più importante che dobbiamo salvaguardare per poter fornire traiettorie di futuro ai nostri imprenditori risicoli.