Non un cartello elettorale, ma il primo passo verso la nascita di un nuovo soggetto politico di sinistra, unitario, credibile, solido e autonomo.
Dopo il fallimento, almeno fino ad oggi, di ogni forma di dialogo e trattativa con il PD renziano, un bel pezzo di sinistra (ci sono Mdp Articolo 1, Sinistra Italiana ex Sel, Possibile di Civati: mancano Pisapia che sembra intenzionato ad un accordo con il Pd, e Rifondazione Comunista, che condanna senza appello il nuovo progetto) prova a mettere in mare una nuova nave, con l’obiettivo di attraversare i mari dell’inverno, e di arrivare puntuale all’appuntamento elettorale con le politiche di primavera.
Il progetto al momento si compone di due elementi: le assemblee provinciali di domenica 26 novembre (per un primo confronto pubblico con elettori e simpatizzanti), e l’assemblea nazionale del 3 dicembre a Roma, che sarà il momento fondativo del nuovo partito. Lì si dovrebbero decidere nome, simbolo, programma con cui poi cominciare la campagna elettorale.
E in quell’occasione, su 1.500 delegati nazionali, 11 arriveranno dalla provincia di Alessandria. Scelti come? “Non con il Manuale Cencelli – assicurano gli esponenti dei 3 diversi soggetti politici che danno vita al nuovo progetto – ma con criteri di condivisione e confronto”.
Esiste il rischio che il nuovo partito che si appresta a sfidare il PD renziano a sinistra sia un mix di reduci di tante battaglie, con lo sguardo più rivolto al passato che al futuro? In un paese in cui i pensionati sono più numerosi dei giovani, e in cui gli over 60 conservano peraltro un senso civico quasi completamente perso nelle generazioni under 40 (insomma, gli anziani a votare ci vanno in massa, i giovani molto meno) forse ci starebbe pure.
Ma i cooordinatori alessandrini del progetto (Walter Ottria di MDP Articolo 1, Renzo Penna di Sinistra Italiana, Davide Serafin di Possibile: unico volto nuovo del trio, in realtà) smentiscono: “Ci rivolgiamo a tutte le esperienze del civismo, a chi lavora quotidianamente nell’associazionismo, alle forze organizzate del mondo del lavoro, ma soprattutto a tutte le donne e gli uomini trascinati in basso dalla crisi, che hanno bisogno di una politica diversa per risollevarsi; ai tanti portatori di competenze che non trovano occasione per metterla in pratica, a coloro che ce l’hanno fatta ma non si rassegnano a una condizione diversa di tanti. La nostra sfida ha un’ambizione alta: partire da un contesto sociale disgregato e diviso e proporci, attraverso le linee del nostro programma, un chiaro indirizzo di governo, coerente, trasparente e credibile. Sta qui il senso dell’utilità per il Paese del voto che chiediamo contro ogni trasformismo e ogni alleanza innaturale. L’avanzata di forze regressive e xenofobe in molti Paesi europei può essere arrestata non da piccole o grandi coalizioni a difesa dell’establishment e di un ordine sociale ormai insostenibile, ma solo da una grande alleanza civica e di sinistra, che ristabilisca la centralità del valore universale dell’eguaglianza”.
Il programma è naturalmente articolato, e sarà comunque oggetto, nelle prossime settimane e mesi, di ampia discussione.
Per ora attendiamo con curiosità di conoscere i nomi degli 11 delegati alessandrini all’Assemblea di Roma del 3 dicembre: anche quell’elenco potrà dare una prima indicazione significativa sulla natura, la solidità e la prospettiva del progetto.