Rinvio per la Borsalino. Era questa l’ipotesi forse meno scontata, ma è avvenuto. La nuova udienza in Tribunale è stata fissata per il 14 dicembre. Il collegio della sezione fallimentare (Caterina Santinello, presidente; Eleonora Bortolotto; Pier Luigi Mela) ha esaminato la documentazione presentata dalla Borsalino Giuseppe & Fratello Spa e dalla Haeres Equita di Philippe Camperio e ha deciso di procedere a un ulteriore approfondimento. La storica società aveva depositato un ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato ‘in continuità’ basato su un aumento di capitale riservato a Haeres Equita Srl e sospensivamente condizionato all’omologa. Nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni relative a una possibile bocciatura della procedura. Ora la decisione del rinvio viene valutata in maniera moderatamente positiva dai vertici della Haeres Equita, che esprimono speranza e fiducia, anche se gli scenari restano comunque incerti. In questo quadro la recente reazione dei sindacati confederali e dell’amministrazione comunale che ha portato anche a un incontro di fronte al prefetto di Alessandria testimonia, quanto meno, che qualcosa si è mosso in un capoluogo che se non avesse appreso gli ultimi sviluppi grazie all’informazione, forse sarebbe rimasto avulso dal procedimento in corso.
Cosa accadrà a metà del prossimo mese è difficile dirlo. Il rinvio non vuole automaticamente dire che l’evoluzione sia positiva. La precedente bocciatura del primo concordato, avvenuta in condizioni quasi analoghe alle attuali, ha lasciato l’amaro in bocca a tutti. E i motivi restano in parte oscuri. La Haeres Equita, con sede legale a Valenza nello studio del commercialista Carlo Frascarolo, è stata costituita dall’imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio che è sceso in campo circa due anni fa per salvare e rilanciare la Borsalino, impegnando ingenti risorse. Una posizione che, nel caso di un fallimento, sarebbe purtroppo identica a quella di un qualsiasi altro acquirente, senza assicurare alcun vantaggio. In questo momento Camperio ha in affitto fino alla fine del 2017 il ramo di azienda di una realtà produttiva che occupa centrotrenta persone, ha un fatturato che cresce (oltre il venti per cento rispetto ai quindici milioni di euro del 2015) insieme ad alcune quote di mercato e ha i conti risanati. L’imprenditore italo-svizzero ha investito finora quasi una decina di milioni di euro e si è assunto impegni concreti anche rispetto al futuro Museo del Cappello che si sta realizzando a Palazzo Borsalino.
A proposito del museo, torna a fare sentire la voce Giorgio Abonante (consigliere comunale del Pd e ‘capogruppo di fatto’ a Palazzo Rosso vista l’intensità e frequenza della comunicazione esterna) che su Facebook scrive come sia necessario continuare sulla strada della collaborazione fra le istituzioni “promuovendo oggi più che mai un confronto sulla prospettiva del nuovo allestimento museale come prova della voglia di Alessandria di battersi per il salvataggio e il rilancio dell’azienda. Il Comune, l’azienda speciale ‘Costruire Insieme’, la Fondazione Cra, direttamente o indirettamente, devono rilanciare su modalità e contenuti del futuro Museo Borsalino, per dare un segnale di vita sul tema e per preparare un ‘piano B’ nel caso in cui succedesse quel che tutti ci auguriamo che non succeda”. Infatti se alla fine venisse respinta l’istanza, si aprirebbe automaticamente la procedura fallimentare, trascinando nel baratro anche il progetto museale visto che il Protocollo di intesa fra il Comune e la Borsalino prevede che sia l’azienda a farsi carico della gestione.
Al momento c’è una parte di finanziamento (200.000 euro a carico di Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo) e ci sono i soldi, 30.000 euro, per il trasferimento della sala esposizioni e dei cappelli dal primo piano. Una cifra analoga è stata spesa per preparare la progettazione di massima che dovrebbe essere la base per il progetto esecutivo del moderno e multimediale Museo del Cappello Borsalino, a piano terra dell’omonimo palazzo. In ogni caso, i tempi saranno ancora lunghetti. Il 15 settembre sono terminati i lavori, come è stato spiegato durante i lavori di una Commissione consiliare. Da quella data devono passare tre mesi (’90 giorni’ come dice la burocrazia) per il collaudo (quello normativo e fisico) e per le certificazioni. “Ma contiamo di anticipare i tempi di un mese e mezzo” è stato detto all’inizio di ottobre. Poi l’area verrà “consegnata al Servizio patrimonio che, a sua volta, la trasferirà al Servizio cultura che seguirà la fase di trasloco dei cappelli e dei mobili della Sala Campioni all’interno del nuovo spazio museale”. Chi pronuncerà per primo la parola ‘fine’? La burocrazia o la magistratura?